Agenda Digitale: abolire il roaming, aprire l’accesso ai contenuti. La ricetta di Neelie Kroes per il mercato unico

di Alessandra Talarico |

Secondo Neelie Kroes, servono riforme se non si vorrà restare ai margini dell'economia del futuro, basata sulle infrastrutture digitali e su un mercato che assicuri a tutti i cittadini e alle imprese le stesse regole e le stesse prestazioni.

Europa


Neelie Kroes

La vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l’Agenda Digitale Neelie Kroes, intervenendo all’evento londinese dedicato al ‘Business per la nuova Europa’, ha puntato il dito sulla ‘oscurità digitale’ del Vecchio Continente causata, a suo dire, da diversi fattori che spaziano dalle ‘obsolete’ tariffe di roaming  alla confusione che deriva dal non sapere chi detiene i diritti su cosa.

Eppure, secondo la Kroes, è proprio sulla creazione di un mercato unico digitale che dovrebbe concentrarsi l’attenzione di tutti, a maggior ragione in questo momento di “austerità”, in cui – ha affermato – “…non riuscire a stare al passo con gli sviluppi dell’economia digitale che portano alla crescita, minaccia la ripresa a lungo termine dell’Europa”.

 

Servono, dunque, riforme se non si vorrà restare ai margini dell’economia del futuro, basata sulle infrastrutture digitali e su un mercato che assicuri a tutti i cittadini e alle imprese le stesse regole e le stesse prestazioni.

Un “livello di ambizione”, ha detto la Kroes che pervade sia la riforma ‘Single Market Act‘ introdotta da Michel Barnier, sia l’Agenda Digitale che “vogliono e devono per forza essere riforme veramente globali” se si vogliono eliminare le storture derivanti dalla frammentazione del mercato.

“Oggi, ad esempio, una compagnia specializzata in apparecchiature per l’eHealth ha bisogno di 27 certificati se vuole lavorare in tutti i 27 Stati membri” e non è certo questo, ha aggiunto la Kroes, il modo per stimolare lo sviluppo dell’eHealth o per affrontare l’invecchiamento della popolazione.

Allo stesso modo, il Commissario ha ribadito l’assurdità delle tariffe di roaming per i cellulari: “…non c’è ragione – ha detto – perchè il costo per accedere a internet da uno smartphone debba aumentare di 10-20 volte quando si entra nel tunnel sotto la Manica o si va a un matrimonio in Spagna”.

 

Anche se non sarà facile, ha ammesso la Kroes, bisogna partire dall’apertura dell’accesso ai contenuti online, aggiornando il sistema delle licenze nazionali, che finora altro non ha fatto che creare dei  “muri di Berlino culturali” , non riuscendo a stare al passo con la radicale trasformazione generata dalla digitalizzazione e con il risultato di scontentare tutti, soffocando i creatori e lasciando i consumatori a mani vuote.

Secondo la Kroes va allo stesso tempo combattuta anche la pirateria, così da permettere un’equa remunerazione dei titolari dei diritti e dare alle offerte legali le giuste possibilità di successo. E non si tratta, comunque, solo di una questione limitata al mercato o alle implicazioni economiche: “pensate – ha detto – ai tesori inaccessibili al grande pubblico perchè non si riescono ad identificare i titolari dei diritti delle opere. Queste opere ‘orfane’ sono bloccate nel buio digitale quando potrebbero essere sui display digitali a disposizione delle future generazioni”.

 

Una disfunzione che, per la Kroes, “deve finire: abbiamo bisogno – ha detto – di un quadro legale semplice e dalla parte dei consumatori, per rendere i contenuti digitali accessibili in tutta la Ue”.

A beneficiare del cambiamento saranno, in particolare, le piccole imprese, che sono anche il cuore pulsante delle economie di molti Stati membri e per le quali internet rappresenta un’opportunità senza precedenti. Eppure le attività di questa miriade di piccole aziende sparse per l’Europa continuano a essere frustrate dalla reticenza dei consumatori, causata a sua volta dai mille piccoli inconvenienti legati alle transazioni online tra uno Stato e l’altro: siti che non accettano il tipo di carta di credito, fornitori che non consegnano all’estero, poca chiarezza sul trattamento dei dati personali e così via.

 

Tutti fattori che continueranno a bloccare il commercio digitale anche se ci sarà la migliore infrastruttura possibile alla sua base. Bisogna, dunque, cominciare col costruire la “fiducia nel digitale”, rafforzando la protezione della privacy, combattendo ogni tipo di minaccia alla sicurezza, investendo in competenze e accesso.

“Tutto questo – ha sottolineato ancora la Kroes – dimostra che l’Agenda Digitale non è semplicemente una lista di azioni da spuntare nei documenti politici di Bruxelles: è davvero un nuovo modo di lavorare…abbiamo mobilitato un sacco di interesse, fissato alcuni obiettivi molto difficili e iniziato a prendere iniziative concrete…ma ogni giorno è un cammino in salita e io so quanto è importante essere chiari nel giudicare i limiti dell’azione di governo: il nostro lavoro, a livello europeo, è di fissare le condizioni e unire le parti così da massimizzare i benefici. Ma spetta ai governi nazionali e, ancor più, al settore privato realizzare la gran parte del lavoro. Vale la pena ricordare – ha concluso – che quasi tutta l’Agenda digitale è basata sulla collaborazione e sul lavoro di squadra e sono sicura che siamo sulla strada giusta”.

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