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La nuova generazione di smartphone Android trasformerà il cellulare in carta di credito, parola di Google.
Il Ceo Eric Schmidt ha anticipato i dettagli del nuovo dispositivo predisposto per i pagamenti mobili – battezzato Gingerbread – nell’ambito del Web 2.0 Summit di San Francisco.
Il nuovo smartphone, che dovrebbe essere lanciato nelle prossime settimane, si avvarrà della tecnologia Near Field Communications – già ampiamente sperimentata in Giappone – che permette uno scambio di dati tra dispositivi elettronici in maniera touch-based, cioè non appena li si sfiora.
Le applicazioni mobili NFC ‘contactless’ che saranno integrate nei prossimi Android, permettono agli utenti di effettuare piccoli pagamenti, come l’acquisto di un biglietto per il treno, il bus o la metropolitana, di entrare a un concerto o a una partita semplicemente passando il cellulare davanti a uno scanner.
Anche se Google non ha ancora allo studio applicazioni mobili basate sulla tecnologia, secondo Schmidt almeno 500 start up nel settore dei pagamenti mobili emergeranno nei prossimi mesi, contribuendo anche alla diffusione della tecnologia NFC, in giro da diverso tempo ma mai effettivamente decollata.
Il sistema operativo Android è il secondo più diffuso al mondo dopo il Symbian di Nokia e prima dell’iOs di Apple, utilizzato negli iPhone.
La società di Mountain View – che già controlla i due terzi del mercato della ricerca internet – ha sbaragliato la concorrenza anche nel settore mobile ma sul web deve guardarsi dagli attacchi frontali di Facebook, che ieri ha ufficializzato il lancio nei prossimi mesi di una piattaforma integrata di messaggistica, che unirà instant messaging, email e sms che minaccia uno dei core business di Google, quello della posta elettronica. La piattaforma, di cui l’email rappresenta solo un elemnto tra tanti altri, a dire di Mark Zuckerberg, sarà integrata con Microsoft Word, Excel and PowerPoint, permettendo così di visualizzare documenti e allegati senza scaricare il software.
Schmidt, tuttavia, si è detto favorevole all’ingresso di nuovi player nel settore e anzi ha dato una stoccata alla stampa, a suo dire troppo ossessionata dalla lotta tra i due gruppi: “Siete tutti concentrati sulla competizione come opposta al fatto che il mercato si sta allargando e non ci sono dubbi sul fatto che più attori entrano nel settore delle tecnologie della comunicazione e di quelle mobili, più le persone si avvicineranno a questo mondo”.
Schmidt si è quindi soffermato sulla necessità di combattere contro le restrizioni all’accesso dei contenuti praticate da tantissimi governi, Pechino in testa.
“Più di 40 governi – dieci volte di più di 10 anni fa – sono impegnati in restrizioni su larga scala alle informazioni online”, ha affermato, sottolineando che “…queste azioni restringono inutilmente il commercio” e i governi occidentali dovrebbero prendere una posizione netta.
Il commercio elettronico, settore in cui sono attive centinaia di compagnie Usa, potrebbe presto arrivare a valere 1 triliardo di dollari e alla Cina e alle altre nazioni dovrebbe essere consentito di censurare o restringere l’accesso alle in formazioni solo in determinate circostanze, quando cioè vi siano in ballo questioni legate alla sicurezza nazionale o al contrasto al terrorismo e alla pedopornografia.
Secondo Bob Boorstin di Google, i governi che restringono l’accesso alle informazioni dovrebbero risponderne sul piano economico, più che su quello dei diritti umani: “Se a questi governi si dice: ‘potreste perdere gli investimenti stranieri se non consentite il libero scambio di informazioni’, si potrebbe toccare una corda più potente che se gli si dicesse ‘sarete disprezzati dal mondo per come trattate i vostri cittadini'”.
Google è stato protagonista di un serio scontro col governo di Pechino, arrivando a minacciare di abbandonare il Paese, ritenuto responsabile di un attacco hacker volto a carpire dai suoi server le generalità di alcuni dissidenti. La società ha iniziato a ridirigere il traffico sui server di Hong Kong per consentire agli utenti cinesi di effettuare ricerche senza i filtri imposti dalla Cina, che è il maggiore mercato internet mondiale, con oltre 420 milioni di utenti. Google controlla il 25% del mercato cinese della ricerca online, contro il 73% del concorrente locale Baidu.