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Lunedì 11 aprile, e per tutta la settimana, al Fuori Salone di Milano sarà possibile provare e vedere da vicino le potenzialità della prima scrivania multi-touch che interagisce con i device dell’ufficio. È una soluzione innovativa tutta italiana: nella tecnologia, nel design, nelle funzionalità.
Nell’occasione, abbiamo intervistato Nicola De Carne, Ad di Wi-Next – società italiana specializzata nello sviluppo e commercializzazione di prodotti Wi-Fi mesh – per conoscere meglio le soluzioni adottate e il futuro del Wi-Fi.
Key4biz. Da anni studia il futuro del Wi-Fi, qual è il ruolo di questa tecnologia?
De Carne. Non vorrei prenderla alla lontana ma occorre partire da alcuni elementi di contesto. Noi tutti siamo partecipi e protagonisti di una grande trasformazione delle comunicazioni. E’ la caratteristica del nostro tempo. Ci sono almeno tre passaggi importanti.
Key4biz. Quali?
De Carne. Alla base di tutto vi è stato il primo vero grande passaggio, la digitalizzazione. Il successivo e naturale passaggio è stata la rete. La rete nella quale i pacchetti di informazioni digitalizzate in bit passano di nodo in nodo senza percorsi predeterminati, fino a creare un sistema complesso in grado di consentire la comunicazione diretta tra milioni di nodi: Internet. Il terzo è ancora in corso, e che rende disponibile i primi due sempre e ovunque, è quello rappresentato da un dispositivo che sta nel palmo di una mano come da una barca in mezzo al mare. Si tratta del Wireless, soprattutto nella forma che è diventata famosa e diffusa proprio perché meglio impersonava i primi due aspetti, ovvero il cosiddetto Wi-Fi. Economico, universale, semplice da usare, in grado di rendere a portata di mano ovunque l’accesso alla rete, una rete dove davvero tutti parlano con tutti (uomini e oggetti), sempre e ovunque, scambiandosi informazioni e contenuti in ogni direzione.
Key4biz. Intende riferirsi alla velocità o a un vero e proprio rimescolamento di carte del modo di comunicare?
De Carne. Quella che pesa è la seconda opzione da lei indicata. Spesso si perde l’unicità di questo cambiamento, distratti dagli aspetti tecnologici o dalla crescente semplicità nel trasformare o archiviare informazioni anche molto complesse come i contenuti multimediali. Se si guarda agli aspetti sociali si pensa, al massimo, alle conseguenze sul mercato di musica, cinema e televisione. Raramente si affronta il tema di come queste ultime cambieranno per il solo fatto che tutti possono liberamente condividere, alterare o produrre canzoni, film e filmati. Dimentichi del fatto che si tratta di cultura, dell’immagine che una società, un’epoca, ha di se stessa, del modo in cui questa rappresenta e fa la storia, con stravolgimenti molto più radicali e rapidi di quanto appaia a chi li vive. E questo è un deficit di comprensione dei processi in atto, a mio modo di vedere.
Così, dunque, se da una lato, la disponibilità della Rete è la conditio sine qua non per essere parte attiva di questi processi, dall’altro, il numero e la qualità dei collegamenti, diventano i binari ed i limiti entro i quali questa partecipazione si svolge.
Key4biz. Rete, snodi, hot spot, Wi-Fi, per avere infrastrutture capillari del genere occorrono ingenti investimenti infrastrutturali…
De Carne. Se pensiamo al secolo passato, le reti di servizi pubblici come il telefono e quelle per distribuire ad esempio acqua e luce, sono state essenzialmente realizzate capillarmente con politiche che prevedevano enormi investimenti pubblici. Oggi questo non è possibile e in molti manifestano il timore che si possa creare un crescente divario digitale tra le aree dalle quali l’accesso ad Internet è facile, economico e diffuso e quelle nelle quali ciò non è possibile, perché ci sono da superare ostacoli fisici e scarsa redditività. In effetti sappiamo che il fenomeno è già ampiamente presente, il problema è semmai come affrontarlo e risolverlo.
Key4biz. In che modo?
De Carne. Per colmare le differenze nell’accesso alla banda larga si stanno moltiplicando iniziative di vario genere, molte delle quali riguardanti i territori rurali colpiti da questi fenomeni. Inoltre, per superare in modo rapido, economico e flessibile la mancanza di una rete fissa adeguata ci si affida sempre più spesso alla modalità radio.
Key4biz. Quindi futuro wireless?
De Carne. Finora, è mancata sia una strategia di implementazione, sia un politica organica e duratura di gestione degli interventi, così come un quadro normativo che tenga conto delle differenze e delle necessità di annullarle anche nell’assegnazione delle frequenze. La liberalizzazione del Wi-Fi avvenuta in Italia nel 2003 e la recente cancellazione del Decreto Pisanu hanno reso possibile, ma soprattutto opportuna, la realizzazione e la discussione di una strategia per lo sviluppo delle reti a banda larga senza fili, che metta al centro il cuore della questione delle aree cittadine e in particolar modo degli enti locali e rurali maggiormente toccati dal fenomeno del digital divide.
Key4biz. Allora cosa fare?
De Carne. L’idea potrebbe essere quella di proporre un insieme di interventi diretti e di normative che abbiano lo scopo di aiutare le aree in cui l’accesso alla rete risulti difficile, magari sfruttando i punti di forza di queste, come ad esempio il fatto che, sovente, le montagne ospitano i ripetitori dei segnali radio che servono per portare alle altre zone quei servizi che lì scarseggiano.
Key4biz. Ma quali tecnologie privilegiare in un piano di sviluppo rispondente a questi caratteri?
De Carne. L’opinione più diffusa in Italia parte dall’assunto che nel campo delle comunicazioni radio esistano, ad oggi, due tecnologie: la prima, posta sotto il nome di Wi-Fi, a bassa potenza ma economica; la seconda basata sugli standard dell’Etsi, Hiperlan2, di elevate prestazioni. E che ve ne sia una nuova, il WiMax, in grado di dare in ogni circostanza velocità e qualità di connessione pari al cavo a costi decisamente inferiori.
Ciò è falso.
Key4biz. Ci spieghi meglio…
De Carne. Cominciamo dalle tecnologie già diffuse. Il Wi-Fi esiste nei 2,4 ghz a 11 e a 54 Mb, con prestazioni e costi ridotti (IEEE 802.11b e IEEE 802.11g), ma anche a 5 Ghz (IEEE 802.11a e IEEE 802.11h) e con costi e prestazioni più elevati.
Non solo, dallo scorso anno è disponibile in modo certificato il nuovo protocollo 802.11n funzionante sia su 2.4Ghz che sui 5 Ghz. Oltre ad avere una banda nominale fino a 300 Mb, questo nuovo protocollo presenta una serie di miglioramenti significativi che risolvono, anche se solo parzialmente, il problema della rifrazione del segnale.
Key4biz. E l’Hiperlan?
De Carne. La tecnologia Hiperlan 2, per quanto sicuramente più efficiente, è anche una tecnologia chiusa e molto più costosa di quelle elencate precedentemente che invece sono tecnologie aperte e soprattutto interoperabili. In particolar modo per lo sviluppo delle reti pubbliche quindi l’utilizzo dei protocolli di IEEE è certamente una scelta obbligata. Gli standard IEEE sono usati in tutto il mondo, Europa compresa.
Key4biz. E allora tutto quello che si dice sulla fibra ottica?
De Carne. Va confermato. La vera opportunità deriva proprio dalle reti di nuova generazione, che adottano una topologia ad hoc (mesh network), perché spingendo sulla cooperazione nell’uso delle frequenze, dei mezzi fisici e degli investimenti, possono creare sistema e sfruttare al meglio i collegamenti radio, per loro stessa natura mutevoli, permettendo al contempo l’uso in assoluta libertà di collegamenti ad altissime prestazioni come quelli in fibra o in PowerLine. Peraltro, usando ed estendendo il concetto di Internet stessa.
Key4biz. Ne viene fuori uno scenario di cooperazione e competizione tra le tecnologie diffusive e distributive, è così?
De Carne. E’ necessario sottolineare che ogni tecnologia comporta vantaggi e svantaggi a seconda della sua sfera di applicazione. Da questo punto di vista è evidente che se per imprese e abitazioni il cavo potrebbe essere la soluzione ideale, per le grandi aree metropolitane (e non solo), come per portare Internet nelle strade o nei parchi, il wireless diviene scelta tanto obbligata quanto efficace anche solo per la pervasività che il cavo non può garantire se non a fronte di investimenti molto ingenti e, mi passi la provocazione, la presenza di centinaia di cavi pendenti dai lampioni. Allo stesso modo si parla di divario digitale perché in determinate aree il cavo non è presente o non ha caratteristiche adeguate a garantire servizi in banda larga. La cooperazione tra le tecnologie diffusive personalmente ritengo sia in linea di massima opportuna, senza cadere però nell’errore comune di “surrogare” il cavo con la radio sommando ai difetti ed ai limiti di questa anche quelli del cavo. Ma questo è, purtroppo, quanto generalmente accade in questi casi.
Key4biz. Ciò che lei descrive è una soluzione ibrida che mescoli le caratteristiche dell’una e dell’altra ottimizzandone le funzioni e le caratteristiche, o sbaglio?
De Carne. Lo dico in altro modo. E’ sbagliato rinunciare ai vantaggi della radio qualunque sia la motivazione principe per il suo impiego. E’ anzi possibile, con un solo intervento, eguagliare davvero le aree meno svantaggiate che, pur avendo già l’accesso via cavo, stanno portando la rete “ovunque”.
Si deve pensare a una rete in cui ogni ripetitore sia anche punto di accesso, che ogni punto di accesso sia anche ripetitore. Una rete nella quale chiunque acceda, in qualunque momento, possa fare anche da ripetitore nelle sue immediate vicinanze e che si possano usare simultaneamente tutti i percorsi disponibili e tutte le risorse di collegamento ad altre reti, dalla fibra al powerline, passando per rame e satellite. E bisogna fare in modo che tutti siano spinti a cooperare in modo da estendere il servizio piuttosto che a rispondere esclusivamente alle necessità di base.
Key4biz. E’ una visione seducente, cosa fare per cominciare?
De Carne. Dal punto di vista progettuale quello che bisognerebbe fare è innanzitutto sfruttare al massimo la fibra che c’è e che ci sarà (per la pulizia del segnale e per le grandi quantità di dati che è in grado di trasmettere), quindi il rame, tutto e dove è possibile, ovvero sia là dove la fibra non è disponibile sia per entrare nelle singole abitazioni, infine affidarsi alla modalità radio dappertutto e, ovviamente, dove mancano le prime due.
Non diversamente si può fare con le altre tecnologie. Visto che, tuttavia, il tempo e le risorse non sono illimitate, bisogna procedere con una serie di interventi coordinati e ragionati nei quali la distribuzione delle risorse e degli sforzi deve essere concentrata sull’estensione della copertura e sulla rapidità di intervento.
Key4biz. Qual è il punto di partenza?
De Carne. Il punto di partenza è, a mio parere, la domanda dal basso. E’ fondamentale tenere presente che i sistemi di collegamento in banda larga, siano essi su fibra, rame o wireless, sono semplicemente delle tecnologie di connessione abilitanti di modelli di distribuzione di servizi e di contenuti fondamentali per la creazione dal basso di una forte richiesta, senza la quale gli investimenti necessari restano solo costi.
Per questo motivo la progettazione delle reti deve avvenire con una logica bottom up e cioè costruita sulle esigenze del territorio e non sulle caratteristiche della tecnologia.
Key4biz. In una logica bottom-up, il Wi-Fi fa inevitabilmente la parte del leone per il suo rapporto col territorio…
De Carne. Non c’è dubbio. L’opportunità data oggi dalle tecnologie Wireless e in particolar modo dalle tecnologie Wi-Fi è quella di creare degli ecosistemi di comunicazione in grado non solo di veicolare il semplice dato, ma anche di interagire con l’ambiente circostante attraverso la creazione di nodi “intelligenti”, capaci di reagire con output a degli input e in grado di modulare la densità dei servizi in base alle reali esigenze del territorio o azienda.
Key4biz. Per far questo occorrono frequenze libere e innanzitutto una coerente politica di spettro, non trova?
De Carne. E’ certamente rilevante adeguare il quadro normativo, particolarmente in relazione all’utilizzo delle frequenze radio.
La partita si gioca sulla “natura” delle frequenze.
Perché se quella degli ultimi anni è stata una corsa alle potenze e a ridurre le lunghezze d’onda, oggi si può pensare a trasmissioni digitali su frequenze più basse e quindi meno sensibili a ostacoli e distanze. E non a caso è tra i 600 e i 900 Mhz che si concentrano dibattiti e interessi a livello mondiale ormai da qualche anno, comprese le frequenze denominate White Spaces.
Key4biz. Questo presuppone un approccio di policy…
De Carne. Senza dubbio, anzi sarebbe opportuno che tutte le parti in causa si convincessero dell’esigenza di aprire una concertazione su tutti i punti caldi della questione, perché occorre un approccio olistico.
Key4biz. Quali sono i punti più caldi?
De Carne. Beh gli argomenti non mancano e se guardiamo ai punti più rilevanti troviamo la liberalizzazione, magari con servitù o licenze come quelle dei punti precedenti, di frequenze “basse” particolarmente utili in ambienti estesi e scarsamente popolati, come quelle comprese tra i 700 mhz e i 900mhz; quindi la valutazione di destinare porzioni di frequenze ai Comuni e agli Enti Locali sempre con lo scopo di realizzare impianti per la diffusione della banda larga; quindi la definizione di un piano di incentivi agli impianti che creino reti cooperanti, sia dal punto di vista tecnico che finanziario; assieme ad essa, la servitù sui ripetitori (televisivi, di fonia mobile e fissa ecc.) a beneficio delle comunità o agli enti locali per la realizzazione di reti pubbliche basandosi sui predetti punti di vista per realizzare reti wireless. Ma poi occorrono anche azioni sul lato locale con la modifica dei regolamenti comunali in modo che, anche con la riduzione della tassa di occupazione del suolo pubblico, in occasione di ogni lavoro si interri un corrugato per conto dell’Amministrazione, affinché questo possa eventualmente contenere un domani una fibra; quindi la definizione di una politica di accesso ai punti “alti”, con visibilità sul territorio, quali torri, pali, campanili, ripetitori radio, poiché tutte queste tecnologie hanno bisogno di visibilità diretta (ottica); infine, la definizione di un “piano regolatorio delle reti geografiche” che preveda la cooperazione nella costruzione delle reti tra privati, enti, industrie sul territorio e che tenga conto di opportunità finanziarie sia a livello locale che centrale (ad esempio finanziamenti legati alla Protezione Civile, alla realizzazione di strade o infrastrutture)
Key4biz. Non è poco
De Carne. Certo, non è poco, ma occorre una visione dell’uso consapevole delle tecnologie di networking (siano esse con o senza filo ), perché ciò di cui parliamo non è più definibile come un optional di lusso e deve, anzi, essere inteso come parte integrante della politica di governo locale e centrale e quindi concepito, pianificato e gestito con gli stessi criteri che governano i servizi di pubblica utilità.