Italia
Il pacchetto di nomine che il direttore della Rai Mauro Masi avrebbe dovuto presentare oggi al Consiglio di amministrazione della Tv pubblica e che nella serata di ieri ha suscitato le ire del presidente Paolo Garimberti tanto da annunciare le sue dimissioni, è slittato al prossimo 4 novembre.
La decisione si è resa necessaria per evitare il peggio e sgomberare il campo da una possibile rottura all’interno del Cda dell’azienda, peraltro già palesata dai consiglieri di minoranza che si sarebbero detti pronti persino a non partecipare al voto – il che, per Garimberti, avrebbe rappresentato una spaccatura tale da non consentire la convocazione del Consiglio – qualora si fosse verificato quanto deciso da Masi, e cioè la sostituzione di Corradino Mineo – inviato a Mosca – a Rainews con Franco Ferraro di Skytg24 e quella di Massimo Liofredi – destinato ai diritti sportivi – con Susanna Petruni. Incarichi e nuove nomine non condivise dal resto del gruppo anche se Masi ancora conta su una maggioranza compatta.
Intanto, sul fronte contrario alla gestione Masi, non ci sarebbero solo la questione nomine all’interno della Rai. A darsi spazio in queste ultime ore, ci sarebbe ancora la questione aperta contro i giornalisti ‘indisciplinati’. A tale proposito, infatti, continua l’offensiva Masi e al lungo elenco dei giornalisti querelati, nelle ultime ore si è aggiunto anche il nome di Carlo Tecce, giornalista de ‘Il Fatto’ poichè, secondo il direttore generale della Rai, avrebbe utilizzato in un suo articolo “frasi false e diffamatorie” circa la messa in onda – il prossimo 3 gennaio – di un programma di economia in dieci puntate la cui conduzione sarebbe stata affidata da Masi alla compagna Ingrid Muccitelli, ex giornalista di ‘Omnibus’, e alla conduttrice del Tg1 Barbara Carfagna.
Mauro Masi, dunque, pare continui a farsi terra bruciata tutt’intorno e anche quest’ultima decisione di affidare ‘il caso’ ai suoi legali, ha sollevato ore e non poche polemiche sia tra gli addetti ai lavori, associazioni di categoria e sindacati, sia tra la classe politica nazionale.
Numerose sono, infatti, le dichiarazioni ‘anti-Masi’ che si susseguono in queste ore e unanime è anche l’invito al Dg dell’emittente pubblica a dimettersi poiché, come sottolineato anche dal portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti, “conoscerebbe solo il linguaggio della querela”. Appelli che arrivano da Usigrai che parla di “incubo nell’incubo” e, attraverso il suo segretario Carlo Verna, oltre a invocare una legge ‘urgente, condivisa e multipartisan che separi gestione e controllo e allontani la morsa dei partiti in una sorta di disarmo multilaterale”, assieme all’esecutivo e ai Comitati di redazione, ha programmato per i giorni 9, 10 e 11 novembre il voto di sfiducia a Mauro Masi.
Sulla base della delibera dei Garanti del sindacato dei giornalisti, a tutti gli organi di informazione verrà chiesto di rispondere al quesito: ‘Alla luce delle politiche aziendali fin qui perseguite, esprimi fiducia nel direttore generale, Mauro Masi?’. Le votazioni avverranno con le medesime modalità del voto che si applicano per i piani editoriali dei direttori di testata.