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Un nuovo capitolo nella guerra tra Apple e Nokia sul fronte dei brevetti: stavolta è stata la società di Cupertino a fare causa alla rivale finlandese, spostando per la prima volta i confini dello scontro al di fuori degli Stati Uniti. Una copia della denuncia è stata, infatti, depositata presso l’Alta Corte di Giustizia della Gran Bretagna e sarebbe collegata alla causa depositata da Apple negli Usa a dicembre per violazione di 13 brevetti. Secondo il gruppo di Steve Jobs, infatti, Nokia avrebbe copiato l’interfaccia dell’iPhone.
Ma anche Nokia è convinta che Apple gli abbia rubato qualche idea: già a ottobre dell’anno scorso, il gruppo finlandese aveva denunciato Apple alla Corte Federale del Delaware con l’accusa di aver violato 10 dei suoi brevetti relativi ai protocolli Gsm, Umts e Wi-Fi, praticamente le tecnologie più utilizzate nella telefonia mobile.
Un’accusa pesante, rincarata dalle parole di Ilkka Rahnasto, vice presidente del divisione legale di Nokia, secondo cui Apple avrebbe sfruttato gratuitamente le innovazioni tecnologiche di Nokia, che hanno assunto, grazie al loro livello di qualità e innovazione, il ruolo di standard fondamentali per i cellulari di terza generazione, in particolare per quel che riguarda la trasmissione dati, la codifica del segnale vocale, la sicurezza e la crittografia.
“Apple sta cercando di fare un giro gratuito sulle spalle delle innovazioni di Nokia”, sottolineava il legale, chiedendo a Steve Jobs le royalties su ogni iPhone venduto.
La decisione di Apple di intentare una causa anche nel Regno Unito, rappresenta, quindi, “uno sviluppo sorprendente, che sembra concepito per aggiungere pressione al dialogo in corso tra le due società”, ha dichiarato il portavoce di Nokia Mark Durrant, aggiungendo che l’ostinazione di Apple non cambia nulla alla sostanza che sono “radicati nel rifiuto di Apple di rispettare la proprietà intellettuale di Nokia”.
A maggio 2010, quindi, la società finlandese ha accusato nuovamente la rivale di aver violato 5 dei suoi brevetti nell’iPad, nello specifico, quelli utilizzati per migliorare la velocità della trasmissione dati, per l’utilizzo dei dati di posizionamento nelle applicazioni, e alcune innovazioni relative alle antenne che permettono di realizzare dispositivi più compatti.
Una serie di denunce e controdenunce che la dice lunga sul clima che si respira nel mercato dei nuovissimi dispositivi – smartphone, tablet, ecc. – per la connessiojne a internet in mobilità: a marzo di quest’anno, la società di Steve Jobs ha accusato anche HTC di aver violato 20 brevetti collegati all’interfaccia utente, che sta alla base dell’architettura e dell’hardware dell’iPhone. La società taiwanese, a sua volta, ha presentato una controquerela alla International Trade Commission con la stessa motivazione: Apple avrebbe violato 5 brevetti di sua proprietà, relativi alla gestione della rubrica telefonica e del consumo energetico dei telefonini.
Negli Usa, l’International Trade Commission dovrà riferire sulla vicenda il prossimo anno, mentre i giudici del Delaware si pronunceranno nel 2012.
I contenziosi sui brevetti tecnologici sono in vertiginoso aumento e stanno diventando un filone molto redditizio, sfruttato da un numero cospicuo di ‘patent-troll’, ossia società che detengono i diritti su tecnologie che non hanno sviluppato esse stesse: secondo la Ocean Tomo, una merchant bank con sede a Chicago, che monitora il mercato della proprietà intellettuale, il mercato delle licenze vale circa 500 miliardi di dollari. Molti esperti legali sostengono che l’aumento di cause di questo tipo sia legato al fatto che vincere in tribunale sia molto più redditizio della vendita delle licenze stesse.
A luglio NTP – tipico esempio di ‘patent-troll’ – dopo aver ottenuto oltre 612 milioni di dollari dalla RIM per chiudere un contenzioso legato alla paternità di alcuni brevetti relativi a tecnologie utilizzate nel BlackBerry, ha deciso di portare in tribunale Apple, Google, HTC, LG Electronics, Microsoft e Motorola, reclamando la presunta violazione di 8 brevetti legati all’email mobile.
Nel 2008, RIM e Motorola si sono fatte causa l’un l’altra: la prima sostenendo che la rivale avrebbe infranto le leggi sulla proprietà di vari brevetti e avrebbe cercato di trarre guadagni “irragionevoli” dalla concessione delle proprie licenze; la seconda ritenendo invece RIM ‘consapevolmente’ colpevole della violazione di 7 brevetti relativi alle tecnologie di comunicazione mobile.
Il procedimento si è chiuso solo di recente, con RIM che ha accordato il pagamento di una penale e delle royalties per lo sfruttamento in corso delle tecnologie Motorola.