Cina
E’ stata definita ‘incostituzionale’ e per questo motivo un nutrito gruppo di anziani – tutti ex funzionari governativi della Repubblica popolare cinese – ha chiesto agli organi competenti di abolire la censura sui mezzi di informazione. Il mezzo scelto perché ritenuto più efficace, veloce e di sicuro impatto, è stato la rete.
Forte il contenuto della missiva sottoscritta dai 23 promotori dell’iniziativa che, già in mente da qualche settimana, l’hanno volutamente ufficializzata nel corso dell’assegnazione del premio Nobel per la pace 2010 al detenuto Liu Xiaobo “per il suo impegno non violento a tutela dei diritti umani in Cina”. Lo scrittore cinese che per molti anni si è battuto per la difesa dei diritti umani nel suo paese, e che nel dicembre del 2008 è stato arrestato per avere aderito al movimento ‘Charta 08‘ e successivamente condannato a 11 anni di reclusione con l’accusa di ‘incitamento alla sovversione del potere dello stato’.
Motivo questo, per il quale Xiaobo non ha ricevuto la comunicazione ufficiale della premiazione, appresa dal paese solo perchè il Comitato del Premio Nobel altro non ha potuto fare che pubblicarlo su Twitter. Non solo, sempre secondo quanto denunciato dai firmatari della lettera, in seguito a questa comunicazione in rete anche la moglie del detenuto Liu Xia sarebbe stata intimata dall’esercito cinese a non mettersi in contatto con il marito per avvisarlo. Le rimostranze verso i coniugi Xiaobo sono proseguite tra l’altro con l’arresto – ritenuto illegale – della donna da parte delle autorità cinesi che le avrebbero impedito, peraltro, anche di incontrare dei diplomatici norvegesi.
Tutto questo è stato ora riportato nero su bianco e a spiegare i motivi della diffusione della lettera attraverso la quale i 23 accusano pubblicamente il Dipartimento centrale di propaganda del Pcc di essere un ‘potere clandestino la cui invadenza si spinge fino a censurare i discorsi dei massimi dirigenti”, sono Li Rui ex-segretario del presidente Mao Zedong e Jiang Ping, ex-presidente dell’Università di legge e Scienze politiche che ha tenuto corsi in diversi atenei stranieri tra cui anche la capitale italiana.
“La libertà di espressione è garantita dalla Costituzione del 1982 e il suo mancato rispetto costituisce uno scandalo nella storia mondiale della democrazia” affermano i due, aggiungendo anche che l’input che ha dato inizio a questa forte presa di posizione, è da riferirsi anche ad un recente discorso fatto alla popolazione dal premier We Jiabao circa la necessità di una “riforma politica”. Discorso che a detta dei firmatari, sarebbe stato pubblicato in Cina “in una versione censurata e ridotta”.