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Perdere il telefonino è un’eventualità che ci mette subito in agitazione ma, se fino a pochi anni fa a preoccuparci era il pensiero di perdere i numeri della rubrica o che un estraneo leggesse i nostri messaggi, oggi, dopo l’avvento degli smartphone, smarrire il dispositivo ha implicazioni molto più pesanti.
I moderni cellulari, infatti, contengono tantissimi dati personali e si sono via via trasformati in una sorta di portafogli digitale, che ci consente di gestire il nostro conto corrente, trasferire denaro, fare piccoli pagamenti, utilizzare il dispositivo come carta di credito.
Perderli, insomma, permetterebbe a chiunque di impossessarsi di questi dati e, con la crescente diffusione di iPhone, BlackBerry, Android, un sacco di persone è a rischio ma, nonostante questo, la CNN si dice sicura che entro pochi anni gli smartphone prenderanno il posto della carta di credito, come i Cd hanno sostituito il vinile.
Solo negli Usa, lo scorso anno, i servizi di mobile banking sono stati utilizzati da 17,8 milioni di persone, che quest’anno dovrebbero diventare 27,4 milioni e nel 2013 oltre 53 milioni.
Secondo la società di ricerca TowerGroup, l’uso di questi servizi crescerà del 55% nel 2012, mentre Aite Group prevede che il mercato delle transazioni mobili raggiungerà nel 2015 un valore di 22 miliardi di dollari, da 16 miliardi di dollari del 2010, grazie alla crescente diffusione di cellulari dotati di tecnologia NFC per abilitare i piccoli pagamenti via cellulare (in arrivo anche il nuovo Nexus di Google) e all’ingresso nel settore dei pagamenti mobili di big quali Visa, MasterCard, Google, Bank of America, Citi e altri grandi gruppi.
Non a caso, gli attacchi hacker ai sistemi operativi mobili nel 2010 hanno raggiunto un nuovo picco: i criminali hanno fiutato ‘l’affare’ e gli attacchi diretti solo ad Android sono più che quadruplicati. Secondo eMarketer il numero di utenti smartphone crescerà del 22% nel 2011, anno in cui molti degli attacchi sfrutteranno i browser mobili di iPhone, iPad e dei dispositivi basati su Android. Questi ultimi, in particolare, presenterebbero delle falle in grado di consentire agli hacker di rubare informazioni personali e persino di registrare le conversazioni.
Secondo l’Identity Theft Resource Center, “…gli smartphone sembrano sempre più dei piccoli computer e contengono una quantità incredibile di informazioni personali. I proprietari, quindi, corrono rischi sempre maggiori di pari passo con l’evoluzione tecnologica”. Man mano, insomma, che i prezzi di questi dispositivi continueranno e scendere e sempre più persone li acquisteranno, i pericoli aumenteranno, perchè i criminali sanno bene quanto è importante seguire le nuove tendenze anche in ambito tecnologico.
Gli esperti sottolineano inoltre che per il telefonino non valgono gli stessi accorgimenti di sicurezza validi per il Pc: certo, avere una buona password di accesso può aiutare, ma si tratta di un tipo di protezione poco efficace. YouTube, ad esempio, è pieno di video che spiegano come craccare uno smartphone.
Se si utilizzano, quindi, servizi di mobile banking o di pagamento mobile, bisognerebbe investire in un buon antivirus e verificare i sistemi di sicurezza utilizzati dalla nostra banca. L’associazione bancaria italiana (ABI), ad esempio, a dicembre ha stretto un accordo con la Polizia Postale e delle Comunicazioni per lo sviluppo di un piano di collaborazione orientato alla rilevazione, alla prevenzione e al contrasto dei crimini informatici nel settore dei servizi di home banking e dei mezzi di pagamento elettronico.
In Italia, fa sapere l’ABI, i conti abilitati via “telefonino” sono 6,2 milioni, pari al 19% del totale, con una crescita del 31% rispetto al 2008. Le operazioni più frequenti via cellulare sono: le richieste di informazioni (circa 6 milioni, 130 mila delle quali relative ad operazioni di trading), le ricariche telefoniche (2,1 milioni) ed i bonifici (circa 190 mila).
Forse, però, è ancora presto per avallare lo scenario proposto dalla CNN, secondo cui sempre più persone tenderanno a lasciare a casa il portafogli visto che ormai basta il cellulare. Cambiare del tutto abitudini, richiederà probabilmente ancora più di qualche anno.