Facebook: dopo le beffe a Sarkozy e Zuckerberg, introdotte nuove misure di sicurezza

di Alessandra Talarico |

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Facebook, con una mossa arrivata decisamente in ritardo, ha deciso di consentire agli utenti di criptare l’uso del sito per evitare agli ‘spioni’ di intercettare e raccogliere tutte le informazioni inviate da e verso il social network. Una decisione che avrebbe tra l’altro evitato la beffa ai danni prima del presidente francese Nicolas Sarkozy, poi proprio del fondatore del sito, Mark Zuckerberg, il cui profilo è stato violato ieri dai pirati informatici, ma i cui vantaggi si estenderanno a tutti gli utenti.

La novità è stata annunciata sul blog del sito e permetterà di secretare non solo la fase del login, ma anche l’intera sessione di navigazione sul social network, così da impedire eventuali violazioni del profilo o furti d’identità attraverso Firesheep e altri strumenti di ‘spionaggio’ che permettono ai pirati di intercettare tutti i dati inviati da e verso il sito dopo la fase di login.

La società ha fatto sapere che questa nuova possibilità potrebbe rallentare il caricamento della pagina. Molte applicazioni prodotte da terze parti, inoltre, non supportano l’https. Un problema che si sta comunque tentando di risolvere.

Allo stesso modo, Facebook spera di introdurre la possibilità di criptare la navigazione sul sito come impostazione di default, così come Google ha fatto con la posta di Gmail.

 

Per combattere lo spam ed evitare violazioni degli account, Facebook introdurrà anche un metodo di ‘autenticazione sociale’, una sorta di ‘Captcha’ basato però non sul riconoscimento delle lettere quanto su quello degli amici: il sistema proporrà all’utente di abbinare i nomi degli amici alle loro foto, così da certificare che chi sta usando il profilo è una persona non una macchina.

“La maggior parte degli utenti Facebook non ha mai avuto problemi di sicurezza”, ha affermato Alex Rice che si occupa proprio della sicurezza del sito.

Se, tuttavia, ci accorgiamo di attività sospette su un profilo, come ad esempio l’accesso un giorno dal Canada il giorno dopo dall’Australia, potremmo chiedere verifiche sull’identità così da essere sicuri che non stiano avvenendo compromissioni”.

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