Unione Europea
La Commissione europea ha adottato un’iniziativa per incoraggiare le amministrazioni pubbliche di tutti i paesi dell’Unione europea a valorizzare al massimo le potenzialità socioeconomiche delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. La comunicazione, dal titolo “Verso l’interoperabilità dei servizi pubblici europei“, ha l’obiettivo di definire un approccio comune che le amministrazioni pubbliche degli Stati membri dovrebbero adottare per aiutare i cittadini e le imprese a trarre i massimi benefici dal mercato unico dell’UE.
come informa la UE in una nota, per utilizzare tutte le possibilità offerte dal mercato unico, i cittadini sono spesso obbligati a presentare o raccogliere le informazioni e i documenti di cui necessitano per lavorare, viaggiare o studiare all’interno dell’UE e inviarli alle amministrazioni pubbliche di altri Stati membri. In una situazione analoga si trovano anche le imprese. Ecco perché è di vitale importanza che le amministrazioni forniscano servizi transfrontalieri di eGovernment efficaci ed efficienti, come indicato dal piano d’azione eGovernment che la Commissione ha adottato di recente, in conformità con l’Agenda digitale europea (MEMO/10/199 e MEMO/10/200).
La necessità di garantire un’effettiva interoperabilità è un elemento centrale dell’Agenda digitale, una delle iniziative faro della strategia Europa 2020. La comunicazione della Commissione presenta una strategia europea per l’interoperabilità e un quadro europeo di interoperabilità mirati a fornire orientamenti per le politiche delle pubbliche amministrazioni nel campo dell’Ict in tutta l’Unione.
Il vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic ha dichiarato: “Unione europea è sinonimo di cooperazione per creare condizioni quadro ottimali per le imprese e i singoli. In questo contesto è essenziale che le amministrazioni pubbliche europee svolgano un ruolo guida collaborando tra di loro. Ma ciò non è sufficiente: è necessaria anche una reale ed efficace interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni a tutti i livelli”.
Servizi elettronici pubblici europei: quali sfide?
Sempre più cittadini e imprese si avvalgono delle possibilità offerte dal mercato unico. I cittadini, tuttavia, sono spesso costretti a contattare o persino a recarsi presso amministrazioni pubbliche di altri paesi per consegnare o ritirare i documenti o le informazioni di cui hanno bisogno per lavorare, studiare o viaggiare all’interno dell’UE. Lo stesso dicasi per le imprese che intendono stabilirsi in più di uno Stato membro.
Per superare tali ostacoli (le cosiddette “barriere elettroniche“) le amministrazioni pubbliche dovrebbero essere in grado di scambiarsi le necessarie informazioni e di cooperare per garantire servizi pubblici transfrontalieri. Prerequisito perché ciò avvenga è l’interoperabilità delle amministrazioni pubbliche.
Molte amministrazioni pubbliche degli Stati membri hanno già adottato misure per migliorare l’interoperabilità a livello nazionale, regionale e locale ma, in assenza di un intervento congiunto degli Stati membri e della Commissione, l’interoperabilità a livello UE è destinata a restare una chimera. Per questo motivo negli ultimi anni la Commissione ha lavorato a una strategia e a un quadro comuni in cooperazione con gli Stati membri.
I servizi pubblici europei sono spesso il frutto di un’aggregazione dei servizi pubblici già erogati a vari livelli dalle amministrazioni pubbliche nei diversi Stati membri. La creazione di servizi pubblici europei sarà possibile soltanto se tali servizi saranno elaborati tenendo presente il principio dell’interoperabilità.
Verso l’interoperabilità dei servizi pubblici europei
Nell’Agenda digitale europea la Commissione si era impegnata a adottare una comunicazione relativa a due documenti fondamentali per promuovere l’interoperabilità delle pubbliche amministrazioni: la strategia europea per l’interoperabilità (SEI) e il quadro europeo di interoperabilità (QEI).
Beneficiari diretti di tale iniziativa sono le amministrazioni pubbliche degli Stati membri e i servizi della Commissione europea, che guadagneranno in efficienza al momento di istituire servizi pubblici europei e saranno più consapevoli del rischio di creare nuove barriere elettroniche qualora optino per soluzioni non interoperabili a livello dell’Unione. I cittadini e le imprese potranno beneficiare nelle loro attività quotidiane di servizi pubblici europei migliori ogniqualvolta desiderino intraprendere attività lavorative o ricreative oltre i confini dei rispettivi paesi.
I due documenti citati riconoscono il carattere multiforme dell’interoperabilità: giuridico, organizzativo, semantico e tecnico. Gli aspetti citati sono tutti egualmente importanti ma, grazie alla disponibilità di internet e al lavoro degli organismi di normalizzazione, progressi significativi sono già stati realizzati nell’ambito dell’interoperabilità tecnica per garantire l’apertura, favorire la riusabilità e promuovere la concorrenza.
La strategia europea per l’interoperabilità contribuirà a canalizzare gli interventi dell’Unione mediante un’adeguata struttura di governance e tramite politiche e iniziative comuni per creare un ambiente in cui le amministrazioni pubbliche possano scambiarsi informazioni in tutta sicurezza.
Il quadro europeo di interoperabilità consentirà alle amministrazioni pubbliche dell’Unione europea di applicare un approccio comune, adottando principi orientativi che consentano una genuina collaborazione tra amministrazioni pubbliche e modernizzando e razionalizzando al contempo i loro sistemi per fornire servizi pubblici di elevata qualità e a costi ridotti.
La Commissione europea invita gli Stati membri a proseguire la collaborazione per armonizzare le loro diverse iniziative in materia di interoperabilità dei servizi pubblici, tenendo conto della dimensione europea fin dalle prime fasi di elaborazione di nuovi servizi pubblici che potrebbero far parte in futuro dei servizi pubblici europei.
Per facilitare tale collaborazione è stato proposto un nuovissimo modello concettuale di servizi pubblici europei che consentirà di individuare in futuro sia gli ostacoli sia gli elementi che facilitano l’attuazione di tali servizi.
per quanto riguarda l’Italia, ieri il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta ha illustrato il considerevole stato di avanzamento del Piano eGovernment 2012 varato dal Governo lo scorso 21 gennaio 2009 con l’obiettivo di alimentare il processo di diffusione dell’ICT nel Paese.
“Sono lieto di comunicarvi – ha detto – due importanti risultati che dimostrano l’efficacia della nostra strategia per la digitalizzazione dei processi interni delle pubbliche amministrazioni, il miglioramento dei servizi pubblici online e la riduzione dei tempi e degli oneri per cittadini e imprese. Nel confronto europeo la Commissione riconosce infatti che siamo tra i Paesi con le migliori performance per l’eGovernment: primi per disponibilità e secondi per qualità dei 20 servizi online base”.
“A livello italiano, invece, il prossimo 20 dicembre presenteremo la mappatura su base territoriale dello stato di attuazione di tutte le iniziative del Piano e-Gov 2012”.
Entrando nel dettaglio, Brunetta ha ricordato come l’European eGovernment Benchmarking 2010 consideri 5 diversi livelli di sofisticazione: disponibilità online delle informazioni sulle procedure, possibilità di inviare o ricevere dati online, possibilità di inviare e ricevere dati online, possibilità del pagamento online, completa automatizzazione dei servizi online con conseguente eliminazione del back-office. “Applicando questa metrica – ha spiegato – la Commissione riconosce l’Italia come uno dei Paesi con le migliori performance per l’eGovernment. Ci colloca infatti al primo posto (insieme a Svezia, Austria, Portogallo e Malta) per la disponibilità dei 20 servizi online base e al secondo posto (insieme a Germania, Svezia e Portogallo) per il livello della loro qualità: la gran parte di questi ha infatti raggiunto il quinto e ultimo livello di sofisticazione, quello dell’automatizzazione e personalizzazione del servizio”.
Quanto all’Atlante 2010 dell’eGov che verrà presentato la prossima settimana, il ministro Brunetta ha anticipato che si articola in due distinti volumi. Il primo si compone di 9 capitoli e analizza il livello di diffusione/utilizzo dei nuovi servizi (in particolare nei settori sanità, scuola e università, infomobilità, giustizia, imprese e lavoro), presentandone un quadro settoriale articolato su base locale. Il secondo contiene invece 21 schede finalizzate a presentare, regione per regione, lo stato di avanzamento di ciascuna sezione tematica. (r.n.)