Unione Europea
La Ue ha recentemente raccomandato al Consiglio dei ministri Ue delle tlc di favorire la diffusione di internet in Europa, accogliendo la proposta formulata a settembre dalla Commissione che spera di ottenere entro il 2013 la liberalizzazione dello spettro per la banda larga wireless.
E mentre i Paesi Ue procedono nel passaggio dalla Tv analogica a quella digitale terrestre, il dividendo digitale diventa sempre più un argomento economico e politico di peso.
Il quadro giuridico relativo alla gestione dello spettro radioelettrico assume una notevole importanza. Argomento al centro dell’ultimo Rapporto IRIS dell’Osservatorio Ue dell’Audiovisivo, che fa parte del Consiglio d’Europa, redatto da David Korteweg e Tarlach McGonagle dell’Institute for Information Law (IViR) di Amsterdam.
Nella prima parte del Rapporto, gli autori analizzano i diversi quadri regolamentari, europei e internazionali, per la gestione dello spettro radioelettrico.
L’analisi riguarda le disposizioni adottate da diversi organismi come il Consiglio d’Europa, l’Organisation for Security and Co-operation in Europe (OSCE), l’International Telecommunications Union (ITU) e anche la Ue, per studiare i diversi approcci all’argomento del dividendo digitale.
Nelle conclusioni si osserva che se alcune strutture, come il Consiglio d’Europa o l’ITU, propongono una serie di raccomandazioni e indicazioni di best practices per gestire lo spettro, per la parte regolamentare bisogna necessariamente far riferimento alla Decisione della Ue sullo spettro radioelettrico e alle disposizioni del Pacchetto telecom che prevedono un’assegnazione del dividendo digitale con conseguenti vantaggi economici e sociali.
La seconda parte del Rapporto considera i recenti orientamenti politici nella gestione dello spettro, commentando che negli ultimi anni s’è affermata l’importanza di un approccio coordinato a livello europeo. In uno Studio, richiesto dalla Commissione nel 2009, è emerso che se prima del 2015 i Paesi Ue riuscissero ad accordarsi sulla gestione del dividendo digitale, in 15 anni i benefici economici passerebbero da 17 a 44 miliardi di euro.
Negli ultimi 2-3 anni, infatti, la maggior parte delle decisioni politiche adottate punta a coordinare a livello europeo le date strategiche, come per esempio il calendario che segna il passaggio al digitale terrestre (La Commissione Ue ha fissato la deadline al 1° gennaio 2012).
Altro importante punto di accordo tra Paesi Ue dovrebbe essere quello riguardante l’uso efficace della Banda 800 Mhz per reti e servizi di comunicazione elettronica e della banda larga.
Il Radio Spectrum Policy Group ha fissato al 2015 la data ultima per rendere disponibile questa banda ai fornitori di servizi wireless, pur riconoscendo che il processo potrà subire ritardi a causa delle difficoltà legate al coordinamento delle frequenze con i Paesi confinanti con la Ue.
Korteweg e McGonagle sostengono che non si tratta di interrogarsi sull’opportunità o meno di un’azione congiunta, ma piuttosto di determinare in quale misura l’armonizzazione sia indispensabile per raggiungere questi obiettivi.
Il Rapporto approfondisce anche lo stato di avanzamento del passaggio al digitale terrestre nei Paesi dell’Est Europa e anche un focus su i cinque mercati chiave della Ue: Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna.