Italia
Le Tv locali non ci stanno. La norma introdotta nel Decreto Milleproroghe non piace alle emittenti che già da tempo contestano la decisione governativa di ridurre le risorse frequenziali, dislocando le frequenze da 790 a 862 MHz (canali UHF 61-69) a favore della banda larga mobile.
La norma in questione prevede un meccanismo complesso di commissioni, graduatorie regionali e, nei fatti, un sorta di “esproprio” del diritto d’uso delle frequenze nei confronti di una parte dell’emittenza locale. Una disposizione che ha raccolto le perplessità anche del Quirinale, come sottolinea Marco Mele in un articolo pubblicato sul Sole24Ore.
Dalla gara sulle frequenze del dividendo digitale esterno, il governo punta a incassare 2,4 miliardi da destinare alla copertura della legge di stabilità 2011. Un obiettivo rilevante.
La norma approvata dal Consiglio dei Ministri prevede la formazione di graduatorie per ogni regione o area tecnica dei soggetti che ne facciano richiesta, sulla base di quattro parametri: patrimonio al netto delle perdite; dipendenti a tempo indeterminato; ampiezza della copertura della popolazione (termine tecnico che favorirà chi ha impianti più potenti); priorità cronologica d’insediamento nell’area regionale (tanto per favorire i nuovi entranti).
“Il nostro giudizio è assolutamente negativo”, ha sottolineato Marco Rossignoli, coordinatore Aeranti-Corallo (l’associazione di categoria cui aderiscono, tra l’altro, 320 imprese televisive locali) al Sole24Ore.
“Alcune tv locali saranno operatori di rete con le frequenze e altre fornitori di contenuto. Nelle dieci aree digitalizzate, tutte le locali sono oggi operatori di rete”.
Un terzo delle frequenze sono in uso alle tv locali, due terzi alle tv nazionali. “Si tolgono frequenze tutte alle tv locali mentre se ne danno altre sei alle tv nazionali, gratuitamente. Una cosa condivisibile solo per i nuovi entranti. Tale scelta, se confermata – continua Rossignoli – rischia inoltre di rinviare lo spegnimento della tv analogica. Altro che 2011 o 2012: viste le procedure previste, penso ci vorranno sui due anni per arrivare in fondo, tra decreto, regolamento, disciplinare, domande di assegnazione, commissioni regionali, formazione delle graduatorie e inevitabili ricorsi al Tar”.
Rossignoli ha spiegato che con tale esiguo numero di frequenze, non è assolutamente possibile che tutte le tv locali delle aree ancora da digitalizzare ricevano le assegnazioni frequenziali e divengano operatori di rete.
“In particolare – ha aggiunto Rossignoli – il numero di 18 frequenze è assolutamente insufficiente nelle Regioni Toscana, Puglia, Calabria, Sicilia e Abruzzo e, comunque, sussistono rilevanti difficoltà anche nelle altre regioni in relazione alle esigenze di coordinamento tecnico con le trasmissioni televisive digitali dei paesi esteri confinanti”.
Ieri è intanto partita la consultazione pubblica sulla delibera dell’Agcom che definisce le procedure per l’assegnazione delle frequenze del digital dividend televisivo e delle altre frequenze disponibili per sistemi mobili a banda larga, nonché le regole per assicurare efficienza e condizioni di concorrenza nell’uso dello spettro radiomobile.
Oltre a mettere a gara oltre 300 MHz di banda, il provvedimento detta le linee guida per procedere al refarming della banda a 1800 MHz, oggi usata per il GSM, verso le moderne tecnologie quali LTE e WiMax, e per prorogare le licenze esistenti a 900 e 2100 MHz ai fini di un generale riassetto del comparto mobile.
Tale ampia dotazione spettrale dovrebbe rispondere alle esigenze già emerse in relazione al deficit di capacità sulle attuali reti mobili dovuto all’enorme successo dei nuovi servizi derivanti dalla diffusione di palmari e tablet.
Il provvedimento introduce anche numerose disposizioni che vanno nella direzione dell’uso efficiente e flessibile dello spettro, con la possibilità di leasing, offerte wholesale, condivisione delle frequenze, offerte agli aggiudicatari. Sono previsti anche sconti sulle offerte aggiudicatarie per chi realizza reti NGN “verdi” a basso impatto ambientale. Per gli aggiudicatari è anche previsto l’obbligo di avvio del servizio commerciale entro tempi prefissati e il mantenimento di una offerta commerciale che segua i principi di net neutrality, con benefici per l’utenza.