Italia
L’accordo tra la Polizia Postale e Facebook, siglato a ottobre dello scorso anno, “non consente in alcun modo di accedere illegalmente ai profili e ai dati riservati degli utenti italiani in assenza di specifici provvedimenti dell’autorità giudiziaria”. Cos’ il ministro per i rapporti col Parlamento Elio Vito ha risposto durante il Question Time alla Camera all’on. Pierfelice Zazzera (IDV) che chiedeva chiarimenti sui termini di questo accordo che, secondo un articolo de L’Espresso, prevedono che la polizia postale italiana possa accedere ai dati riservati dei profili di Facebook, che in Italia conta circa 20 milioni di utenti, senza che vi sia la preventiva autorizzazione della magistratura e senza che vi sia interessato l’utente e il profilo.
Un’eventualità che – secondo il parlamentare dell’Italia dei Valori – violerebbe i diritti costituzionali, come denunciato, secondo l’articolo de L’Espresso, dagli stessi esponenti delle forze dell’ordine, che hanno parlato di “violazione della privacy”.
L’articolo del settimanale italiano riporta – citando esplicitamente i loro nominativi – le dichiarazioni di un ufficiale dei carabinieri che parla di violazioni della legge sulla privacy che avvengono con disinvoltura e di esponenti della polizia postale e delle telecomunicazioni che parlano chiaramente di un accordo che prevede la possibilità di accedere alle chiavi di accesso riservato dei profili senza avere la preventiva autorizzazione della magistratura e senza neppure informare preventivamente l’utente interessato.
Il ministro Vito ha tuttavia sottolineato che l’accordo sottoscritto con Facebook – con cui tra l’altro sono in corso ‘proficui contatti’ già da diverso tempo – è finalizzato alla “realizzazione di un canale di comunicazione tra la polizia postale e delle comunicazioni e la società per l’inoltro di segnalazioni di abusi di varia natura presenti nel social network, nonché per veicolare le richieste investigative avanzate dall’autorità giudiziaria”.
“Il Ministero – ha affermato il ministro – tramite il servizio di polizia postale e delle comunicazioni assicura il costante monitoraggio della rete Internet segnalando all’autorità giudiziaria le fattispecie penalmente rilevanti riscontrate nelle comunicazioni online e negli spazi web, anche ai fini del loro oscuramento”.
Dal momento che i server di Facebook hanno sede in California, si è resa, insomma, operativa la possibilità di ottenere i dati relativi agli utenti e ai gruppi senza la necessità di ricorrere alla rogatoria internazionale. Spetta all’autorità giudiziaria, infatti, avviare apposita rogatoria internazionale nel caso in cui i siti siano allocati all’estero e non sia stata raggiunta una fattiva collaborazione con i proprietari degli spazi web che ospitano i contenuti illeciti.
Pertanto, ha concluso il ministro, “…per il Ministero dell’Interno, qualora vi siano ipotesi che coinvolgano cittadini italiani, per ottenere i dati è sufficiente, ma comunque è necessario, inoltrare un provvedimento di acquisizione emesso dall’autorità giudiziaria italiana secondo procedure concordate”.
Secondo Zazzera, però, la risposta di Vito è tutt’altro che rassicurante e rappresenta il segnale del potere e della paura che, anche in Italia, fa la Rete, la quale – ha detto il parlamentare IDV – “nei regimi che controllano l’informazione e il sistema radiotelevisivo, resta l’ultimo strumento di libertà attraverso il quale comunicare, scambiarsi informazioni e dare notizie”.