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Apple e Google, nemici giurati su molti fronti dell’hi-tech, diventano alleati quando si tratta di difendersi dalle accuse di violazione di brevetto mosse dall’ex dirigente Microsoft Paul Allen che, alla fine di agosto, ha citato in giudizio 11 compagnie statunitensi – tra cui, oltre a Apple e Google, anche AOL, Facebook, eBay e RIM – colpevoli di aver illecitamente utilizzato una serie di brevetti di proprietà della Interval Licensing, una società creata per sfruttare i diritti delle tecnologie sviluppate dalla Interval Research Corp, un incubatore tecnologico finanziato da Allen con circa 100 milioni di dollari negli anni 90.
I brevetti coinvolti nella causa sarebbero 4, concessi tra il 2000 e il 2004: il primo riguarda un modo di presentare offerte agli utenti mentre stanno guardando articoli correlati, una tecnica comune usata dalle società di e-commerce. Un altro riguarda una tecnica per combinare video e testi di diverse fonti in un’unica pagina web, un approccio che è alla base di molti servizi internet che attingono a molteplici fonti per i loro contenuti.
Sia Apple che Google, però, sono passate al contrattacco e hanno presentato ricorso – la prima il 21 ottobre, la seconda qualche giorno prima – per chiedere l’annullamento della causa intentata da Allen. Una causa che, secondo Google, “riflette un trend negativo di persone che cercano di competere in tribunale invece che sul mercato”.
La società di Mountain View ha attaccato la procedura (leggi documento), sostenendo che “…le accuse di Interval sulla violazione dei brevetti sono così prive di fondamento che è impossibile per Google organizzare la propria difesa”.
Interval, chiuso nel 2000, detiene i diritti di circa 300 brevetti, utilizzati – ha spiegato il portavoce di Allen – in una vasta gamma di servizi internet, dalla ricerca all’e-commerce.
Le società come Interval, che possiedono brevetti di tecnologie che non hanno esse stesse sviluppato, sono definite ‘patent troll‘: tra queste, anche la NTP, che
dopo aver ottenuto oltre 612 milioni di dollari dalla RIM per chiudere un contenzioso legato alla paternità di alcuni brevetti relativi a tecnologie utilizzate nel BlackBerry, ha deciso di portare in tribunale Apple, Google, HTC, LG Electronics, Microsoft e Motorola, reclamando la presunta violazione di 8 brevetti legati all’email mobile.