Unione Europea
LG Display potrebbe ricorrere in appello contro la sanzione di 215 milioni di euro imposta dall’Unione Europea anche se non crede che la decisione abbia conseguenze sulle sue attività.
E’ questa la prima reazione all’indomani della notizia della multa da 648,925 milioni di euro inflitta dalla Ue ai produttori sudcoreani e taiwanesi di televisori Lcd a schermo piatto per avere costituito un cartello dei prezzi anticoncorrenziale tra il 2001 e il 2006.
Più precisamente la Commissione ha sanzionato anche Au Optronics per 116,8 mln, Chimei Innolux per 300 mln, Chunghwa Picture Tubes per 9 mln e HannStar Display Corporation per 8 mln.
Anche la coreana Samsung Electronics è stata accusata di far parte del cartello, ma non è stata multata poiché è stata la prima a fornire informazioni e a collaborare con le autorità europee.
LG, che ha dato un ampio contributo all’indagine, ha ottenuto uno ‘sconto’ del 50% e l’immunità per le attività del 2006. Ma anche AU Optronics e Chungwa sono riuscite a ottenere qualche riduzione per premiare la collaborazione. Alla Chimei, che non ha ammesso nulla, toccherà invece pagare 300 milioni di euro.
La LG ha fatto sapere che “riconosce gli errori del passato e rispetta l’autorità della Commissione Europea“. Tuttavia, la società potrebbe, dopo un’attenta analisi della decisione, appellarsi contro di essa presso la Corte Generale dell’Unione Europea qualora dovesse riscontrare questioni procedurali o sostanziali relative al principio del giusto processo nel quadro dell’inchiesta.
Già due anni fa la società era stata multata per 400 milioni di dollari negli Stati Uniti in seguito a indagini simili. Con LG sono erano state coinvolte anche Chunghwa (65 milioni) e la giapponese Sharp (120 milioni).
Nel gennaio del 2009, diversi dirigenti di LG e Chunghwa sono stati arrestati.
Le sanzioni inflitte dalla Ue si basano sulle vendite europee di oltre 7 miliardi di euro durante il periodo del cartello. La Ue ha il potere di multare una società fino al 10% del suo fatturato globale in caso di violazione di norme antitrust.
Joaquim Almunia, Commissario Ue alla Concorrenza, ha dichiarato che “Le società estere, così come quelle europee, hanno l’obbligo di rispettare le regole di concorrenza quando fanno affari in Europa”.
“Le aziende colpite oggi – ha detto Almunia – erano consapevoli di infrangere le regole della concorrenza, ma andavano avanti nel pianificare la loro condotta illegale. L’unica comprensione che abbiamo mostrato è stata per quelli che si sono fatti avanti per denunciare il cartello e fornire le prove della sua esistenza”.
Grazie a Samsung, l’Unione europea ha scoperto che per oltre quattro anni i dirigenti delle sei compagnie si sono incontrati per una sessantina di volte, per lo più in alberghi di Taiwan. Si mettevano d’accordo sui prezzi, compresi il loro ‘range’ e i minimali, ma non solo: in quelli che chiamavano ‘Crystal meetings’ si scambiavano anche i piani di produzione futura, informazioni sull’utilizzo della capacità produttiva, sulle prezzature e sulle politiche commerciali.
Le aziende erano a conoscenza delle proprie azioni e hanno fatto in modo di nascondere le loro riunioni (60 in tutto). Almunia ha spiegato come un documento relativo al cartello richiedesse a tutti i partecipanti “di fare attenzione alle questioni di confidenzialità e di limitare le comunicazioni in forma scritta”.
“Il fatto che si incontrassero fuori dell’Unione europea – ha detto Almunia – non può essere una scusa“.
Il cartello ha avuto un impatto diretto sui consumatori europei di televisori, computer e laptop con schermi Lcd, la maggior parte dei quali, secondo quanto riferisce il Commissario, proviene dall’Asia. Nell’applicazione delle multe, la commissione ha tenuto conto del livello di vendite delle società in Europa e della durata del cartello e ha inoltre ridotto le sanzioni di alcune aziende per premiare la loro collaborazione nell’inchiesta sul cartello.
La procedura che ha portato alla megamulta di oggi è stata avviata nel maggio 2009.
Il Commissario ha ricordato che questa è la settima decisione del 2010 contro i cartelli e che le multe inflitte quest’anno sono state di poco superiori a complessivi 3 miliardi di euro. Nel maggio scorso la stessa Samsung si è vista infliggere 145,728 milioni di euro di sanzione per aver fatto cartello sulle D-Ram con Micron, Hynix, Infineon, NEC, Hitachi, Mitsubishi, Toshiba, Elpida e Nanya.
Come LG, anche i 4 produttori taiwanesi ritengono che le sanzioni non avranno conseguenze significative sulle loro attività. Chunghwa dichiara di avere accantonato lo scorso anno dei fondi per le multe, calcolate come spese. La società ha inoltre aggiunto che non ha deciso se ricorrerà in appello contro la decisione e si è dichiarata colpevole in merito alle indagini. In scia alla notizia delle sanzioni, i titoli del settore sono calati durante la notte: alle 03h32 Chimei Innolux segnava un -3,5% a 39,05 ntd, Au Optronics un -1,6% a 30,30 ntd, Chunghwa Picture Tubes un -0,5% a 4,24 ntd e HannStar Display un -0,9% a 5,59 ntd, mentre Lg Display è salita dell’1% a 40.650 krw.