Italia
In un’interrogazione alla Camera, Roberto Rao ha chiesto di non prorogare ulteriormente una norma che non ha uguali in occidente, almeno nella parte in cui si obbligano i gestori a conservare archivi cartacei con i nominativi di chi si connette a internet.
“Le richieste di semplificazione e di liberalizzazione” dell’articolo 7 del decreto legge 155/2005 (il cosiddetto decreto Pisanu), “unitamente all’esigenza di non pregiudicare la sicurezza dello Stato e quindi dei cittadini, sono all’attenta valutazione del governo e del ministero dell’Interno”.
Così il ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha risposto all’interrogazione presentata da Roberto Rao, Angelo Compagnon, Amedeo Ciccanti, Giuseppe Naro, Luca Volontè, Gianluca Galletti, Mauro Libè, Roberto Occhiuto, Enzo Carra e Antonello Mereu per chiedere di “evitare una ulteriore proroga”, l’ultima scadrà il prossimo 31 dicembre 2010, di una norma che secondo i proponenti “…non ha eguali in Europa e che rischia di frenare lo sviluppo del Wi-Fi in Italia, di pregiudicare il processo di semplificazione in atto e di limitare il diritto dei cittadini al libero accesso ai servizi della pubblica amministrazione”.
Secondo il ministro Vito, l’articolo 7 del decreto, parte di un gruppo di disposizioni volte a controllare attività sensibili quali Internet Point e altri esorcizi nei quali sono offerti servizi di comunicazione anche telematica, in relazione a possibili minacce anche terroristiche, “risponde quindi a esigenze di sicurezza dello Stato” e va evidenziato che “l’applicazione della normativa, di straordinaria importanza, ha consentito attività investigative di assoluto rilievo per il contrasto del terrorismo, sia nazionale che internazionale, nonché per il contrasto del fenomeno della pedopornografia online”.
L’on Rao ha ricordato che la norma è stata varata all’indomani degli attentati terroristici del 2005 a Londra e Madrid, quando il nostro Paese, come tanti altri assunse misure di contrasto al terrorismo, tra cui il decreto Pisanu, che ha “posto dei limiti severi, in termini di adempimenti burocratici, per l’accesso senza fili alla rete internet”, il cosiddetto Wi-Fi.
Sulla base di questa norma che, ha aggiunto Rao, “non ha eguali in nessun altro Paese occidentale”, ancora i gestori di pubblici esercizi sono obbligati, dopo aver chiesto una specifica licenza al questore, a richiedere l’identificazione da parte di coloro che vogliono accedere alla rete a mezzo Wi-Fi e a conservare in un apposito archivio i vari log relativi ai clienti/utenti.
“Gli stessi proponenti – ha detto Rao – hanno ammesso che questa misura si è rivelata poco utile per il contrasto al terrorismo, ma molto gravosa per la diffusione del libero accesso a internet e quindi estremamente dannosa per lo sviluppo del nostro Paese”.
Ed è una norma, ha detto ancora Rao, che “complica la vita dei cittadini” e “l’erogazione dei nuovi servizi offerti da parte delle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici”.
Pur sottolineando l’importanza di proteggere i cittadini dalle minacce terroristiche, Rao ha infine ricordato che la questione non riguarda solo la sicurezza dei cittadini: “Internet – ha affermato – è un volano determinante per la crescita dell’economia”. Si deve pertanto “cancellare l’obbligo per i gestori di tenere un archivio cartaceo di chi si connette, altrimenti resteremo agli antipodi” degli altri Paesi europei. “L’Italia – ha concluso – ha un quinto dei punti di accesso Wi-Fi della Francia ed è agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda lo sviluppo di internet e se vogliamo crescere e svilupparci dobbiamo colmare questo grave ritardo”.
Ricordiamo che insieme Rao, insieme a Paolo Gentiloni (PD), Luca Barbareschi (FLI), Linda Lanzillotta (API) hanno presentato presentataalla Camera una proposta di legge per abrogare o modificare la legge.
Le limitazioni contenute nel decreto Pisanu, ha affermato Linda Lanzillotta nel corso della Conferenza stampa di presentazione della proposta, “oggi non hanno nessuna valenza in termini di sicurezza” e possono essere quindi eliminate senza per questo abbassare la guardia sulla prevenzione degli attentati terroristici. “La burocratizzazione dell’accesso a internet non ha più ragione di esistere, in quanto ormai superata”, ha aggiunto, sottolineando che “..ne è prova il fatto che l’Italia è l’unico Paese ad avere una norma di questo genere”.