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NSN ancora in cerca di soci: Nokia e Siemens vogliono ‘partner industriali, non soldi’

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Dopo tre mesi di trattative, Nokia e Siemens non sembrano ancora essere giunti a una soluzione favorevole dei loro sforzi volti a trovare un partner ‘facoltoso’ per la loro jont venture Nokia Siemens Networks, attiva nella fornitura di infrastrutture per le telecomunicazioni.

Nokia e Siemens, ha riferito il CFO di Siemens Joe Kaeser, avrebbero iniziato a fare una prima scrematura dei possibili nuovi investitori e punterebbero a un partner con esperienza nel settore, più che a un semplice finanziatore.

Se la struttura azionaria dovesse variare, da qui al 2013, data in cui le due società potranno avvalersi delle opzioni per l’uscita dalla JV, “dipenderà da una logica industriale, da quello che la parte interessata avrà da offrire”, ha spiegato Kaeser, sottolineando come non si tratti, come in molti hanno detto, di una “questione di soldi”, quanto piuttosto di come “rafforzare l’asset nel futuro”.

 

Le due società hanno avviato ad agosto le prime negoziazioni in vista del possibile ingresso di nuovi soci, pur manifestando la loro volontà di mantenere la maggioranza della JV, nata nel 2007 e subito sopraffatta da un lato dalla concorrenza della svedese Ericsson, attuale leader del mercato delle infrastrutture per tlc, e, dall’altro, dall’escalation delle cinesi ZTE e Huawei che ha contribuito – su un mercato già in declino – a dimezzare il prezzo delle stazioni radio base. Ad aggiungere pressione sui fornitori di infrastrutture, la congiuntura economica negativa, che ha spinto molti operatori a tagliare le spese. Sia Nokia che Siemens, quindi, hanno deciso di svalutare il valore della loro quota azionaria, che ammonterebbe, secondo le stime di Bernstein Research ciascuna a 7-8 miliardi di euro.

 

Secondo quanto confermato sia da Kaeser che dal portavoce di NSN, Ben Roome, in lizza ci sarebbe “una manciata” di società di private equity ma, riportano fonti citate dalla Reuters, Nokia e Siemens avrebbero ancora visioni divergenti sulla cifra base di un’eventuale accordo. Il Financial Times aveva già scritto ad agosto che nel gruppo rientrerebbero Blackstone, TPG, Silver Lake Partners e Bain Capital.

 

Gli advisor che si stano occupando dell’operazione sono Bank of America per Nokia e Morgan Stanley per Siemens, ma – dice una fonte anonima citata dalla Reuters – “…normalmente quando gli accordi restano in questa fase per più di un paio di mesi, vuol dire che non sono particolarmente appetibili”.

 

I 2 partner hanno spesso puntualizzato che continueranno a essere i principali azionisti di NSN “in qualsiasi scenario”, ma secondo fonti ben informate Siemens avrebbe voluto liberarsi delle proprie quote già all’inizio del 2009 e l’avrebbe fatto se avesse trovato un partner credibile per l’acquisizione. Secondo Siemens, la soluzione sarebbe la quotazione in Borsa, ma l’IPO non sarebbe che una delle opzioni sul tavolo, poiché non potrebbe realizzarsi che nel 2012, a causa dei tempi necessari per integrare gli asset appena acquistati da Motorola e della necessità di chiudere un buon trimestre prima di poter convincere gli investitori ad acquistare le azioni.
 

NSN, che ha chiuso l’ultimo trimestre con una perdita operativa è di 116 milioni di euro su un fatturato di 2,94 miliardi di euro, a luglio ha messo sul piatto 1,2 miliardi di euro per acquisire le attività di rete di Motorola, nel tentativo di rafforzare la propria posizione sul mercato statunitense dopo il fallimento delle trattative per l’acquisizione degli asset CDMA e Metro Ethernet della canadese Nortel, andati a Ericsson e Ciena.
 

I segnali di ripresa delle spese per le infrastrutture tlc, non tanto in Europa, quanto nei mercati emergenti, come l’Africa e la Cina, e negli Usa – dove NSN si è aggiudicata un contratto da 7 miliardi di dollari per la realizzazione della rete LTE di LightSquared – fanno comunque ben sperare: dopo due anni di declino, anche NSN conta di ritornare a crescere nel quarto trimestre.

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