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Privacy: più flessibilità nella direttiva Ue ‘anti-cookies’. Per le web company nessun obbligo di chiedere consenso informato

Unione Europea


Gli Stati Ue hanno tempo fino a maggio per emanare una legge nazionale che recepisca una direttiva europea volta a proteggere i dati personali in tutti i settori, in particolare nelle comunicazioni elettroniche ma le web company, secondo il Wall Street Journal, possono stare tranquille: secondo un documento segreto, redatto per fornire ai governi una guida ufficiale per l’implementazione della direttiva, non ci sarà nessuna clausola ‘opt-in‘. Non si presenterebbe, dunque, l’obbligo per i fornitori di contenuti internet – come Google o Facebook – di chiedere il consenso esplicito degli utenti prima di scaricare e memorizzare i dati personali attraverso i famigerati cookies (codici che collezionano i dati di navigazione di un utente) .

Sarà sufficiente, secondo quanto scritto in questo documento, “impostare un browser o un’altra applicazione” perché abiliti o meno i cookies e non sarà necessario “ottenere il consenso per ogni singola operazione di accesso o di memorizzazione dei dati sul dispositivo dell’utente se le informative iniziali e il consenso già coprono ulteriori utilizzi delle informazioni”.

 

La comunicazione della Ue nasce dalla necessità di far fronte ai problemi legati alle pratiche messe in atto da web company come Google, Yahoo! e Facebook.
Quest’ultimo è nel mirino di diverse autorità nazionali per non essersi adeguato, come hanno fatto invece altri social network, ai rigidi paletti della Commissione in fatto di privacy e, in particolare, per il fatto che i profili immessi nel sito non possono essere cancellati definitivamente – in barba al cosiddetto ‘diritto all’oblio’ – e che le foto pubblicate possono essere usate e taggate anche da altri utenti, senza la possibilità di rimuoverle.
I guai di Google, invece, sono aumentati dopo che la società ha rivelato che le auto utilizzate per catturare le immagini per il servizio Street View hanno anche collezionato frammenti di informazioni private dalla reti Wi-Fi incontrate sul loro cammino.
Nel mirino della Ue, quindi, anche il behavioural advertising che monitora la navigazione degli utenti per realizzare spot ‘su misura’: la pubblicità comportamentale è legata all’uso dei ‘cookies’ e le web company sostengono che il loro utilizzo sia già regolamentato dalla Direttiva Ue sulla Privacy, ma urgono, secondo la Commissione, anche in questo caso regole più rigide.

 

Il testo inviato ai governi, dunque, lascia maggiore spazio all’interpretazione di quanto inizialmente temuto e le web company hanno accolto con favore questa elasticità, la cui mancanza, hanno detto più volte, avrebbe messo in discussione l’intero funzionamento dei siti basati sulla pubblicità. Il documento, nota sempre il WSJ, avalla anche esplicitamente il concetto di ‘autoregolazione’: “I servizi della Commissione ritengono che l’industria possa elaborare innovative soluzioni tecniche” per tutelare il diritto alla riservatezza dei cittadini.

Un diritto “fondamentale” per l’esecutivo europeo, che vuole garantirlo con norme chiare, trasparenti e coerenti, ma evidentemente più leggere di quanto inizialmente previsto.

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