Telecom Italia: accordo su Franco Bernabè presidente esecutivo e Marco Patuano Ad. Intanto Luca Luciani indagato

di Alessandra Talarico |

La procura di Milano sta indagando su un presunto giro di Sim false messo in atto per gonfiare i bilanci. Indagato anche l'ex ad Riccardo Ruggiero.

Italia


Franco Berbabè

Il Cda di Telco (la holding che controlla il 22,5% di Telecom Italia, partecipata da Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Telefonica) ha approvato il nuovo assetto di vertice di Telecom Italia, che vede Franco Bernabè nel ruolo di presidente esecutivo con deleghe sulle operazioni straordinarie, i rapporti con le Authority, la finanza, il controllo e della comunicazione istituzionale, Marco Patuano nel ruolo di amministratore delegato (suo il compito di sviluppare le attività e accrescere la redditività sul mercato domestico) e Luca Luciani in quello di direttore generale con delega sull’America Latina (leggi il comunicato stampa di Mediobanca). Su Luciani, intanto, si sono concentrate le attenzioni della Procura di Milano, che – secondo quanto riportato dalla Reuters – sta indagando su un presunto giro di Sim false avviato per gonfiare i bilanci della società. Il manager dovrebbe rispondere di false comunicazioni, truffa aggravata e ostacolo all’attività di vigilanza. Nell’indagine, avviata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, sarebbe coinvolto anche l’ex ad Riccardo Ruggiero.
Tornando alla nuova struttura di vertice, viene quindi attuata, per la prima volta, la separazione delle competenze per le aree geografiche più importanti, Italia e Sud America, secondo la linea indicata da Mediobanca e sulla falsariga del il modello gestionale di Telefonica.

 

Gabriele Galateri, attuale presidente, rimarrà in qualità di consigliere in quota Telco insieme a Cesar Alierta e Julio Linares, mentre Mediobanca indicherà Renato Pagliaro e Tarak Ben Ammar; Intesa Sanpaolo Gaetano Miccichè e Elio Catania;  Generali, Aldo Minucci, Mauro Sentinelli e Jean Paul Fitoussi.

 

Attese nei prossimi giorni, invece, le liste di minoranza di Findim (primo azionista fuori da Telco con il 5% circa) e Assogestioni, che dovranno nominare complessivamente 3 consiglieri. Assogestioni ha già fatto sapere che sarà riconfermato l’amministratore uscente Luigi Zingales, mentre i Fossati non sembrano intenzionati a riconfermare Paolo Baratta e Roland Berger e sembrerebbero convergere sul nome di Paolo Dal Pino.

Trovato l’accordo sul suo ruolo futuro nell’azienda, intervenendo a un convegno organizzato dagli azionisti di minoranza riuniti in Asati, Bernabè si è soffermato quindi sui nuovi obiettivi di crescita e sui traguardi raggiunti  negli ultimi anni, tra i quali il più importante è stato la riduzione del debito, il fardello che impedito alla società di crescere e di innovare.

“Ho trovato, al mio arrivo, 36 miliardi di debiti. L’enorme sforzo gestionale nella riduzione dei costi ha consentito di far scendere il debito di 4 miliardi; abbiamo ceduto attività che non avevano prospettive di crescita, come la nostra presenza a Cuba o in Francia”. Un altro passaggio fondamentale, in questo sistema di contenimento, è stato il “sacrificio fatto dagli azionisti che si sono visti ridurre i dividendi in modo rilevantissimo, da 3 miliardi nel 2005 a un miliardo nel 2010. Questa riduzione – ha ricordato Bernabè – ha fortemente penalizzato il titolo”. E sebbene in passato, in 10 anni, siano stati distribuiti agli azionisti ben 60 miliardi di euro, “ciò non mi esime dal sottolineare il sacrificio degli azionisti”.

“Nei primi due anni non si è visto il lavoro fatto per ridurre il debito perché c’erano altri problemi da risolvere”, ha affermato ancora Bernabè, aggiungendo quindi che solo nel 2010 “…la situazione si è normalizzata e si è visto l’effetto dell’azione incisiva sulla riduzione del debito”.
 

La società, quindi, si sta “rilanciando” secondo Bernabè. “Quando sono arrivato, Telecom Italia aveva dismesso tutte le partecipazioni internazionali. Mi chiedo cosa sarebbe successo se avessi dato ascolto a certe sirene che parlavano di dimagrimento dell’azienda. Per fare poi cosa? Dove sarebbero andati i servizi? E l’occupazione? E l’investimento sulle infrastrutture? Ho resistito. Ho scelto le strategie opposte, di rilanciare il Brasile e l’Argentina e abbiamo vinto con il rispetto delle leggi; oggi siamo presenze strategiche importanti in Paesi che stanno crescendo, in America Latina dove molte sono le potenzialità”.
 

Tutto questo, ha concluso Bernabè, “ci porta a guardare al futuro con grande ottimismo, nonostante oggi non viviamo tempi facili e affrontiamo la più grande recessione degli ultimi 70 anni. Non mi aspetto dal futuro che la situazione macroeconomica mi dia un mano. Conto solo sulla solidità del gruppo, sulla determinazione di Telecom e degli Italiani di tornare ad avere un ruolo determinante in Italia e all’estero, conto sulla credibilità che ci siamo costruiti laddove non siamo andati a fare promesse stravaganti, quando dissi ‘non aspettatevi fuochi d’artificio’ che servono al contrario solo al mercato finanziario. Ecco come costantemente il titolo continua ad apprezzarsi. Ecco su cosa conto”.

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