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Ddl Stabilità: lunedì all’esame del Senato mentre si discute ancora dell’asta delle frequenze Tv dalla quale arriveranno 2,4 mld

Italia


Via libera al Ddl Stabilità e al Ddl di Bilancio. La commissione Bilancio del Senato, a maggioranza, ha dato l’OK alla ex Finanziaria e votato il mandato al relatore a riferire in Aula. Il provvedimento approderà davanti all’Assemblea di Palazzo Madama lunedì prossimo per la discussione generale e il voto finale ci sarà tra martedì 7 dicembre e mercoledì 8 dicembre.

Tra le misure contenute nel Ddl Stabilità, le detrazioni al 55% per le ristrutturazioni immobiliari eco-compatibili agli ammortizzatori sociali, le risorse per le scuole paritarie e l’allentamento del patto di stabilità interno. Ma anche le risorse per l’Università e la proroga dell’esenzione per il ticket sanitario per alcune voci.

La manovra da 5,8 miliardi, inserita con un maxiemendamento nel passaggio a Montecitorio, contiene misure per 1,5 miliardi da destinare agli ammortizzatori sociali, altri 800 milioni per la detassazione del salario legato alla produttività e 1 miliardo per l’università. Per regioni ed enti locali sono previste, poi, misure per complessivi 1,2 miliardi di euro tra cui: l’alleggerimento del patto di stabilità interno, le risorse per prorogare l’abolizione del ticket sanitario sulla specialistica e la diagnostica e il ‘rimborso’ dell’Ici per i comuni.

 

Parte delle risorse per coprire il pacchetto saranno reperite attraverso la vendita all’asta delle frequenze televisive liberate con il passaggio dall’analogico al digitale terrestre, con una stretta sui giochi e sull’evasione, con un’imposta aggiuntiva che colpisce il leasing immobiliare e attraverso il fondo interventi strutturali.

 

Dalla vendita delle frequenze Tv arriveranno 2,4 miliardi di euro. La norma prevede l’avvio delle procedure da parte dell’Agcom entro 15 giorni dall’entrata in vigore della legge di Stabilità e l’assegnazione delle frequenze entro il 31 dicembre 2012. Rispetto al totale delle entrate il 10%, pari a 240 milioni, andrà al Ministero dello sviluppo economico. Nel caso in cui dall’asta si ricaverà una cifra inferiore rispetto a quella stimata il ministero coprirà la differenza riducendo le missioni di spesa di ciascun ministero.

 

Intanto gli operatori tlc sono in agitazione e dicono di non voler essere gli unici a dover pagare le frequenze del dividendo digitale esterno. Le telcos chiedono quindi che anche le emittenti televisive paghino.  

 

Più precisamente, il governo ha stabilito che per i cinque multiplex del digitale terrestre si procederà, infatti, con un beauty contest mentre per le frequenze del dividendo digitale esterno (quelle destinate agli operatori tlc) si prevede un’asta da cui il governo spera di ottenere i 2,4 miliardi di euro, che andranno a coprire in parte la Legge di Stabilità e non a finanziare nuovi investimenti per il mercato tlc.

 

Una procedura, quella dell’assegnazione del dividendo digitale, definita dallo stesso commissario dell’Agcom, Stefano Mannoni, “l’incombenza più terrificante” mai assegnata all’Autorità.

Il commissario ha ammesso le attuali disparità tra il settore televisivo e quello delle telecomunicazioni (“600 tv locali che godono di una protezione feroce“), spiegando che le ragioni di tali disparità vadano ricercate nel fatto che “in Italia da 30 anni la priorità è stato il pluralismo televisivo. Si ritiene che, siccome il mercato della Tv è molto meno remunerativo e redditizio di quello delle Tlc, l’unico sistema sia fare entrare nuovi soggetti senza far pagare le frequenze”.

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