Francia
La pubblicità pervade oramai ogni aspetto della nostra vita: in Tv, sul web, per la strada, sul telefonino, non c’è momento in cui non si venga bersagliati da spot sempre più invadenti. E i consumatori cominciano a mostrare segni di insofferenza.
In Francia, secondo uno studio condotto da TNS per conto dell’agenzia Australie, otto persone su 10 considerano la pubblicità ‘noiosa’, il 52% assicura di non prestare attenzione agli spot e un terzo degli intervistati si è addirittura definito ‘pubblifobo‘, ossia totalmente ostile nei confronti delle comunicazioni pubblicitarie. Un livello mai raggiunto dal 2004, anno in cui è stato istituito il barometro annuale sul gradimento della pubblicità. Nel 2005, la ‘pubblifobia’ riguardava ‘solo’ il 25% dei francesi.
Il concetto di ‘pubbliphobie’ si è diffuso in Francia già negli anni 60, quando gli studiosi cominciarono ad analizzare l’attitudine della popolazione verso la reclame: i pubblifobi più radicali, secondo quanto descritto da Philippe Malaval e Jean-Marc Décaudin, autori di un famoso manuale di teoria e tecnica della comunicazione, considerano la pubblicità come un fattore ‘inquinante’ per la società, in grado di generare ‘confusione mentale’, ‘spersonalizzazione’ e ‘frustrazione’ in chi la guarda. Gli spot, comunicando solo ‘apparenza’, annullerebbero, in sostanza, il pensiero critico e la vera arte, impoverirebbero la lingua e minerebbero la salute, mentale e fisica, dei minori.
E questi sentimenti non sarebbero mai stati così acuti tra i francesi, in genere considerati – a differenza delle popolazioni anglosassoni -un pubblico ‘pubblifilo‘, ossia amante della pubblicità.
Il presidente di Australie, Vincent Leclabart, tuttavia, non è pessimista, anzi, nei risultati dello studio scorge una fonte di speranza: innanzitutto perché la platea dei pubblifili (il 14% degli intervistati) si dice molto più attratta dai grandi marchi che dagli altri. Segno – spiega Leclabart – che la pubblicità ha ancora una forte influenza sul pubblico. Il 64% degli intervistati si definisce addirittura ‘assuefatto’ al consumo, mentre in media, meno di un francese su 10 accetta di relegarsi in questa categoria.
I pubblicitari, secondo Leclabart, dovrebbero cogliere da questa indagine l’indicazione a “rischiare di più”, il che non vuol dire creare spot “trasgressivi o ingannevoli”, ma “divertenti e in grado di distrarre” il pubblico.
Ricordiamo che, su iniziativa del presidente Nikolas Sarkozy, dal gennaio dello scorso anno la pubblicità è stata bandita dalle reti pubbliche a partire dalle 20:00, in un processo che dovrebbe portare alla completa abolizione degli spot dal 2014.