Europa
Nei giorni scorsi il Parlamento Ue ha chiesto una nuova direttiva per combattere gli abusi, lo sfruttamento sessuale e la pornografia infantile, appoggiando una proposta della Commissione che prevede sanzioni più dure per i reati legati alla pedofilia e un controllo più restrittivo su internet.
“L’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori sono reati particolarmente gravi perché colpiscono bambini ed adolescenti, che hanno diritto a protezione e cure particolari. Queste violenze causano alle vittime danni fisici, psicologici e sociali duraturi che nel tempo minano i valori fondamentali di protezione speciale dei minori e la fiducia nelle istituzioni pubbliche propri di una società moderna. Malgrado la mancanza di statistiche precise ed affidabili, gli studi rivelano che in Europa una minoranza significativa di minori è esposta nell’infanzia al rischio di violenze sessuali, e altre ricerche indicano che il fenomeno non è in regressione ma che anzi alcune forme di violenza sessuale sono in aumento”.
Con queste motivazioni si apre la Proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio curata da Roberta Angelilli (PdL, PPE), discussa al Parlamento europeo nei giorni scorsi e relativa alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pedopornografia.
“La nuova Direttiva definirà sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive e intende istituire norme minime per la lotta contro questi crimini orribili”, ha spiegato Roberta Angelilli, sottolineando le difficoltà della lotta contro la violenza sui minori, le cui vittime sono vulnerabili e spesso non denunciano gli abusi per vergogna. Abusi che, nella maggior parte dei casi, vengono perpetrati da persone vicine. Come ha ricordato la parlamentare liberale olandese Sophie In t’Veld, “noi ci concentriamo su internet, ma non dobbiamo dimenticare che l’80% delle violenze ha luogo in famiglia, a scuola, nei club sportivi o nelle chiese”.
La proposta di direttiva, tuttavia, punta molto sulla prevenzione e la repressione degli abusi via internet, prevedendo sanzioni più severe per i reati legati alla pedofilia – come il “grooming“, ovvero l’adescamento dei minori su internet e il turismo sessuale – e un controllo più restrittivo sul web, per permettere, ad esempio, di bloccare l’accesso ai siti che mostrano abusi sessuali sui bambini. Decisione le cui modalità attuative spetterebbero comunque agli stati membri, ma che è stata anche criticata da alcuni deputati, secondo i quali bloccare non rappresenta una vera soluzione, in quanto il sito resterebbe comunque online, e l’accesso verrebbe limitato solo a una parte della popolazione.
“Dovremmo chiudere i siti, e basta. Bloccare è inefficace, tagliare l’accesso a internet non è una soluzione e crea precedenti pericolosi in termini di controllo e censura”, ha affermato ad esempio la social-democratica tedesca Petra Kammerevert, responsabile del rapporto a nome della commissione per la Cultura.
Al termine della due giorni di audizioni, Roberta Angelilli ha assicurato che “il Parlamento proporrà strumenti forti per combattere abusi e sfruttamenti” e ha esortato gli Stati membri a “…impegnarsi a cooperare, e a seguire le evoluzioni di internet, che cambia di continuo, per poter reagire tempestivamente. I bambini sono il nostro futuro e la società deve proteggerli da ogni minaccia”.