Mondo
Si chiama ‘Great‘ ed è il primo network costituito su internet da 25 dipartimenti di medicina d’emergenza di altrettanti Paesi dei 5 continenti, al fine di uniformare e migliorare gli standard di cura.
Un vero e proprio pronto soccorso mondiale, già attivo online sul sito www.greatnetwork.org, e che permetterà a tutti gli operatori di pronto soccorso di essere costantemente informati sull’avanzare della ricerca medica e sulla medicina d’emergenza, oltre che a dare il proprio contributo attraverso l’esperienza personale e professionale, per perfezionare metodi di cura sui pazienti con problemi urgenti.
L’interessante iniziativa è stata illustrata nel corso della prima giornata del workshop “Great Network – Italia, focus su innovazione e ricerca nella medicina d’emergenza-urgenza”, tenutosi presso l’ospedale Sant’Andrea di Roma alla presenza di professionisti del settore, ricercatori e scienziati.
“Ancora oggi – ha spiegato Salvatore Di Somma, direttore della scuola di medicina d’emergenza della II facoltà di medicina dell’Università La Sapienza di Roma – nei pronto soccorso ci sono problemi d’approccio. Si assiste ad esempio a pazienti mandati a casa e deceduti. Da qui la necessità di un network per produca dati, uniformi e indichi gli standard di cura tra cui quelli legati al dolore toracico, alle appendicite acute e ai trauma cranici”.
Modelli di cura ai quali si arriverà attraverso specifiche ricerche che esamineranno le casistiche mondiali, evidenziando anche gli errori nelle cure dei vari ‘malanni’ da pronto soccorso.
Esperienze mondiali a confronto, dunque, nel primo primo confronto che si è svolto proprio nella capitale italiana, con esperti provenienti dagli Stati Uniti proprio perché è questa la nazione che oggi vanta la più antica scuola di medicina d’emergenza al mondo (attiva dal 1967). Rilevante al workshop, anche la presenza italiana con l’adesione di 25 rappresentanti delle scuole di medicina d’emergenza.
“Ciascuno dei Paesi aderenti darà il suo contributo” ha aggiunto Di Somma, responsabile tra l’altro, anche del Dipartimento d’emergenza dell’ospedale Sant’Andrea che da solo gestisce 60 mila accessi annui. “Importante è oggi la presenza degli Stati Uniti che hanno aderito al network per confrontarsi e non per fare scuola poiché ci sono paesi come l’Egitto e la Turchia che guardano al modello italiano”
“La medicina d’emergenza – ha sottolineato invece Vincenzo Ziparo, preside della II facoltà di Medicina dell’Ateneo capitolino – è nell’occhio del ciclone a causa dei tanti casi di malasanità. Quello che abbiamo cercato di fare oggi, è creare uno standard assistenziale, aggiornabile attraverso la ricerca’.
Poi un accenno all’utilizzo dei bio-marcatori, i test rapidi del sangue che in 5-10 secondi consentono di dare risposte sulle patologie da pronto soccorso più frequenti e gravi come l’insufficienza cardiaca, l’infarto o la sepsi. “L’industria delle biotecnologie ha prodotto diversi indicatori e se ne sfornano nuovi in continuazione grazie alla ricerca’ ha aggiunto e concluso Ziparo.