eBook: gli editori fanno fronte comune contro gli Over-the-Top mentre negli Usa si litiga con le biblioteche

di Raffaella Natale |

A Berlino gli editori hanno messo in discussione il nuovo modello introdotto da Apple e valutato strade alternative. Ma sarà possibile?

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Il boom di vendite di smartphone e tablet rappresenta una buona occasione per gli editori, riuniti in Congresso a Berlino, ma la ricerca di nuovi formati e di un modello di business redditizio si scontra con la leadership di Apple, principale produttore al mondo di device mobili.

L’ombra del creatore dell’iPhone e dell’iPad aleggia su tutte le discussioni, inevitabile e onnipresente, visto che rappresenta il più importante fornitore di piattaforme di distribuzione ed è un passaggio quasi obbligato per chi voglia commercializzazione contenuti.

Al centro del confronto, il nuovo modello Apple per gli abbonamenti online che, se da un lato assicurerà nuove entrate agli editori, dall’altro imporrà il versamento del 30% di ogni transazione, realizzata tramite l’App Store, alla società americana che conserverà anche le generalità degli abbonati.

Questa nuova politica aziendale non è stata ben accolta dagli editori e, secondo indiscrezioni di stampa, avrebbero invitato le Autorità antitrust statunitensi a indagare.

Kevin Costello, patron del gruppo britannico Haymarket, che pubblica riviste specializzate di giardinaggio, salute e automobili, ha sottolineato: “Se dipendiamo da un distributore esterno che non ci permette di avere un contatto diretto con i nostri lettori“, i nuovi canali di distribuzione “non sono più un’opportunità ma una minaccia“.

 

“Siamo di fronte a poteri quasi monopolistici“, ha dichiarato Alexander von Reibnitz, della Federazione tedesca degli editori di riviste, riferendosi ad Apple, Facebook e Google. E ha suggerito agli editori di “fare fronte comune e di collaborare” di fronte a questa avanzata degli Over-the-Top sui loro mercati.  

 

Qualcuno ha già intrapreso questa via. In Scandinavia, per esempio, tre editori – Bonnier, Egmont e Aller – hanno unito le loro forze in “un’iniziativa digitale” volta alla distribuzione comune.

“Abbiamo bisogno del rapporto con i nostri lettori“, ha commentato Jonas von Hedenberg, di Bonnier, rivolgendosi direttamente alla società californiana.

 

Negli Stati Uniti, diversi editori, tra i quali Condé Nast, Time e News Corp, stanno lavorando a un “negozio” comune per le loro pubblicazioni.

Ma si tratta ancora di piccole iniziative, come ha evidenziato Rebecca McPheters, consulente americana, che ha suggerito di trovare soluzioni immediate.

Ma non è così semplice. Parliamo, infatti, di un mercato ancora agli albori dove tutto è ancora da inventare e si procede a tentoni per trovare il proprio posto e il giusto modello di business.

 

“Sperimentare”. Gli editori l’hanno detto più volte durante il congresso di Berlino. Cosa?

La ricerca, in primo luogo, ma anche capire se bisogna trasformare semplicemente in digitale le edizioni cartacee o pensare a delle pubblicazioni nuove, e ragionare su modelli e tariffe da applicare alla pubblicità.

 

Nonostante i prodotti del gruppo di Steve Jobs esercitino un forte fascino, Juan Senor, responsabile di Innovation Media Consulting Group per il Regno Unito, ha messo in guardia i player del settore contro i rischi di “idolatria” nei confronti di Apple: “Vogliono diventare l’edicola del mondo, controllare le informazioni e la struttura del prezzo”.

 

Negli Stati Uniti gli editori dovranno fare i conti anche con le biblioteche che vogliono trattare i libri elettronici come quelli di carta: una copia, una volta comprata, può essere prestata un numero illimitato di volte. Finora gli editori avevano accettato, ma adesso uno di loro ha rotto i ranghi e aperto una polemica destinata ad avere conseguenze rilevanti.

HarperCollins, una delle principali case editrici americane, che pubblica tra gli altri anche Sarah Palin, ha infatti modificato le modalità di utilizzo dei propri eBook da parte delle biblioteche. Non più per sempre, ma solo per 26 volte (alla media di due settimane a prestito, fa un anno). Poi bisogna comprare una nuova copia elettronica.

 

Il cambio di rotta di HarperCollins ha suscitato le ire dei bibliotecari, che ritengono le nuove regole ingiuste e promettono di boicottare le pubblicazioni dell’editore. “Vogliamo che nelle nostre raccolte ci siano anche gli eBook, i nostri clienti ne chiedono sempre di più e noi dobbiamo cercare di accontentarli, ma abbiamo anche la necessità di non aumentare in maniera esorbitante i costi”, ha dichiarato Anne Lee, della Free Library of Philadelphia, al New York Times.

Roberta Stevens, presidente dell’associazione nazionale delle biblioteche, ha riassunto così: “I bilanci delle biblioteche sono nel migliore dei casi fermi. L’uso degli eBook è in aumento fortissimo. E c’è grave preoccupazione che gli altri editori seguano il modello” di HarperCollins.

 

HarperCollins difende la propria decisione asserendo che l’accordo precedente era vecchio di un decennio, quando gli eBook non erano certo il fenomeno di massa di oggi. Basta pensare che alla New York Public Library, principale biblioteca della città, l’uso di eBook è aumentato del 36% rispetto a solo un anno fa.

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