Italia
Pubblichiamo di seguito il testo della lettera scritta da Asati, l’associazione che raccoglie i piccoli azionisti, azionisti dipendenti ed ex dipendenti, e fatta pervenire ai vertici di Telecom Italia poche ore fa, in vista del consiglio di amministrazione dell’azienda, che si terrà domani 4 novembre 2010.
La lettera è indirizzata a Enrico Maria Bignami, Presidente del Collegio Sindacale di Telecom Italia, e ai Sindaci effettivi Gianluca Ponzellini, Lorenzo Pozza, Salvatore Spiniello, Ferdinando Superti Furga.
La missiva è stata inviata per conoscenza a Vittorio Conti, Presidente Vicario della Commissione Consob.
Egregio Presidente e Gentili Sindaci Effettivi del Collegio Sindacale,
la storia passata e recente di Telecom Italia ci insegna che informazioni sensibili riguardo fatti illegali vengono asseverate solo dopo che la Magistratura emana sentenze.
Riconoscendo le Vostre eventuali responsabilità solidali, Vi chiediamo se sia o meno opportuno evitare di arrivare ad una prescrizione delle azioni societarie di rivalsa, relativamente alla gestione del periodo 2001-2007, con una vostra dichiarazione e avallo per tutti gli Azionisti e nei confronti delle Autorità di controllo della Borsa come l’italiana Consob e l’americana SEC – cui ci riserviamo di adire – al fine di permettere agli Azionisti di minoranza di conoscere non solo i sicuri danni, ma anche una Vostra valutazione oggettiva.
In virtù degli eventi che si sono susseguiti nel tempo, trascriviamo qui di seguito quelli più significativi che sono accaduti in concomitanza con il crollo delle quotazioni del titolo, come si può leggere dai grafici allegati:
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All’inizio del 2005 sono iniziate le prime indiscrezioni sulla stampa riguardo indagini importanti in corso su Telecom Italia e sull’operato della sua Security.
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A maggio del 2005 si è avuta notizia delle perquisizioni in Telecom e a Giuliano Tavaroli, responsabile della Security di Telecom Italia.
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All’inizio del 2006 i “rumors” sullo stato delle indagini della Procura di Milano sono sempre più negativi e molto spesso sulla stampa vi sono autorevoli interventi che parlano del presunto scandalo.
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A metà dell’anno 2006 viene reso noto, senza alcuna smentita da parte dell’ufficio stampa di Telecom Italia e tantomeno della controllante Pirelli, circa l’utilizzo distorto del “sistema Radar”. Nel luglio 2006 si suicida Adamo Bove.
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Con le dimissioni di Tronchetti Provera dell’11/9/2006 e il successivo arresto di Tavaroli e degli altri il 19/9/2006 il titolo Telecom prosegue e accelera il suo andamento in controtendenza che si acuisce ancora di più in occasione del “Rapporto Ferrarini” e con la presentazione in Assemblea del Bilancio 2006. Occasione, questa, dove gli azionisti di minoranza chiedono a gran voce chiarimenti sullo scandalo montante e chiedono conto delle azioni illegali della Security, invitando gli Amministratori a quantificare i danni.
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Prima dell’approvazione del bilancio 2006 si dimette il Prof. Guido Rossi. Su che cosa era in disaccordo? Erano già noti all’auditing Telecom Italia elementi sulla truffa – poi scoppiata – relativa a Telecom Italia Sparkle? I fatti furono talmente gravi che l’Assemblea del 16 aprile 2007 fu presieduta, a causa delle dimissioni di Rossi, dal vice presidente Esecutivo Carlo Buora, già Pirelli.
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Il 2007 rappresenta l'”annus horribilis” del valore dell’azione di Telecom Italia rispetto all’andamento del mercato e dei suoi concorrenti, a causa delle evidenze negative causate dall’emersione degli scandali sia della Security sia della gestione del Fondo Top sia per le notizie delle numerose cause di risarcimento di danni civili e lavoristiche annunciate. Accanto a queste componenti, nel periodo 2005-2007 grave è stato il danno all’immagine e alla reputazione aziendale che Amministratori e Sindaci del periodo non hanno arginato né attraverso dichiarazioni pubbliche né attraverso il riconoscimento di evidenti errori gestionali compiuti negli anni in questione tra cui, da ultimo, svetta lo scandalo Telecom Italia Sparkle, che ha alterato sensibilmente ricavi e di conseguenza potenziali utili per gli azionisti.
Nel triennio considerato cioè gli anni 2005-2007 i Vertici aziendali – peraltro identici tra Telecom Italia e Pirelli – hanno preferito un atteggiamento simile alle tre scimmiette: Non parlo, Non vedo, Non sento!
E tutto si spiega con il fatto che, assolutamente consapevoli della difficoltà sia dello stato dei conti sia di poter giustificare assurdi scandali, i Vertici erano semplicemente protesi a passare il cerino infiammato ad altri cercando di limitare le perdite in capo alla Pirelli, trascurando assolutamente i legittimi interessi degli azionisti di minoranza, dei dipendenti e degli ex dipendenti della stessa Telecom Italia. Tra l’altro tutte queste azioni hanno portato un evidente danno sul valore del titolo in Borsa, come risulta da uno studio condotto dai nostri consulenti e di cui in allegato vi e’ solo una sintesi.
In conclusione, se è vero che Telecom Italia è dotata di un Codice Etico e se risponde al vero quanto scritto nel Rapporto sulla sostenibilità che l’azienda ogni anno elabora e presenta agli investitori, i Vertici attuali, gli Amministratori tutti e soprattutto gli Organi di controllo come il Collegio sindacale non dovrebbero nascondersi dietro sentenze giudiziarie, ma dovrebbero anticipare quanto i Giudici ormai stanno definitivamente chiarendo e farsi parte diligente per consentire alla Società di essere risarcita di milioni di euro.
Nel contare nella Vostra professionalità, trasparenza e oggettività, porgiamo cordiali saluti
Per Asati
Il Presidente
Ing. Franco Lombardi
Roma, 3 novembre 2010