Giappone
L’editoria digitale nel Sol Levante rappresenta ancora una nicchia riservata a poche persone. Motivo, questo, per il quale il settore stenta a decollare nonostante il Giappone sia la patria mondiale per eccellenza dell’elettronica. Da un recente studio, infatti, è emerso che i libri in edizione digitale non piacciono, o non piacciono quanto dovrebbero, ai giapponesi.
A evidenziarlo, un sondaggio portato a termine dal quotidiano nipponico Mainichi – compiuto su un campione di 4.800 persone oltre i 16 anni di età – e dal quale si evince che appena il 10% della popolazione è attratta da questa nuova tecnologia.
Secondo questo studio, è altresì emerso che appena il 30% dei ventenni intervistati utilizzerebbe gli eBook contro una quota di appena il 3-4% tra gli ultra cinquantenni.
Ma il dato che più balza agli occhi, è che l’86% del campione preso come parametro di misura, avrebbe dichiarato di non aver mai usufruito dei libri elettronici. Una percentuale pari al 77% avrebbe dimostrato poco interesse verso questa nuova tecnologia, mentre solo il 21% si sarebbe dichiarato curioso a provare.
Ma lo studio è andato ancora oltre e la caratteristica che attrae di più gli utenti attuali e futuri degli eBook, è risultata essere la comodità di non doversi recare in libreria per acquistare nuovi titoli (34%), mentre agli Over 50 gradita è la possibilità di ingrandire a piacimento il testo rispetto ai libri tradizionali che a chi ha problemi di vista, se non con l’ausilio di appositi occhiali, potrebbe causare qualche difficoltà.
Altro dato evidenziato ancora da coloro che si sono dichiarati non interessati al formato, è quello riguardante l’attaccamento ai libri cartacei – il 33% – seguito dalla difficoltà di comprendere il funzionamento dei congegni (28%).
Tutti elementi, insomma, che confrontati con i risultati dei mercati internazionali dove gli e-reader – Amazon Kindle in testa – registrano vendite in netto aumento, vanno a completare un quadro di abitudini e diversi modi di pensare tra vecchie e nuove generazioni. Un quadro dettagliato oltre che un punto di riferimento essenziale dal quale ripartire, e che sta anche alla base dell’impegno che i grandi industriali del Paese si sono imposti. Quello di tentare di invertire la rotta aggredendo il mercato a partire da quello domestico.