Agenda Digitale. ETNO e le associazioni di settore si rivolgono alla Ue: ‘Prematuro modificare la Direttiva sulla proprietà intellettuale’

di Raffaella Natale |

Necessario, invece, puntare su nuovi modelli di business ed elaborare soluzioni sostenibili contro le violazioni del copyright.

Unione Europea


Intellectual Property Rights

L’ETNO insieme alle maggiori associazioni europee degli operatori di comunicazioni elettroniche – Cable Europe, ECTA, EuroISPA e GSMA Europe – ha inviato una dichiarazione congiunta al presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, e ad alcuni Commissari  europei (Joaquin Almunia, Michel Barnier, John Dalli, Karel De Gucht, Neelie Kroes, Viviane Reding, Antonio Tajani).

Obiettivo del documento è quello di illustrare la posizione del settore in vista della nuova strategia europea in materia di IPR (Intellectual Property Rights) nel mondo digitale, che la Commissione sta elaborando in questi giorni.     

 

L’industria europea delle comunicazioni elettroniche svolge un ruolo cruciale nel fornire servizi di informazione, entertainment, cultura e altri contenuti di interesse pubblico.

Le associazioni fanno presente che si tratta di un’industria che, nonostante la grave crisi economica, continua a investire e permette alle aziende europee di crescere e competere sui mercati nazionali e internazionali. Negli ultimi 15 anni ha prodotto metà della crescita produttiva europea.

Un’industria che continua a impegnarsi per la realizzazione di un mercato digitale unico basato su servizi e reti veloci e ultraveloci a sostegno degli obiettivi fissati dalla Agenda Digitale.  

In questo senso è fondamentale delineare una chiara strategia per la gestione dei diritti di proprietà intellettuale.

 

Le associazioni, confermando l’impegno a investire nello sviluppo delle reti e del mercato, sottolineano la necessità di adattare i modelli di business tradizionali al nuovo contesto online, al fine di costruire un vero mercato unico digitale. Secondo le associazioni, la strategia europea sugli IPR per il mercato digitale deve essere ambiziosa e di ampio respiro per facilitare questa transizione verso nuovi business model. 

 

Le associazioni avvertono anche che l’Europa dovrebbe concentrarsi su quelle iniziative volte a rimuovere le reali  barriere che impediscono lo sviluppo del mercato unico digitale, sia spingendo affinché i contenuti digitali legali siano resi maggiormente disponibili a condizioni ragionevoli, sia in termini di tempo che di prezzo, sia superando i vecchi meccanismi delle licenze, frammentati e onerosi, a favore di un maggior grado di trasparenza, concorrenza e gestione delle società di gestione collettive e delle relative licenze. 

 

Gli operatori, come hanno dichiarato in occasione della consultazione pubblica della Ue conclusasi il 31 marzo, non condividono invece l’attuale intenzione della Commissione di avviare un processo di revisione della Direttiva 2004/48/EC sull’applicazione degli IPR (la cd. IPRED), poiché essa offre tuttora un quadro regolamentare equilibrato e funzionante per l’applicazione degli IPR e fornisce alle Autorità nazionali gli strumenti legali necessari per contrastare le eventuali violazioni. La recente trasposizione della Direttiva nella maggior parte dei paesi membri e la conseguente scarsa valutazione sulla sua applicazione rende il processo di revisione prematuro e non fondato su dati oggettivi e completi. Di conseguenza la Commissione dovrebbe concentrarsi piuttosto nel favorire la trasposizione armonizzata della Direttiva.

 

Ancora più preoccupante, una modifica dell’IPRED potrebbe apportare cambiamenti al regime di responsabilità stabilito dalla Direttiva  europea  sul Commercio Elettronico.  E’ necessario invece che i principi di questa direttiva vengano preservati poiché una loro modifica potrebbe accrescere eccessivamente gli oneri a carico degli operatori del settore, ad esempio imponendo un obbligo generalizzato di monitoraggio delle comunicazioni online – contrario appunto alle norme attualmente in vigore – con impatti  fortemente negativi sull’innovazione, distorsioni della concorrenza e violazione dei  diritti fondamentali della privacy e della libera circolazione delle informazioni.

 

L’industria  delle comunicazioni elettroniche chiede alla Commissione, nell’ambito della sua Strategia, di spostarsi  dall’intensificazione delle misure e delle sanzioni già in vigore all’elaborazione di nuove soluzioni sostenibili contro le violazioni del copyright che risiedano  nell’elaborazione di  offerte legali innovative, disponibili a prezzi ragionevoli e basati su nuovi modelli di business che soddisfino le aspettative degli utenti.

Queste diventerebbero nuove fonti di ricavo e  allo stesso tempo di compensazione per i creatori di contenuti. Inoltre, un maggiore grado di consapevolezza generale del valore degli IPR come asset economico e culturale costituirebbe un valido deterrente per le violazioni del copyright. 

 

L’Europa non ha bisogno di un regime repressivo nell’ambito dell’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, ha commentato Caterina Bortolini, presidente del gruppo di lavoro ETNO sul mercato unico digitale, piuttosto di un’approfondita riflessione su come adattare le norme alle nuove tecnologie.

 

Secondo l’ETNO, le misure introdotte dall’IPRED devono essere proporzionate alla gravità della violazione. Infrazioni di diversa natura dovrebbero, quindi, essere considerate in modo differente. In questo senso, l’ETNO ritiene che solo le violazioni di tipo commerciale dovrebbero essere assoggettate alla Direttiva e non quelle commesse dagli utenti finali che non hanno scopo di lucro. Le norme devono anche rispettare il principio fondamentale della presunzione di innocenza, il diritto a un processo equo, la privacy e la riservatezza delle comunicazioni.

Le misure per la tutela della proprietà intellettuale online devono essere flessibili e non soffocare l’innovazione e garantire ai titolari il giusto ritorno economico per i loro investimento.

 

Diversi Studi recenti, conclude l’ETNO, dimostrano che i consumatori sono disposti a pagare per i contenuti digitali, ma l’offerta deve essere adeguata e interessante. Pertanto è necessario rendere rapidamente disponibili le offerte legali. Ad esempio, i film dovrebbero essere online prima della distribuzione commerciale.

L’offerta dovrebbe, inoltre, essere user friendly e a costi che soddisfano le esigenze degli utenti e dei titolari dei diritti.

 

 

 

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