Italia
E’ di 874 dipendenti Rai che hanno votato online utilizzando l’urna elettronica e di circa 77 mila abbonati il primo risultato del referendum promosso il 9 novembre scorso dall’assemblea dei Comitati di redazione della Tv pubblica e programmato dall’esecutivo Usigrai per costringere il Direttore generale Mauro Masi alle dimissioni, anche in vista del prossimo 22 novembre quando alla Camera si discuterà la mozione di condanna dei finiani nei suoi confronti.
Masi avrà avuto la fiducia dei votanti? Ancora presto per dirlo poichè il responso si attende per quest’oggi quando, a margine di una conferenza stampa indetta dal sindacato dei giornalisti della Tv pubblica, si ufficializzeranno anche i voti espressi dai giornalisti che in questi giorni si sono recati presso i 37 seggi distribuiti tra testate nazionali e redazioni regionali.
Stasera, intanto, i primi numeri indicativamente ufficializzati da Valigia Blu, Articolo 21 e Reporter Senza Rete. 11.367 i votanti sul sito di Valigia Blu e 10.874 sul sito di Articolo 21. Prime espressioni di volontà ai quali si vanno ad aggiungere quelli dei cittadini che hanno chiesto le dimissioni del direttore generale attraverso la sottoscrizione dell’appello di Articolo 21 e che pare siano stati circa 55 mila. Sul sito di Reporter Senza Rete hanno invece espresso il loro voto 874 persone tra dipendenti a tempo indeterminato, a tempo determinato, consulenti con contratti di collaborazione e giornalisti.
Tra i votanti, anche i rappresentanti delle categorie di lavoratori, eccezion fatta per i giornalisti professionisti a tempo indeterminato, e i precari dei ‘bacini A e B’ che hanno espresso il loro voto al referendum Usigrai.
Nella nota diramata dai promotori del referendum, viene però precisato che al momento “i voti sono da ritenersi indicativi” e che “questa forma di protesta partecipata è stata lanciata per dare maggiore visibilità alla difficile situazione in cui versa il servizio pubblico radiotelevisivo. Un bene che riguarda tutti i cittadini italiani”.
Carlo Verna, segretario nazionale dell’Usigrai, ha anche precisato che “Lo scrutinio relativo all’operato del direttore generale si svolgerà simbolicamente domattina – a partire dalle ore 9,30 – a poche centinaia di metri dalla sede di viale Mazzini e appena si apriranno i plichi provenienti dalle testate nazionali e sedi regionali. “A seguire ci sarà lo spoglio del voto, a cura della Commissione dei garanti, e successivamente una conferenza stampa dell’Esecutivo Usigrai”.
E mentre da un parte si attende l’esito del referendum, dall’altra già si pensa all’organizzazione della giornata di sciopero generale dei lavoratori contro il piano industriale – prevista per il prossimo 10 dicembre – e in modo particolare contro un punto del piano che in molti nell’ambiente, ritengono “inaccettabile”.
Il motivo? Bene lo spiega Riccardo Ferraro, segretario nazionale Slc-Cgil che dice: “Le esternalizzazioni e la possibile uscita di lavoratori dall’azienda con conseguente perdita di asset strategici, a partire dalle torri trasmissive di Rai Way fino alla fuoriuscita di professionalità che riteniamo indispensabili perchè questa azienda possa e debba continuare ad avere un futuro ‘.
E riguardo ai conti che non tornano ? “C’è un esercizio con previsioni di chiusura, a fine anno, tra i 120 e 130 milioni di euro di negativo – spiega ancora il sindacalista – e sussiste una previsione di esposizione del bilancio per almeno 250 milioni di euro presso gli istituti di credito. Riteniamo pertanto lo sciopero del 10 dicembre uno spartiacque. Eravamo e siamo disponibili a discutere di tutte le razionalizzazioni e risparmi senza penalizzare il perimetro dell’azienda nè i suoi asset e impoverire le professionalità dei lavoratori. Quest’azienda – ha sottolineato ancora Ferraro – è un bene pubblico del Paese e, di conseguenza, va rilanciata”.