Tlc: dalle telco italiane arriva il No a nuove tasse per finanziare il cinema

di Alessandra Talarico |

Domani, gli OLO a Bruxelles saranno ascoltati dal Commissario Ue Neelie Kroes sul tema dell'aumento delle tariffe di unbundling.

Italia


Cinema digitale

Gli operatori telefonici italiani Telecom Italia, Vodafone, Opitel-Tele2, WIND, H3G, Fastweb, BT Italia, Tiscali, COLT, Brennercom e Welcome, riuniti in Asstel, si sono nettamente opposti all’ipotesi di istituire una “tassa di scopo” a carico, fra gli altri, delle imprese di telecomunicazioni, destinata ad alimentare, insieme con altre fonti, un nuovo “Fondo per il finanziamento del cinema e dell’audiovisivo”.

Nel corso di un’audizione svoltasi nei giorni scorsi in Commissione Cultura del Senato, le società tlc hanno espresso ‘ferma contrarietà’ alle proposte attualmente in discussione e che vertono, sostanzialmente, sul ‘trasferimento’ ai fornitori di contenuti cinematografici e audiovisivi di una parte del fatturato annuo degli operatori tlc e del fornitori di accesso a internet, derivante dal traffico dei contenuti cinematografici e audiovisivi offerti al pubblico a pagamento, indipendentemente dalla tecnologia di trasmissione.

Una contrarietà che, secondo Asstel, non deriva solo da ragioni “di parte”, collegabili al fatto che “l’industria delle telecomunicazioni dovrebbe – in virtù di decisioni assolutamente discrezionali e variabili nel tempo – contribuire al finanziamento di altre industrie con i proventi generati dalla propria attività tipica”, ma anche – e soprattutto – da ragioni “di sistema”: imporre misure simili a una “tassa di scopo” a carico degli utenti delle reti di telecomunicazioni avrebbe, in sostanza, “effetti depressivi della domanda e degli investimenti, favorendo, peraltro, comportamenti illeciti nella fruizione delle opere, dato che il consumatore può ragionevolmente ritenere di avere già pagato per le opere audiovisive con il sovrapprezzo per la connessione”.

Le misure in esame sono inoltre “inique”, aggiunge Asstel, “…poiché gli utenti della rete verrebbero gravati in modo uniforme per il finanziamento di prodotti consumati in modo diseguale; presentano inoltre aspetti di dubbia legittimità con riferimento al quadro normativo europeo, relativamente alla normativa di settore contenuta nella dir. 2002/20/CE (che stabilisce che i diritti amministrativi imposti alle imprese di telecomunicazioni devono essere mantenuti entro le esigenze di copertura dei costi dei servizi di cui tali imprese fruiscono) e alla normativa in tema di aiuti di Stato”.

Soprattutto in vista del delicato e gravoso ciclo di investimenti legato al passaggio alla fibra ottica, si legge ancora nella nota diffusa da Asstel, “…appare singolare decidere di gravare gli operatori di rete, a favore di una singola categoria di soggetti, che non appaiono neanche in posizione di debolezza, vista l’importanza fondamentale dei contenuti audiovisivi da essi prodotti per la predisposizione di offerte legali in grado di attrarre i consumatori e, in ultima analisi, per lo sviluppo del mercato digitale anche nel nostro Paese”.

“Nell’ottica dello sviluppo del mercato online dei contenuti digitali, questi ultimi potranno infatti trovare giusta soddisfazione dal mercato stesso, qualora questo venga posto in grado di funzionare”, continua l’associazione, sottolineando infine il timore di un n uovo decreto legge che potrebbe allungare ai prossimi 3 anni le agevolazioni fiscali pro cinema (c.d. tax shelter) e introdurre la tassa di scopo in decretazione d’urgenza.

Le società italiane hanno quindi ribadito l’incongruenza di una simile misura con i dettami comunitari, già appurata, del resto, anche nel caso della cosiddetta ‘turnover contribution’ (una tassa di scopo, appunto), oggetto di censura da parte dei giudici italiani e della Corte di giustizia europea, costata allo Stato 900 milioni di euro in risarcimenti alle telecom.

Incongruenza ufficializzata, peraltro, nei giorni scorsi dalla decisione della Commissione europea di chiedere a Francia e Spagna di eliminare la tassa imposta agli operatori tlc per compensare la perdita degli introiti dovuta all’abolizione della pubblicità sulle Tv pubbliche perché “incompatibile con le norme Ue sulle tlc”, in base alle quali le tasse imposte agli operatori devono essere specificamente e direttamente collegate alla copertura dei costi del settore tlc.

Domani, intanto, gli operatori alternativi italiani saranno ascoltati a Bruxelles dal Commissario per l’Agenda Digitale, Neelie Kroes, alla quale esporranno le loro perplessità circa l’aumento delle tariffe dei servizi all’ingrosso, deciso dall’Agcom. La Commissione ha già fatto sapere che gli aumenti sono in linea con le direttrici comunitarie, ma una decisione definitiva sarà resa solo il 21 ottobre.

Audizione di Asstel su disegni di legge n.87 e abbinati.

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