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I cellulari stimolano l’attività cerebrale? Studio Usa apre nuovi ambiti di ricerca nel rapporto tra telefonini e salute

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Secondo i ricercatori del  National Institutes of Health, parlare al telefonino accelera l’attività cerebrale nell’area più vicina all’antenna. Lo studio, condotto da un team guidato da Nora D. Volkow – direttore del  National Institute on Drug Abuse – e pubblicato sul  Journal of the American Medical Association, è tra i primi e più estesi a documentare che i segnali dei telefonini hanno la capacità di alterare l’attività cerebrale, ma i suoi risultati, dicono gli stessi ricercatori, devono essere ‘trattati con cautela’ perché non è stato ancora definito se e in che modo i cambiamenti rilevati dallle scansioni del cervello abbiano un effetto significativo sulle condizioni di salute generali delle persone.

 

“Lo studio è importante perché documenta che il cervello umano è sensibile alle radiazioni emesse dal cellulare”, ha spiegato la Volkow, sottolineando l’importanza di condurre simili analisi per stabilire se vi siano o meno conseguenze di lungo termine legate a questa continua e ripetuta stimolazione del cervello su un periodo di esposizione di 5, 10 o 15 anni.
 

Anche se ancora preliminari, i risultati dello studio certamente riapriranno il dibattito sulla sicurezza dei telefonini dopo che diversi altri studi hanno suggerito, senza però poter fornire ulteriori prove scientifiche, un legame tra l’uso eccessivo del cellulare e l’insorgere di rare forme di cancro al cervello (leggi articolo).

La ricerca condotta dal team della Volkow non affronta la questione cancro, ma solleva nuovi interrogativi circa le potenziali aree di ricerca per comprendere meglio le implicazioni per la salute dell’aumentata attività cerebrale legata all’uso del telefonino.
 

Fino a oggi, secondo la GSMA, sono stati spesi più di 100 milioni di dollari in ricerca sui rischi per la salute legati all’uso del cellulare, ma non c’è nessuna prova scientifica a conferma della loro pericolosità. A marzo dello scorso anno, tuttavia, la Corte d’Appello di Brescia ha condannato l’Inail a pagare a un ex-dirigente una pensione d’invalidità dell’80%, più arretrati e interessi a un uomo che per lavoro è stato costretto, per 12 anni, a stare al telefonino o al cordless per 5-6 ore al giorno. Il manager si era ammalato di una neoplasia al nervo facciale e il giudice ha considerato la documentazione esistente sufficiente a ritenere l’invalidità direttamente collegata all’uso del telefono.

Ma la nuova ricerca – condotta nel 2009 su 47 individui – differisce dalla gran parte degli studi osservazionali condotti finora poiché essa utilizza la scansione del cervello per misurare direttamente in che modo le radiazioni elettromagnetiche emesse dai cellulari colpiscono l’attività cerebrale.

I risultati hanno evidenziato un aumento tra l’8% e il 10% dell’attività nell’area del cervello più vicina all’antenna. Aumento statisticamente significativo e impossibile da associare al calore emesso dal telefonino perché rilevato solo vicino all’antenna e non nell’area in cui il telefonino si appoggia alla testa.

In passato, le preoccupazioni legate agli effetti nocivi per la salute di un uso eccessivo del cellulare sono state ampiamente minimizzate perchè le onde emesse da questi dispositivi sono state ritenute benigne. I telefonini emettono infatti radiazioni non ionizzanti, onde di energia troppo deboli per spezzare i legami chimici o per provocare danni tali al DNA da provocare l’insorgere di tumori.

Lo studio condotto dalla Volkow apre però nuove potenziali aree di ricerca: la questione principale è capire se la ripetuta stimolazione artificiale del metabolismo del glucosio provocata dall’uso del cellulare possa avere un effetto dannoso sul lungo periodo, generando radicali liberi in eccesso o infiammazioni in grado di danneggiare le cellule sane.

 

Lo studio, intitolato “Preliminary Communications”  è stato accolto con entusiasmo dalla comunità scientifica, per la competenza e la reputazione del team che lo ha condotto.
“Se finora il fatto che i telefonini non fanno niente al cervello è stato un dogma nella comunità tecnologica, la ricerca dimostra che qualcosa la fanno. la prossima tappa consiste dunque nel comprendere cosa fanno e in che modo i cellulari possono creare danni alla salute”, ha spiegato Louis Slesin, editor di Microwave News, una newsletter focalizzata sulle conseguenze dell’esposizione alle onde elettromagnetiche.

La Volkow ha infine sottolineato che le future ricerche potrebbero anche dimostrare che le onde emesse dai cellulari possono essere utilizzate per stimolare il cervello per ragioni terapeutiche. L’importante – ha aggiunto – è non creare allarmismi, perché in ogni caso per star tranquilli si possono sempre usare gli auricolari.

 

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