FNSI: crisi della stampa, la soluzione arriva da internet. Maggiori investimenti in eAdvertising e giornalisti più multimediali

di Raffaella Natale |

Franco Siddi (FNSI): ‘La sfida è allargare la base produttiva, distribuendo l'informazione su varie piattaforme’.

Italia


Editoria web

Serve un patto tra sindacato e imprese per evitare che la crisi occupazionale si trasformi in crisi sociale‘. Lo ha detto il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi, a margine del convegno sul futuro dell’informazione che fa da prologo al congresso di Bergamo.

‘Dobbiamo far capire agli editori che non siamo competitori, vogliamo agire nel cambiamento, ma salvaguardando i diritti – ha aggiunto Siddi -. La sfida è allargare la base produttiva, distribuendo l’informazione su varie piattaforme. Vorremmo finalmente vedere giornalisti assunti nei nuovi media. Contro il precariato non bastano ricorsi al tribunale, che sono una sorta di pronto soccorso, la cosa importante è lavorare sulle regole, perché il contratto è una ricchezza sia per noi sia per le imprese’.

L’altra sfida fondamentale è quella sulla ‘democrazia dell’informazione – ha concluso Siddi – per far questo serve una grande battaglia culturale, perché se pensiamo che l’informazione è solo quella di parte, siamo tutti un pò più poveri”.

 

Carlo De Benedetti, presidente onorario del gruppo L’Espresso, ha commentato che “ci sono due sciocchezze che il tempo ha dimostrato essere tali. La prima è che i giornali di carta spariranno, la seconda è che non sono necessari i giornalisti. I giornali non moriranno ma non stanno per nulla bene, la situazione è difficile”.

Il Gruppo L’Espresso ha l’obiettivo di raggiungere il 20% dei propri ricavi entro tre anni dalla pubblicità su internet. “Il Financial Times ottiene una quota rilevante dei suoi ricavi dalla pubblicità su internet. Noi siamo ancora lontani però il mio gruppo ha l’obiettivo di arrivare al 20% dei ricavi totali attraverso la pubblicità su internet in tre anni”.

 

De Benedetti ha poi spiegato che le cause della crisi sono varie: i giovani hanno abbandonato i giornali preferendo internet e televisione, nel 2009 la media delle copie giornaliere è scesa sotto i 5 milioni come era nel 1939 quando eravamo un Paese agricolo. La pubblicità nel 2009 è diminuita del 16% e in un decennio i ricavi dei quotidiani sono scesi del 20%.

“A questo – ha detto De Benedetti – si deve reagire con un unico motto: innovare e per questo è necessaria un’alleanza tra gli editori e i giornalisti’.

“E’ sbagliato pensare che i giornalisti non servono perché l’informazione deve puntare sempre di più su approfondimenti, idee, storie e interpretazioni che possano spiegare notizie. Per questo sono necessari i giornalisti. Oltretutto va ricordato che la qualità dell’informazione è un indice della qualità della democrazia’.

 

E come devono essere i giornalisti del futuro?

La risposta è arrivata da Fedele Confalonieri presidente di Mediaset: “Devono diventare multimediali e digitali’.

E’ questa la sfida che hanno di fronte i professionisti dell’informazione. Un discorso che ‘vale non solo per i giornalisti della tv, ma anche per quelli della carta stampata’.

Tutto ciò, secondo Confalonieri, rappresenta una mossa obbligata per un settore come quello dell’editoria alle prese con profondi mutamenti: ‘Con la trasformazione tecnologica dovuta a internet e al digitale abbiamo preso atto che dovevamo ampliare l’offerta’‘.

Per farlo, però, occorre chiedere ai giornalisti “flessibilità e capacità di trasformarsi”. Ed è per questo che in Mediaset ‘‘ci si è convertiti’‘, dato che ‘‘siamo riusciti a fare accordi molto importanti con i nostri rappresentanti sindacali che hanno capito il momento storico’‘. Da Confalonieri un appello rivolto agli addetti ai lavori: ‘Bisogna guardare anche indietro e lanciare un monito a chi fa il celodurista sia da una parte che dall’altra’.

 

Per il presidente di Rcs MediaGroup, Piergaetano Marchetti, bisogna prevedere nuove competenze, “non soltanto l’aggiornamento di quelle esistenti‘.

Secondo Marchetti, che ha sottolineato come “lo slogan dell’innovazione non deve diminuire la qualità del lavoro”, la necessità del gruppo da lui guidato a ricorrere a nuove professionalità è dovuta “anche grazie ai sacrifici fatti sul piano dell’occupazione e dei rapporti aziendali in questi anni”.

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