Italia
La Fapav (Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva) ha presentato la Ricerca realizzata da Ipsos sulla pirateria audiovisiva in Italia. I dati sono stati presentati da Nando Pagnoncelli, Presidente Ipsos mentre l’evento è stato moderato da Fabrizio Del Noce e sono intervenuti come relatori Filippo Roviglioni, presidente Fapav; Nicolas Seydoux, Presidente dell’associazione antipirateria francese ALPA (Association de lutte contre la piraterie audiovisuelle); Stefano Mannoni, Commissario Agcom; Fabio Benigni, Segretario Nazionale UILCOM.
La ricerca analizza il fenomeno italiano della pirateria audiovisiva e mostra gli ultimi allarmanti dati. Secondo Ipsos, infatti, il 37% del campione intervistato, rappresentativo della popolazione italiana, ha fruito di copie pirata di contenuti audiovisivi nel corso dell’ultimo anno.
L’incidenza della pirateria è cresciuta, quindi, del 5% rispetto alla precedente ricerca del 2009. Nello specifico la pirateria digitale è aumentata del 3%, come quella fisica, mentre la pirateria indiretta è aumentata del 5%.
Si stima che, nel corso dell’ultimo anno, sono stati commessi 384 milioni di atti di pirateria audiovisiva, con una crescita di quasi 30 milioni rispetto alla rilevazione precedente.
Riferendosi alla sola pirateria fisica e digitale, gli atti di pirateria raggiungono i 256 milioni.
‘Sono dati allarmanti – ha dichiarato Filippo Roviglioni-, basti pensare all’evasione fiscale che c’è dietro queste dinamiche. In passato le norme sulla privacy ci hanno impedito di adottare strumenti efficaci. Ora però confido nel testo presentato dall’Agcom a metà dicembre, che rappresenta una prima bozza che, dopo un dibattito con i diversi attori del settore, potrebbe mettere in atto nuovo metodi per combattere il fenomeno”.
Per Pagnoncelli, “tra le cause della crescita c’è sicuramente la diffusione della banda larga, nonché le dinamiche legate alla crisi economica, che spingono gli italiani a restare a casa, dove da soli o in compagnia spesso ci si intrattiene anche con audiovisivi pirata“.
La ricerca analizza anche l’impatto economico della pirateria, stimato intorno a 500 milioni di euro persi per i canali legali. Tra i canali legali il maggior danno economico è subito dalla vendita (150 milioni) e dal noleggio (130 milioni) dei supporti ottici mentre per il cinema il valore perso è di oltre 100 milioni.
Tre le tre forme di pirateria prese in considerazione, con il 42%, la più diffusa continua ad essere quella fisica, legata all’acquisto di dvd contraffatti o alla loro duplicazione casalinga; subito dopo, con il 34 %, c’è quella digitale, che comprende le diverse forme di download e streaming. Mentre quella secondaria, che si risolve nel prestito di una copia illegale o semplicemente nella fruizione di quest’ultima a casa di conoscenti, si ferma al 24%. I dati, relativi ai film vanno completati con quelli sulle serie tv, fruiti attraverso copie pirata dal 13% del campione, e sugli altri programmi, compresi gli eventi sportivi, che invece non superano l’11%.
Positivo il giudizio sulla qualità del materiale, tra il 30 e il 40% dei fruitori si dichiara molto soddisfatto, anche se le copie illegali acquistate fisicamente vengono valutate meno positivamente dei contenuti reperiti negli altri modi. Una volta viste le copie pirata vengono distrutte da pochissime persone, mentre il 54% dei fruitori dichiara di archiviarle e poi di prestarle o regalarle ad altri.
Il pirata italiano tipo viene descritto da Ipsos come un giovane tra i 15 e i 34 anni, con un livello di istruzione medio alto e alte dotazioni tecnologiche.
Risulta in costante aumento la percezione del reato da parte del fruitore illecito: ben il 70% dei pirati è infatti consapevole del fatto che la pirateria sia un reato sancito dalla legislazione italiana. Si tratta di una percentuale in crescita di 9 punti rispetto alla precedente edizione della ricerca.
A tal proposito, tra le varie forme di deterrenza proposte, l’83% dei pirati ritiene che la denuncia penale sia un deterrente efficace. Sono ritenuti efficaci deterrenti anche le forti multe (78%), il possibile distacco dalla rete (77%) e l’avviso di violazione da parte degli Operatori Internet (73%).
Dalle dichiarazioni rilasciate dagli intervistati sembra che il 3D sia in grado di ridurre il fenomeno della pirateria del 6%.
Più del 70% dei pirati si è inoltre dimostrato interessato alla possibilità di vedere un nuovo film contemporaneamente su tutti i mezzi e in contemporanea agli altri Paesi.
In entrambi i casi si rileva una significativa diminuzione della propensione alla pirateria, del 24 % nel caso in cui un nuovo film venisse distribuito contemporaneamente su tutti i mezzi e del 17% nel caso in cui il film venisse distribuito contemporaneamente in tutto il mondo.
La pirateria fisica si accentua al centro sud, mentre quella digitale è più forte nel nord e nei piccoli centri. La metà dei pirati, se non avesse potuto ottenere copie non ufficiali, non avrebbe fatto niente, se non aspettare la messa in onda nelle diverse forme di televisione (gratis o meno); mentre il restante 50% sarebbe ricorso al noleggio, al cinema o all’acquisto dei contenuti in questione.
Il risparmio, la comodità (“semplice, veloce e fruibile come e quando voglio”) e la possibilità di ottenere prodotti non reperibili in altri modi sono tra le prime cause della diffusione della pirateria.