Europa
Per lottare contro la contraffazione online, un Rapporto del senato francese consiglia di obbligare piattaforme come eBay a introdurre rigidi sistemi di controllo sui loro contenuti.
Si tratterebbe di adottare il modello di PriceMinister, che agisce come un affidabile mediatore tra le parti. Nel mirino delle istituzioni francesi tornano gli statuti di società come eBay, Facebook e Dailymotion. Il nuovo Rapporto fa il bilancio sulla legge contro la contraffazione del 2007 e, delle 18 raccomandazioni proposte, sicuramente quelle sulle falsificazioni indisporranno i player della rete.
Tuttavia i dati sono sconcertanti: in quattro anni la contraffazione si è amplificata a dismisura sul web. Bisogna intervenire anche se, come ammettono gli stessi relatori Laurent Béteille (UMP) e Richard Yung (PS), si tratta di un fenomeno difficile da arginare. Da qui la necessità di riformare gli statuti dei siti che ospitano contenuti, evitando controlli a priori su ciò che fanno gli utenti su queste piattaforme.
Introdotto nel 2004 nell’ambito della Legge per la fiducia nell’economia digitale, questo statuto era inizialmente destinato agli intermediari tecnici della rete per evitare di ostacolare la crescita di internet.
Oggi, secondo i senatori, questo statuto non sarebbe più adatto, poiché sarebbe rivolto a siti come eBay, YouTube, Facebook, Dailymotion, Google o PriceMinister che “non offrono più solo un servizio di hosting” visto che guadagnano direttamente dai contenuti messi online dagli utenti grazie alle inserzioni pubblicitarie.
I senatori ritengono che bisogna riqualificare lo status di questi attori in “editori di servizio”, obbligandoli ad adottare un sistema di alert o di segnalazione destinato ai titolari di diritti (come per esempio i marchi). Dovrebbero inoltre vigilare sui contenuti ospitati. PriceMinister lo fa grazie a un programma di parole chiave.
Ogni piattaforma dovrebbe collaborare con le autorità ma non tutte lo fanno e se PriceMinister s’è mostrato ben intenzionato a dare la caccia ai falsari, non può dirsi la stessa cosa di eBay.
Il sito d’aste online è largamente utilizzato da operatori esteri che, non considerando i casi di contraffazione, abbattono i prezzi sui prodotti venduti anche in Francia, evitando i diritti di dogana.
E proprio la dogana francese tenta da diversi mesi – invano – di siglare un accordo con le piattaforme online.“La cosa ci preoccupa perché non c’è alcuna intenzione a cooperare“, ha dichiarato il Direttore generale della dogana, Jérome Fournel, che ha inviato dei modelli di protocollo puntualmente ignorati.
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