Skype, Facebook e Blackberry nel mirino del Governo Usa. Allo studio progetto di legge per facilitare le intercettazioni

di Alessandra Talarico |

Alla Camera dei Deputati, intanto, è stato illustrato un progetto islandese sulla libertà di espressione. Obiettivo, rivoluzionare il rapporto tra gli Stati, internet e i nuovi media e i cittadini.

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L’informazione deve essere il più possibile “accessibile, chiara e facile. Vogliamo batterci perché l’accesso del pubblico e dei giornalisti ai documenti pubblici sia il più ampio possibile”. Con queste parole, la deputata islandese Birgitta Jonsdottir ha illustrato questa mattina, in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, gli obiettivi della Icelandic Modern Media Initiative, una proposta di legge islandese che si pone come obiettivo quello di rivoluzionare il rapporto tra gli Stati, internet e i nuovi media e i cittadini.

 

“Abbiamo deciso di raccogliere le migliori leggi da tutto il mondo per sostenere la libertà d’espressione, d’informazione e di parola”, ha affermato la Jonsdottir, spiegando che la raccolta delle leggi che tutelano la libertà d’informazione è stata effettuata con la collaborazione di Wikileaks, il sito salito agli onori delle cronache per aver diffuso documenti segreti sulla guerra in Afghanistan.

 

Mentre l’Islanda si batte per la tutela della libertà di espressione sul web e non solo, fa discutere negli Usa la notizia che l’amministrazione Obama è al lavoro su un progetto di legge che faciliti l’intercettazione delle comunicazioni effettuate via internet attraverso strumenti come Skype, i Blackberry o Facebook.

 

Grazie ai diversi sistemi di comunicazione online, infatti, sempre più persone bypassano il telefono, vanificando gli sforzi delle autorità che si battono contro il terrorismo. Servono quindi nuovi strumenti in grado di controllare anche i messaggi criptati trasmessi attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, se questa eventualità fosse richiesta dalle autorità.

Secondo riferito dal New York Times, il progetto di legge, che verrà sottoposto al Congresso il prossimo anno, potrà essere preso da modello anche da latri governi, visto che la lotta al terrorismo non è certo un problema solo americano.

Forti le polemiche tra i sostenitori della privacy:  secondo James X. Dempsey, vice presidente del Center for Democracy and Technology, se la nuova legge venisse approvata “enormi” sarebbero le implicazioni sugli “elementi fondamentali della rivoluzione di internet”, inclusa la sua architettura decentralizzata

Il vero obiettivo del progetto, rincara Dempsey, è quello di “portare indietro le lancette e far funzionare internet come il telefono”.
 

I sostenitori della legge affermano invece che una simile misura è necessaria per contrastare “l’erosione dei poteri investigativi”. Si tratterebbe, ha sottolineato Valerie E. Caproni, general counsel dell’FBI, di “intercettazioni legalmente autorizzate” volte a “proteggere la sicurezza della nazione e dei cittadini”.

 

La legge che disciplina le intercettazioni telefoniche e internet – il  Communications Assistance to Law Enforcement Act del 1994 – stabilisce che le reti devono essere tecnicamente predisposte alle intercettazioni. Al pari delle compagnie telefoniche, infatti, i provider di servizi di comunicazione via internet sono destinatari di ordinanze di intercettazione. Ma la legge del 1994 non copre queste società, alcune delle quali aspettano di ricevere un ordine prima di provvedere a sviluppare sistemi di intercettazione.

 

Lo scorso anno, riferisce sempre il NYT, l’FBI ha speso 9,75 milioni di dollari per aiutare le compagnie di comunicazione a mettersi al passo e altri 9 milioni di dollari saranno destinati a questo scopo anche per il 2010.

Il tema è molto ‘caldo’, anche alla luce delle recenti pressioni di alcuni Stati – tra cui l’India e il Bahrain – sulla canadese RIM, per trovare una soluzione che permetta alle autorità del Paese di monitorare la posta elettronica e la messaggeria istantanea degli utenti Blackberry, pena il bando dei servizi. 

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