Editoria: i tablet salveranno il settore? Vendite ancora basse mentre si cerca un modello economico che metta d’accordo editori e distributori

di Raffaella Natale |

La gratuità dell’informazione online, che ha messo in crisi la carta stampata, potrebbe cedere il passo a nuovi modelli a pagamento.

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I tablet risolleveranno le sorti dell’editoria? Ne sono convinti gli operatori di settore che, davanti alla crisi del mercato dovuta anche alla gratuità dell’informazione su internet, pensano di riconquistare i lettori puntando sui dispositivi mobili, iPad in testa.  

Sono, infatti, ormai numerosi i quotidiani e le riviste, nazionali e internazionali, disponibili sulla ‘tavoletta’ Apple più desiderata del momento.

La maggior parte dei quotidiani propongono due versioni: una gratuita, con contenuti simili a quelli disponibili in rete, e una a pagamento spesso corredata da foto, video, file musicali e aggiornata più volte nel corso della giornata.

 

Patrick Hurel, responsabile per la pubblicità digitale di Le Figaro, ha sottolineato come gli utenti, contrariamente a quanto avviene per il web, siano disponibili a pagare per avere l’informazione sul proprio tablet come riporta anche uno Studio secondo il quale chi possiede l’iPad spende in media 27 euro al mese per comprare contenuti.

 

Si avvicina la fine della gratuità dell’informazione online? I tablet potrebbero, infatti, mettere in crisi quel modello economico che ha messo in ginocchio la stampa, causando una caduta vertiginosa delle entrate.

 

“Internet non porta alcun guadagno agli editori“, ha commentato Xavier Romatet, CEO di Condé Nast France (Vogue, QG e Glamour), a margine di una conferenza organizzata a dicembre da Les Echos.

 

Tuttavia c’è da osservare che i prezzi dei tablet sono alti. Per avere un iPad ci vogliono almeno 499 euro e per il tablet di Samsung, Galaxy Tab, 699 euro, entrambi, però, disponibili a un costo inferiore se si decide di abbonarsi ai servizi di un operatore telefonico.

Ma nonostante le incoraggianti previsioni di Gfk, che parla di 100-150 mila tablet venduti nel solo mese di dicembre, i dati restano deludenti: Orange ha indicato d’averne venduto solo 30 mila durante le feste, Apple si rifiuta di comunicare le cifre e Samsung un po’ meno di 50 mila.

 

Restano, quindi, ancora segreti i numeri dei lettori regolari. In Francia Géo, che vende ogni numero a 4,99 euro, è stato scaricato 10 mila volte in otto mesi.

Negli Stati Uniti, dopo una partenza in pompa magna l’estate scorsa, gli acquisti per iPad di riviste come Wired o Vanity Fair sono crollati.

 

In ogni caso, per Rolf Heinz, CEO di Prisma Presse, i tablet sono destinati a cambiare gli scenari futuri: “Entro 2-3 anni i tablet saranno presenti nel 20% delle abitazioni“.

 

Un esperto del settore evidenzia che l’abbondanza di tablet e formati obbligheranno le testate a moltiplicare le applicazioni. A questo si aggiunga il costo di sviluppo di un’applicazione che è di almeno 30 mila euro e la “condivisione delle entrate” con Apple e Google ai quali va il 30% del prezzo dell’applicazione o di un numero.

Secondo Romatet, infatti, “c’è un problema di redistribuzione delle entrate tra editori e distributori, i quali prelevano dei tassi incompatibili con la redditività del nostro modello economico”.

 

Ma gli editori restano ottimisti. Hurel ha dichiarato che Le Figaro ha già chiuso accordi con 25 inserzionisti per le applicazioni gratuite su tablet che hanno generato nel 2010 “diversi milioni di euro” di fatturato.

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