Telecom Italia. Interpellanza di Elio Lannutti al Senato: ‘Il Governo accerti la verità sulle colpe degli ex vertici’

di Alessandra Talarico |

La vicenda Telecom al centro anche del botta e risposta tra Minzolini e Mentana sullo 'stravolgimento' dell'intervista a Franco Lombardi dopo la consegna al 'direttorissimo' del Tg1 del Tapiro di Striscia la Notizia.

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Marco Tronchetti Provera

La questione Telecom Italia è approdata in Parlamento: il senatore IDV Elio Lannutti ha infatti presentato un’interpellanza per chiedere quali misure urgenti il Governo intenda assumere per accertare la verità dei fatti inerenti alla gestione Tronchetti-Bondi-Buora-Ruggiero – definita “scandalosa”  – ed evitare che “grandi aziende, patrimonio del Paese, possano essere saccheggiate e depauperate”.

 

Non si placano, quindi, le polemiche dopo la decisione degli attuali vertici di non procedere con un un’azione di responsabilità contro Marco Tronchetti Provera, l’ex numero uno di Telecom Italia, che nell’interpellanza Lannutti accusa  di “aver depauperato e saccheggiato un’azienda florida sia nel patrimonio immobiliare che nella vendita di importanti partecipate”.

La vicenda è stata anche al centro del botta e risposta tra il direttore del TG1 Augusto Minzolini e quello del TG La7 Enrico Mentana, dopo che il presidente Presidente di Asati (Associazione Azionisti Telecom Italia) Franco Lombardi ha accusato il telegiornale della prima emittente pubblica di aver mandato in onda un’intervista strumentalizzata e distorta rispetto a quella registrata e il ‘direttorissimo’ si è visto recapitare un Tapiro d’Oro dall’inviato di Striscia la Notizia Valerio Staffelli.

L’intervista, ha denunciato Lombardi, verteva sulla “scandalosa situazione finanziaria e giudiziaria” che l’attuale amministrazione ha ereditato dalla precedente. Telecom Italia, evidenziava Asati, “…nel 2001 aveva un debito di 20 miliardi di euro e un rapporto debito/ebitda di 1.5 come i migliori player mondiali. Arrivato Tronchetti, sono state vendute oltre 20 partecipate all’estero; il debito è salito a 40 miliardi in seguito alla fusione con Olivetti e al riacquisto delle minorities di Tim per oltre 12 miliardi di euro e il rapporto deb/ebitda è salito a oltre 3.2 mettendo a rischio l’equilibrio finanziario, operazioni fatte per gli interessi dei soci di controllo; sono stati venduti immobili strategici , come il progetto Magnum, immobili sedi di centrali Telefoniche , a fondi partecipati anche da Pirelli RE di cui non conosciamo i prezzi di trasferimento e i canoni di locazione particolarmente onerosi per i bilanci futuri”.

 

Nell’intervista andata in onda, invece – dice Lombardi – “…è stato lasciato completo spazio a Tronchetti e ne è risultato un giudizio fortemente negativo sull’attuale gestione Bernabè”. Le perplessità sollevate da Lombardi circa la correttezza del servizio andato in onda su Rai 1 sono state quindi rilanciate anche da Enrico Mentana che ha accusato Minzolini di aver strumentalizzato l’intervista “…per attaccare La7 e il Tg rivale, divenuto un competitor sempre più temibile”.

 

Tra il 2001 e il 2007, durante la gestione di Tronchetti Provera, diversi sono stati gli scandali che hanno colpito la società: il caso dei dossier illegali che ha coinvolto l’ex capo della security Giuliano Tavaroli; le frodi fiscali delle controllate di Telecom Italia Sparkle, l’intestazione di sim card false e le vendite anomale di servizi premium e terminali. Un elenco di operazioni, sottolinea Lannutti nella sua Interpellanza, “…che hanno interessato le Procure di mezza Italia, che hanno provocato danni alla società e che sono state compiute quando le leve di comando del gruppo telefonico erano in mano alla Pirelli.”
 

Questa ricostruzione dei fatti è stata smentita dalla Pirelli, secondo cui Asati “…utilizza, ancora una volta, dati e informazioni errate o parziali con la finalità di rappresentare in modo artefatto la realtà”.

In una nota, il portavoce di Marco Tronchetti Provera fa sapere che: “In seguito alla fusione Telecom-Tim, l’indebitamento della società ammontava a 46,7 miliardi, che a fine dicembre 2006 si era ridotto a 37,3 miliardi di euro, un livello comunque inferiore a quello del settembre 2001. A fine 2006, il rapporto tra indebitamento netto ed Ebitda di Telecom Italia era inferiore a 3 (pari a circa 2,9) e sostanzialmente in linea con quello di Telefonica (2,8)”.
Sul tema dell’indebitamento, quindi, la nota ricorda che il 18 febbraio 2008, l’attuale amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, aveva dichiarato:“è stato fatto un eccellente lavoro di consolidamento che ci rende molto tranquilli e sereni anche nelle difficili condizioni che hanno caratterizzato i mercati negli ultimi mesi”, mentre riguardo le fusioni  Olivetti-Telecom e Telecom-Tim, lo stesso Bernabè, in un’intervista al Sole 24 Ore aveva dichiarato che le operazioni avviate nella precedente gestione “…hanno comportato anche un beneficio finanziario per tutti gli azionisti, ai quali sono stati “restituiti” 19 miliardi di euro per il riacquisto delle minorities di Olivetti (5,3 miliardi di euro) e TIM (14 miliardi di euro)”.
Riguardo invece l’andamento del titolo, la nota sottolinea che “…se guardiamo a tutto il periodo gestito da Marco Tronchetti Provera (1/10/2001 fino alla sua uscita 11/09/2006) il titolo Telecom è tra i migliori del settore: perde il 7,6%, rispetto a un indice Dj Stoxx TLC in calo del 5,5%. Vodafone, nello stesso periodo, perde il 21%, DT il 29.9%, BT il 6.1%. Solo Telefonica, in tale periodo, ha una performance migliore. Dopo l’uscita di Marco Tronchetti Provera (settembre 2006), fino alla cessione di Olimpia, il titolo sconta il periodo di transizione con una performance debole rispetto ai peers: l’indice DJ Stoxx TLC registra un +41.8%, Vodafone +61.2%, Telefonica +69.1%, DT +20.4%, BT +26.2%, Telecom Italia -5.1%”.

 

La nota, infine, sottolinea come la maggior parte delle operazioni relative alla cessione di immobili  siano state effettuate prima del 2001 e che la prima operazione effettuata dalla gestione Pirelli non abbia coinvolto Pirelli RE. Queste cessioni, inoltre, “…furono attentamente esaminate dal comitato per il controllo interno composto allora, come noto, da soli consiglieri indipendenti e la loro correttezza fu successivamente confermata anche dal Collegio sindacale e dall’internal audit. Telecom Italia reinvestì il ricavato nel core business con un rendimento (stimato a circa il 10,5-11%) superiore al costo degli affitti (stimato pari al 7-8%)”.

Operazioni analoghe, conclude la nota, “…sono state condotte da altri gruppi industriali e da altri operatori di tlc, tra cui France Telecom, Bt, Deutche Telekom, Kpn, Swisscom e Telenor”.

 

Punto, quest’ultimo, contestato sempre da Asati, che smentisce che la maggior parte degli operatori abbiano venduto gli immobili sedi delle centrali telefoniche: “Quelli che lo hanno fatto, prima hanno spostato le centrali in altre sedi compattandole e poi hanno venduto le centrali libere”, afferma Lombardi, sottolineando quindi che la nota diramata dalla Pirelli non rende conto del progetto Magnum (riguardante la cessione di immobili sedi di centrali telefoniche a società in pieno conflitto di interessi) né replica al conflitto di interessi, “sia quello iniziale sia quello ultimo”.

Molti, insomma, i punti di criticità che non trovano risposta alcuna nella ‘difesa’ Pirelli che, secondo Asati, omette di spiegare “quale sarebbe potuto essere la valorizzazione del titolo senza gli scandali e senza il deficit di immagine provocato per anni dal non voler riconoscere errori di valutazione nella scelta dei manager”, non replica “al negativo impatto che hanno avuto sui Bilanci 2008 e 2009 le azioni illegali”; non cita il “patteggiamento richiesto e ottenuto sia da Pirelli sia da Telecom Italia” e, in sintesi – conclude Lombardi – “…conferma tutti i dubbi e la richiesta di approfondimenti richiesti a Consob da Asati a partire dai chiarimenti relativi ai prospetti pubblicati in occasione della fusione Tim”.

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