Italia
Telecom Italia Sparkle, Fastweb e la controllante Swisscom hanno chiesto di potersi costituire parte civile nel processo sulla maxi frode da 2 miliardi di euro che vede imputate 27 persone, tra cui il fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia, l’ex amministratore di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli e il faccendiere Gennaro Mokbel.
La richiesta, presentata stamani ai giudici della I sezione penale del tribunale di Roma, consentirebbe, “se si arrivasse ad una condanna di chi, tra gli ex dipendenti, è al momento sotto accusa”, di ridurre il danno in capo a Telecom Italia Sparkle e Fastweb, che risultano indagate per presunte violazioni della legge 231/2001, riguardo la responsabilità amministrativa delle aziende.
Il dibattimento, iniziato oggi, è stato quindi rimandato all’11 dicembre prossimo per dare modo alle altre difese di pronunciarsi sulle richieste di costituzione in parte civile presentate anche dall’Avvocatura dello Stato, per conto della presidenza del Consiglio, del ministero dell’Interno, di quello dell’Economia e dell’Agenzia delle Entrate.
Gli ex dirigenti delle due società secondo l’inchiesta venuta alla luce nove mesi fa, avrebbero fatturato, attraverso un complicato gioco di bilanci, cifre importanti per un totale di 1,8 miliardi di euro in servizi telefonici e online mai effettuati al servizio di società estere compiacenti frodando in questo modo il fisco per un totale di 365 milioni di euro. Le accuse vanno quindi dall’associazione per delinquere transazionale pluriaggravata finalizzata al riciclaggio, alla commissione di un numero indeterminato di delitti in materia di evasione fiscale, all’uso di fatture false e corruzione di pubblici ufficiali.
Telecom Italia ha fin da subito fatto sapere che in merito ai fatti correlati ai provvedimenti giudiziari, “l’azienda si ritiene parte lesa” e che già nel 2007 la vicenda era stata oggetto di “verifiche e interventi di audit”, in seguito ai quali Telecom Italia Sparkle (oltre a prestare la propria collaborazione alle autorità inquirenti) a scopo cautelativo interruppe i rapporti commerciali con i soggetti indagati, tra i quali risulta anche l’ormai ex senatore Nicola di Girolamo, eletto nella circoscrizione Estero Europa, pare grazie all’aiuto di alcune famiglie legate alla Ndrangheta calabrese.
Le successive udienze sono state fissate per il 18 e il 21 dicembre prossimo.