La verità su Reti. Massimo Micucci: ‘Cambia il modo di far lobby, ma non quello di attaccare attraverso le bugie’

di di Massimo Micucci (Presidente di Reti SpA) |

Italia


Massimo Micucci

Pubblichiamo la risposta di Massimo Micucci, Presidente di Reti SpA, a Il Sole24Ore e Il Fatto Quotidiano.

Negli ultimi giorni il Sole 24Ore e Il Fatto Quotidiano ci hanno dedicato un po’ della loro attenzione.

Lo hanno fatto con grossolana malizia e con qualche sfacciata manipolazione.

 

Sabato scorso il Sole 24 ore ha ‘arrangiato’ come gli pareva le cifre dei nostri bilanci, titolando: “In rosso le Reti di Velardi, 20 milioni di debiti“, dimenticando – guarda un po’ – i 14 milioni di ricavi delle nostre società. La realtà – infatti – è che Reti ha 6 milioni (e mezzo) di debiti, come ha certificato poche settimane fa Ernst&Young.

Non ci fa piacere, preferiremmo non averne di debiti. Ma, come capisce anche un giornalista, le cifre sono – come dire – un po’ diverse.

Il Fatto Quotidiano legge il pezzo e chiama Velardi.

 

Lo ascolta, e oggi manipola simpaticamente la lunga conversazione.

Velardi dice: “Le prospettive del 2011 sono rosee” (vero!), il giornalista chiosa “ma Velardi sembra non crederci” Ancora, dice Velardi: “La politica è blindata e dunque abbiamo sempre più clienti che ci chiedono di ragionare e capire in un quadro sempre più difficile“.

Il giornalista traduce “non c’è più spazio per le attività di lobbying“.

Poi si parla di riorganizzazione interna.

Se ne vanno in tanti, dice di suo il giornalista, facendo credere che un caro amico, Tullio Camiglieri, sia stato tra dipendenti di Reti (!?!) e se ne sia andato perché le cose andavano male.

E così via, di sciocchezza in sciocchezza.

 

E’ il giornalismo italiano, direte voi.

L’autore del pezzo del Sole24Ore è lo stesso che qualche tempo fa ha dato l’addio a Marchionne, potremmo considerare di buon auspicio anche le sue fantasie su Reti.

Il redattore del Fatto Quotidiano porta un cognome importante, Feltri, ma del suo illustre collega possiede solo qualche vizio.

In sostanza, potremmo strainfischiarcene.

 

Però poi queste fesserie rimbalzano in rete, lasciano il segno, magari tra qualche mese qualcuno verrà a dirci: “Ma non avevate chiuso sommersi dai debiti?“.

E quindi, con santa pazienza, è il caso di fare qualche ulteriore considerazione. 

Reti opera da 10 anni nel mercato della comunicazione, con un fatturato globale di oltre 50 milioni. La crisi del settore della comunicazione c’è (ne avevamo parlato senza trucchi, qualche tempo fa, proprio sul Sole 24 ore), ma per quel che ci riguarda le prospettive del 2011 sono davvero ottime.

Per questo le banche e i partners con cui lavoriamo hanno fiducia in noi e ci accompagnano, conoscendo la realtà delle cifre, del nostro mercato e dei fatturati.

Ci sono cose di cui andiamo orgogliosi: avere inventato un’attività di lobbying trasparente, un mercato in cui oggi lavorano anche quelli che a volte ci attaccano.

Ci sono attività che ci hanno fatto e ci fanno sudare sette camicie (come l’aver rilevato GPF da una società in gravissima difficoltà), ma che oggi ci danno soddisfazioni notevoli.

 

Abbiamo inventato il Riformista, abbiamo portato Reti in Spagna, abbiamo formato oltre 3000 persone, oggi lobbisti e comunicatori di professione.

Poi ci sono state anche acquisizioni e iniziative di minore successo: l’acquisto di Sircana e Partners, diventata poi RMA, che non ha mantenuto le promesse, il lancio di Sherpa Tv di cui è in corso la liquidazione.

Queste iniziative si sono scontrate con numerose difficoltà e l’arrivo di una crisi drammatica. Perciò, dopo una crescita esponenziale, per mantenere margini di redditività, impegni e qualità, abbiamo ristrutturato il gruppo  e le singole aziende, avviando a chiusura le attività in perdita, riducendo drasticamente le spese (innanzitutto i compensi ai soci amministratori), lavorando più e meglio: un piano in cui siamo accompagnati da consulenti di primissima qualità.

A volte può accadere che qualche fornitore in attesa faccia una segnalazione ai media sperando di fare un danno, di sollecitare una pressione extralegale o un dispetto all’immagine del debitore.

Ecco la genesi del pezzo del Sole24ore.

Un segno dei tempi.

 

Ma uno dei motivi di soddisfazione nel nostro modo di fare business sta anche nel prenderci le nostre responsabilità, non facendo mai “lobby negativa“, “lobby del discredito“, come qualcuno fa.

Preferiamo che qualche volta si dica che tardiamo a pagare piuttosto che avere – come tanti – un pelaccio sullo stomaco.

E questo è tutto.

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