Apple contro tutti: la risposta di Rim e Google alle critiche di Steve Jobs

di Antonietta Bruno |

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La casa di Cupertino critica il lavoro dei gruppi concorrenti che poco curerebbero le proprie produzioni. Jim Balsillie (Rim) ‘La gente è stanca di sentirsi dire quello che deve pensare’, Rubin (Google) posta su Twitter un messaggio con i comandi necessari per compilare una copia di Android su Linux.

 

 

Dopo un trimestre da record chiuso con un utile netto di 4,31 miliardi di dollari e trascinata al successo grazie anche al lancio sul mercato dei nuovi iPad, la Apple di Steve Jobs comincia ad avvertire un primo calo nelle vendite. Un primo segnale negativo evidenziato, oltre che dalle stime poco soddisfacenti effettuate dall’azienda di Cupertino per il quarto trimestre dell’anno, anche dal calo del titolo in Borsa (-2,7%).

 

Una condizione questa, che poco piace all’Ad Steve Jobs che ha pensato bene di dare la colpa del suo ‘insuccesso’, se così è consentito dire, ai gruppi concorrenti e, in particolare, a Google e Reserch in Motion (Rim). “Siamo incredibilmente soddisfatti nell’annunciare due record assoluti” ha esordito Jobs mettendo in evidenza come l’iPhone abbia ormai superato il Blackberry. “Le vendite di iPhone a 14,1 milioni di unità sono aumentate del 91% superando ampiamente i 12,1 milioni di telefoni venduti da Rim durante il loro ultimo trimestre. Abbiamo ancora delle sorprese in serbo per la fine di quest’anno solare”.

Su Android, la piattaforma di Google, Jobs ha aggiunto “Anche se fosse vero che Google è un sistema aperto e Apple è un sistema chiuso, i sistemi aperti non sempre sono vincenti”. “Fra iPhone, iPod e iPad, vengono attivati 275 mila apparecchi al giorno – ha rimarcato ancora l’Amministratore delegato di Applecontro i 200 mila basati su Android dichiarati da Google. Sarebbe meglio che i produttori cominciassero a diffondere i dati delle consegne mensili, così non dovremmo dipendere dalle stime di Gartner o NPD”.

 

Per finire in bellezza il suo sfogo, Jobs si è poi soffermato sulla produzione e sulla funzionalità dei tablet, criticato i produttori concorrenti che utilizzano uno schermo da sette pollici e sostenendo che “dieci pollici è la misura giusta”. Secondo Jobs, infatti, le ‘tavolette’ elettroniche da sette pollici sono ‘troppo grandi per competere con gli smartphone e troppo piccole per l’iPad’. “L’idea di un tablet tascabile – ha aggiunto e concluso – non ha proprio senso”.

 

Tutte critiche queste, che di certo non potevano passare inosservate e puntuali sono state le repliche dei diretti interessati, a partire dal co-amministratore delegato di Rim Jim Balsillie. “La gente è stanca di sentirsi dire quello che deve pensare – dichiara alla stampa il portavoce dell’azienda produttrice del Blackberry – sviluppatori e  consumatori vogliono più opzioni di quelle che Apple può offrire”. “Per quelli di noi che vivono al di fuori del campo di distorsione di Apple – ha aggiunto Balsille – sappiamo che i tablet da 7 pollici effettivamente avranno una grande porzione del mercato e sappiamo che il supporto per Adobe Flash conta davvero che i clienti che vogliono una vera e propria esperienza web. La gente e’ stufa di sentirsi dire da Jobs quel che deve pensare”.

Rincarando la dose, Balsillie critica poi la scelta di Jobs di confrontare il volume dei dispositivi venduti con il risultato record di Apple dei 14 milioni di iPhone venduti nel quarto trimestre dell’anno, in contrapposizione al volume inferiore di BlackBerry registrato però nel trimestre precedente.

 

Alle frecce avvelenate di Steve Jobs, non poteva mancare la risposta di Google che arriva, abbastanza ‘criptica’ dalla rete. Su Twitter, Andrew Rubin, manager di Mountain View scrive questo tweet: “The definition of open: “mkdir android; cd android; repo init -u git://android.git.kernel.org/platform/manifest.git ; repo sync ; make’. Secondo l’interpretazione del Wall Street Journal e degli addetti ai lavori, il messaggio postato da Rubin include i comandi necessari per iniziare a compilare una copia di Android su una macchina Linux. “Rubin – scrive il WSJ – mette in evidenza come tutti possono sviluppare o creare una propria versione di Android’.

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