Italia
Si è svolta ieri presso la Commissione Lavori Pubblici del Senato, l’audizione dei vertici di Fastweb e Wind in merito all’avvio di un’indagine conoscitiva sulle prospettive della banda larga in Italia. Presenti in aula l’ad di Wind Luigi Gubitosi e l’ex ad di Fastweb Stefano Parisi che hanno evidenziato le diverse problematiche inerenti allo sviluppo della rete nazionale in fibra ottica, anche alla luce della pressione dei cosiddetti over-the-top’ – Facebook, Google, Apple – che utilizzano le reti senza contribuire alle spese di gestione e mantenimento.
Dopo aver rilevato come la domanda di banda “ultra larga” sia ancora molto limitata in Italia, Gubitosi ha evidenziato che il cablaggio del Paese può essere effettuato soltanto attraverso un’unica infrastrutture di rete, trattandosi di un investimento di notevoli dimensioni, caratterizzato da un recupero in tempi molto dilatati del capitale impegnato.
E’ dunque, necessario coinvolgere tutti gli interessati in un’apposita newco a cui partecipino tutti gli operatori del settore.
“Una volta realizzata un’unica rete in fibra ottica – ha detto – si realizzerà una concorrenza tra i diversi operatori relativamente all’erogazione del servizio agli utenti”.
La realizzazione della newco, secondo Gubitosi, è una condizione indispensabile per “…assicurare la bancabilità del piano di banda larga, in quanto la realizzazione di una nuova rete permetterà il passaggio, in tempi brevi, dell’intera clientela dalla rete in rame alla rete in fibra ottica”.
Riguardo, poi, la necessità di fondi pubblici, Gubitosi ha sottolineato che, vista l’esiguità degli stanziamenti (dagli 800 milioni di euro, previsti all’inizio di questa legislatura, si è passati agli attuali 70 milioni) questi potranno essere usati almeno per colmare il digital divide o per la connessione in fibra ottica dei distretti industriali.
Per quanto concerne, invece, la net neutrality, Gubitosi ha evidenziato come si sia “…in presenza di un concetto ancora non ben definito e condizionato dalla presenza di operatori over the top che forniscono servizi sulla rete, senza contribuire ai costi sostenuti dai fornitori della connettività”.
Per risolvere la questione ‘over-the-top’, ha affermato, è necessaria “una soluzione normativa armonizzata a livello europeo”.
Anche per Stefano Parisi non è assolutamente necessario “subordinare l’implementazione della banda larga allo stanziamento di risorse pubbliche”. Queste, si è detto d’accordo, dovrebbero servire almeno ad assicurare che i distretti industriali abbiano una connessione ultraveloce.
Parisi ha ricordato che la rete di Fastweb rappresenta il 40% del totale della rete in fibra ottica presente in Europa e ha evidenziato le criticità che emergeranno di qui ai prossimi cinque o sei anni, come conseguenza dell’incremento sempre maggiore del traffico on-line. Un aumento esponenziale e impetuoso che gli operatori dovranno sostenere migliorando la capacità e la qualità delle reti ma da cui, se permarrà questo stato di cose, non guadagneranno niente, al contrario degli over-the-top, che occupano circa l’80% della rete Fastweb e stanno registrando un notevole incremento di ricavi, “senza partecipare minimamente ai costi di investimento sostenuti dai fornitori di connettività”.
Parisi ha quindi sottolineato la propria perplessità in merito alla normativa già adottata negli Stati Uniti e di prossima adozione in Francia, sulla neutralità della rete. Normativa che vieta accordi tra gli operatori di connettività e i fornitori di servizi over the top. Pur salvaguardando il principio di neutralità nell’accesso alla rete internet, l’ad ritiene ineludibile “permettere forme di accordi commerciali tra gli operatori di connettività e gli erogatori dei servizi, per fare in modo che questi ultimi partecipino ai costi di gestione della rete”.