Italia
L‘Agcom è al lavoro su uno schema di regole per la gara di assegnazione delle frequenze del dividendo digitale da presentare in tempo con l’approvazione della legge di stabilità, ma a monte, “per mettere a gara le frequenze, serve una legge”. E’ quanto ha ribadito stamani il presidente Agcom Corrado Calabrò in merito all’iter che dovrebbe portare alla vendita del cosiddetto ‘dividendo digitale’ – ossia le risorse banda lasciate libere dal passaggio alla Tv digitale – ma che ancora in Italia, complice anche la crisi di Governo, stenta a prendere forma.
Dall’asta, si conta di incassare 2,4 miliardi di euro e, mentre la Ue ha indicato che una parte degli introiti dovranno tornare al settore delle tlc – visto che saranno proprio gli operatori telefonici (in Italia Telecom Italia, Vodafone, Wind e H3G) a mettere mano al portafogli – il ministro Giulio Tremonti sembra deciso a destinare gli incassi alla copertura della legge di Stabilità. Ipotesi che, secondo quanto riportato da MF, potrebbe essere smentita nei fatti: nel documento di verifica della Finanziaria redatto dagli economisti del servizio Bilancio della Camera, infatti, viene fatto notare come le risorse derivate dall’assegnazione delle frequenze, che in base ai criteri contabili della Ue rappresentano entrate ‘una tantum’, difficilmente potranno essere impiegate in manovre pluriennali, anche alla luce dell’incertezza del montante delle entrate.
Un quadro, insomma, ancora tutto da definire, quello dell’assegnazione delle frequenze, mentre l’Agcom è impegnata anche sul fronte delle tariffe di terminazione il cui previsto taglio – nell’ambito del processo di aggiornamento in fase di valutazione – potrebbe causare ulteriori malumori tra gli operatori mobili.
Il presidente Calabrò ha affermato di aspettarsi un “calo sensibile” delle tariffe di terminazione mobile, ossia le tariffe all’ingrosso addebitate da un operatore per connettere le chiamate provenienti da un altro operatore e pagate nella fattura telefonica da tutti gli utenti.
Le tariffe, in linea con le disposizioni comunitarie, saranno rimodulate sulla base dei costi reali sostenuti da un operatore efficiente per effettuare la connessione.
“Sulla scorta dell’esperienza di Paesi che hanno adottato il medesimo approccio metodologico, ci si attende una più marcata riduzione delle tariffe di terminazione mobile, a beneficio degli operatori ed, in ultima istanza, dei consumatori e degli utenti finali”, ha fatto sapere Calabrò.
Secondo i calcoli della Commissione europea, che lo scorso anno ha definito orientamenti chiari per i regolatori europei delle telecomunicazioni sull’applicazione di metodi basati sui costi nel calcolo delle tariffe di terminazione,l’eliminazione delle distorsioni di prezzo tra gli operatori di telefonia in tutta l’Unione europea permetterà di abbassare i costi delle chiamate vocali nazionali e tra gli Stati membri, facendo risparmiare alle imprese e alle famiglie almeno 2 miliardi di euro dal 2009 al 2012 e favorendo gli investimenti e l’innovazione nell’intero settore delle telecomunicazioni.
Riguardo, infine, il contestato aumento delle tariffe di unbundling, Calabrò ha affermato che “…il modestissimo incremento non dovrebbe riflettersi sui prezzi finali, ma se il mercato non dovesse funzionare, interverremo”.
Sulle polemiche seguite all’ultimo intervento sulle tariffe – che non è piaciuto nè a Telecom Italia nè agli operatori alternativi – Calabrò ha quindi aggiunto: “In questi casi o abbiamo fatto malissimo o abbiamo fatto bene e io credo che abbiamo fatto bene, ponendo fine a un sacco di affermazioni infondate, avventate e inconsistenti”.