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A meno di tre settimane dalla rivelazione dell’alleanza ‘segreta’ di Apple e Gemalto per la realizzazione di una carta SIM da integrare nell’iPhone per ‘sganciarsi’ dalla dipendenza degli operatori mobili, le telco passano al contrattacco, non solo quello verbale, di cui già abbiamo dato conto (leggi articolo), con un progetto volto a contrastare i piani della casa di Cupertino.
Il piano, annunciato dalla GSMA, prevede lo sviluppo di una Sim integrata che può essere attivata in remoto, proprio come quella anticipata da Apple e Gemalto, con l’obiettivo – ha spiegato l’associazione – di “accelerare lo sviluppo di servizi M2M, portando la band larga a dispositivi ‘non tradizionali’ come fotocamere, lettori MP3, navigatori satellitari e eReader”.
La task force comprende i maggiori operatori telefonici mondiali – tra cui AT&T, China Mobile, Deutsche Telekom, France Telecom Orange, KT, NTT DOCOMO, SK Telecom, Telecom Italia, Telefónica, Verizon Wireless e Vodafone – e collaborerà con i maggiori produttori di carte Sim.
“Le Sim tradizionali – ha affermato il Ceo della GSMA, Rob Conway – hanno introdotto importanti innovazioni nella telefonia mobile e portato molti vantaggi ai consumatori in termini di sicurezza, portabilità dei contatti e dei dispositivi attraverso le reti, ma nel momento in cui l’industria si sta muovendo dalla connessione dei telefoni alla connessione di una vasta gamma di dispositivi, è evidente che le Sim embedded potranno garantire maggior flessibilità, sicurezza e portabilità per i consumatori, nonché abilitare nuove funzionalità come i pagamenti elettronici e le applicazioni NFC”.
La GSMA prevede di lanciare la nuova Sim, standardizzata ma ‘aperta’, entro il 2012 – la data in cui è previsto anche il rilascio di quella targata Apple – ma prima l’associazione intende procedere a un’analisi del mercato. I dispositivi che supportano le Sim tradizionali, assicura la GSMA, continueranno a funzionare senza problemi sulle reti tradizionali.
Al di là degli aspetti tecnici, in gioco c’è tutto l’ecosistema delle telecomunicazioni mobili: oggi, le carte Sim sono attivate dall’operatore quando un cliente si abbona ai suoi servizi, permette di identificare la persona che la utilizza, di autentificare la comunicazione e, quindi, di fatturarla. Da qui l’acronimo SIM – Subscriber Identity Module (Modulo di identificazione dell’abbonato). Ora, con il passaggio dalla telefonia di seconda generazione (GSM) e il decollo dirompente di internet mobile, che ha portato alla moltiplicazione dei punti di connessione alternativi alle reti mobili (tramite il Wi-Fi, ad esempio) le ‘vecchie’ Sim appaiono però non solo meno indispensabili, ma anche fattori in grado di rallentare lo sviluppo di nuovi servizi come i pagamenti mobili, dal momento che gli operatori non vogliono ‘dividere’ la carte con le banche.
L’altro lato della medaglia, però, consiste nel fatto che se la carta Sim venisse direttamente integrata nel telefonino fin dalla realizzazione del dispositivo, gli operatori perderebbero un prezioso legame con i clienti, i quali potranno passare più facilmente da un operatore all’altro: da qui, dunque, la necessità per gli operatori di definire uno standard controllato da loro stessi, che impedisca a Apple di prendere il controllo totale del mercato dei pagamenti elettronici.