Calabrò al Senato: ‘No a scorciatoie su NGN’. E su unbundling, ‘polemiche infondate’

di Alessandra Talarico |

Il presidente Agcom, in audizione al Senato, ha sottolineato la necessità di garantire equilibrio fra la concorrenza basata sulle infrastrutture e il premio per il rischio di investimento, tutelando l'accesso alla fibra in condizioni di piena concorrenza.

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Corrado Calabrò

“Dati fuorviati e fuorvianti”, quelli diffusi dagli operatori telefonici relativamente all’aumento dei costi di unbundling decisi dall’Agcom.

E’ questo il giudizio reso dal presidente Agcom Corrado Calabrò nel corso di un’audizione al Senato.

Secondo gli operatori alternativi, l’aumento dei costi dei servizi all’ingrosso – le tariffe che gli OLO pagano a Telecom Italia per connettersi alla sua rete – avrà un impatto superiore a un miliardo di euro. Ma per Calabrò, che lo aveva già ribadito più volte, questa cifra è “priva di fondamento ed è artificiosamente costruita”.

 

I valori reali, secondo Calabrò, sono di un ordine di grandezza completamente diverso: per il 2010, ha sottolineato, “…l’intero mercato sosterrà un costo aggiuntivo di circa 3,5 milioni’ mentre complessivamente, se gli aumenti per il 2011 e 2012 fossero riconosciuti a Telecom Italia, “in virtù del miglioramento della qualità della rete, la manovra peserà in tre anni circa 70 milioni, a linee date”.

 

Quanto al rischio che l’aumento dei canoni all’ingrosso venga scaricato dagli operatori sui consumatori con un aumento dei prezzi al dettaglio, Calabrò ritiene che le novità previste produrranno “complessivamente un saldo positivo per il consumatore” e comunque “l’Autorità provvederà in ogni caso ad esercitare un’azione di vigilanza e monitoraggio sull’evoluzione dei prezzi finali di tutti gli operatori sul mercato”.
Gli aumenti delle tariffe di unbundling vengono infatti compensati dalle riduzioni sui servizi bitstream e dal miglioramento della qualità che aumenterà la concorrenza e che farà diminuire anche per gli operatori i costi di intervento. Tuttavia, ha aggiunto Calabrò, “su una cosa voglio essere chiaro: da Telecom Italia pretendiamo qualità e servizio sia verso i consumatori finali sia verso i concorrenti. Troppe volte siamo stati alle prese con i malfunzionamenti della rete”.

In base al provvedimento Agcom, il canone attuale, pari a 8,49 euro/mese (aumentato nel 2009 dell’11% rispetto rispetto al prezzo 2008 di 7,64 euro mese) passerà nel 2010 a 8,70 euro/mese, mentre per gli anni successivi (2011 e 2012) si è deciso di applicare tariffe, rispettivamente di 9,14 e 9,48 euro/mese anziché 9,26 e 9,67 euro al mese. Il canone del servizio WLR al 2012 sarà di 13,16 euro/mese, anziché 13,43, registrando quindi un incremento più contenuto di quanto sottoposto a consultazione pubblica, mentre per i servizi bitstream è prevista una riduzione lungo il triennio superiore all’1% l’anno.

Gli aumenti hanno provocato le vibranti critiche degli operatori alternativi, secondo i quali l’aumento dei canoni pagati all’ex monopolista, aumentando la profittabilità della rete in rame, potrebbero finire per disincentivare gli investimenti di Telecom Italia nella nuova rete.

Critiche che, a giudizio di Calabrò, sarebbero state “strumentali” e di “una violenza inaudita”: non solo, infatti, i prezzi dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa di Telecom Italia per il 2010-2012 non rappresentano ancora una “decisione definitiva”, ma è anche scorretto parlare di misure ‘disincentivanti’, in quanto ‘‘potrebbe esserci addirittura un effetto di segno contrario’ con una regolazione pro-competitiva che spinge gli investimenti nel nostro Paese.

 

Ogni commento conclusivo, quindi, “…è oggi prematuro”, ha affermato Calabrò, sottolineando che bisogna aspettare il giudizio della Commissione europea, che arriverà il prossimo 21 ottobre.

 

Riguardo invece le regole che andranno a disciplinare il passaggio alla fibra ottica, Calabrò ha spiegato che l’Autorità detterà “regole che, nell’ambito di una rete aperta, garantiscano l’equilibrio fra la concorrenza basata sulle infrastrutture e il premio per il rischio di investimento, tutelando l’accesso alla fibra in condizioni di piena concorrenza”.

“L’Autorità – ha proseguito – non tollererà scorciatoie rispetto alla realizzazione di una architettura di rete veramente aperta, che favorisca la concorrenza infrastrutturata; dall’altra parte, l’Autorità riconoscerà sia il giusto premio per gli investimenti, sia che qualunque costo aggiuntivo che riguardi la realizzazione di una rete aperta venga proporzionalmente ripartito a carico dei beneficiari”.

 

A differenza di quanto successo con la rete in rame, Calabrò si è detto convinto del fatto che l’apertura della rete in fibra può essere affrontata insieme alla sua realizzazione e ha garantito che l’Autorità fornirà modalità e tempi di transizione in maniera certa e netta.

“Poche regole e certe che siano di stimolo e non di freno”, ha affermato ancora il presidente Agcom, che ha quindi invitato il settore pubblico a impegnarsi maggiormente coordinando gli interventi e promuovendo “azioni di stimolo a costo zero”.

Quello che può fare il pubblico, ha concluso Calabrò, è “promuovere investimenti in quegli ambiti in cui singoli operatori non considerano profittevole investire”. Gli strumenti ci sono e spaziano “dal coordinamento delle azioni degli operatori, fino al coinvestimento e a partnership pubblico-private”.

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