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Privacy: dal Garante nuove ‘regole di comportamento’ per le Google Cars

Italia


Google dovrà fornire ai cittadini italiani dettagliate notizie sul passaggio dei veicoli utilizzati per il servizio Street View affinché possano decidere, in piena libertà, se accettare o meno di essere ripresi, loro stessi oltre che le proprie abitazioni, e successivamente apparire sulle mappe panoramiche online.

 

E’ questo, in sintesi, quanto stabilito dal Garante privacy che, con un apposito provvedimento – primo paese in Europa ad adottarlo – ha chiesto a Google di “informare bene e preventivamente”  gli italiani a cosa potrebbero andare incontro a seguito del passaggio delle Google Cars, inviate dalla casa di Mountain View  in giro per le vie cittadine per acquisire immagini fotografiche che andranno ad arricchire e aggiornare le Google Maps del Paese.

 

L’Autorità italiana, dunque,  seguendo le orme della Germania ha imposto le sue regole e, oltre a deliberare per l’adozione di un comportamento corretto a tutela dei cittadini dello Stato, ha anche previsto pesanti sanzioni – fino a centottantamila euro – nei confronti della società di Mountain View qualora non si dovesse adeguare al volere delle direttive nazionali, resesi necessarie, lo ricordiamo, a seguito delle numerose segnalazioni pervenute all’Autorità da parte di cittadini che non desideravano comparire sulle fotografie pubblicate in rete. Già a seguito di queste denunce, l’Autorità aveva imposto a Google di bloccare qualsiasi trattamento sui cosiddetti “payload data” captati dalle vetture di Street View e ha inviato gli atti all’autorità giudiziaria affinché valutasse eventuali reali penali derivanti dalla raccolta di questo tipo di dati.

 

Un primo passo verso una battaglia che è sfociata in un nuovo provvedimento. Google ora, dovrà necessariamente adeguarsi alle norme del Codice della privacy e anche le Google Cars, una volta in strada, dovranno adottare una serie di accorgimenti, tra i quali quello di essere facilmente riconoscibili e individuabili attraverso cartelli o adesivi ben visibili che indichino in “modo inequivocabile” che si stanno acquisendo immagini fotografiche per il servizio Street View.

Alla società californiana inoltre, il Garante privacy ha imposto di nominare un proprio rappresentante sul territorio italiano, al quale i cittadini potranno rivolgersi per la tutela dei loro diritti e ha ordinato la pubblicazione sul proprio sito web,  tre giorni prima che inizino le riprese, dell’elenco delle località visitate dalle vetture di Street View. Per le grandi città sarà necessario indicare i quartieri in cui circoleranno le vetture. Analogo avviso dovrà essere pubblicato da Google sulle pagine di cronaca locale di almeno due quotidiani e diffuso per mezzo di un’emittente radiofonica locale per ogni regione visitata, poiché insufficienti sono apparse, secondo il modo di vedere dell’Autorità italiana competente, le informazioni che Google ha fornito finora  ai cittadini e che erano pubblicate sola sul sito della società. Informazioni , peraltro, ritenute “generiche e incomplete”.

 

Intanto, dopo che anche la Germania ha adottato un provvedimento simile a quello italiano a seguito delle tante denunce di furti di dati sensibili captati dalle Google cars in giro per il mondo e in seguito alla richiesta da parte delle autorità per la privacy tedesche, francesi e spagnole di riavere indietro i dati impropriamente raccolti, sabato scorso si è registrata anche la prima ammissione di colpa da parte di Google. Il gruppo di Mountain View che finora aveva sempre dichiarato di non avere colpe dirette nella raccolta dati delle sue vetture, secondo quanto riportato dal Financial Times, avrebbe ammesso davanti ai regolatori di Canada e Spagna, che le Google Cars si sarebbero illecitamente impossessate di informazioni personali come eMail e password dalle reti Wi-Fi incontrate sulla propria strada. A seguito di queste rivelazioni, l’Autorità britannica per la privacy (Information Commissioner’s Office – ICO) avrebbe deciso di riaprire l’inchiesta per violazione della privacy, già avviata e archiviata lo scorso anno. Se l’indagine dovesse confermare la violazione delle leggi sulla privacy, Google potrebbe essere multata con un’ammenda di 500 mila sterline.

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