Italia
Oltre 1 miliardo di euro di costi aggiuntivi per i servizi all’ingrosso fino al 2015. Tanto costerà agli operatori alternativi l’aumento dei costi dei servizi all’ingrosso – le tariffe che gli OLO pagano a Telecom Italia per connettersi alla sua rete – deciso di recente dall’Agcom. Un aumento che mette a rischio gli investimenti nelle nuove reti.
E’ quanto hanno sottolineato nel corso dell’odierna audizione all’Agcom i rappresentanti di Aiip, Fastweb, Wind, Vodafone, Tiscali, Welcome Italia, che hanno snocciolato al presidente Corrado Calabrò le loro perplessità sulla recente decisione dell’Autorità di avallare l’aumento delle tariffe di unbundling e bitstream, che potrebbe pregiudicare, lo hanno detto più volte, lo sviluppo della fibra ottica in Italia.
Gli operatori alternativi hanno calcolato in 1,1 miliardi di euro la maggiorazione dei costi legata a questa decisione. Soldi che entreranno nelle casse dell’operatore dominante che, a questo punto, vedendo aumentare la profittabilità della rete in rame potrebbe anche allentare – sostengono ancora gli OLO – la presa sullo sviluppo dell’NGN.
Una situazione che, in ultima analisi, che potrebbe compromettere “irrimediabilmente” il quadro competitivo e i progetti di investimento degli operatori alternativi, che per lo sviluppo della rete a banda ultralarga di nuova generazione hanno messo sul piatto 2,5 miliardi di euro con l’obiettivo di coprire 15 città entro i prossimi 5 anni. Telecom Italia si è detta invece convinta che – giunte le necessarie autorizzazioni dell’Agcom – riuscirà a coprire 6 città entro Natale.
Gli operatori alternativi hanno quindi espresso apprezzamento per la Raccomandazione della Ue sulla ‘Next Generation Access Network’ (NGA), di cui auspicano una concreta applicazione in Italia. “A questo proposito, a fronte del fatto che l`ex monopolista sta rafforzando la sua dominanza nel mercato dell`accesso con un reale rischio di rimonopolizzazione, è stato chiesto di confermare in capo a Telecom Italia gli obblighi di unbundling e bitstream della fibra su tutto il territorio nazionale, e sono state illustrate le conseguenze di un quadro sbilanciato a favore dell`operatore dominante che replicherebbe, anche nella fibra, il monopolio del rame”.
Gli OLO, che negli ultimi dieci anni hanno investito nel fisso oltre 14 miliardi di euro, sono però contrari alla segmentazione geografica del territorio, sulla base della quale stabilire chi e come dovrà investire: “In Italia – dicono – cosi come già stabilito dalla stessa Autorità nel 2009, non ci sono le condizioni per introdurre la segmentazione geografica dei mercati, che avrebbe il solo effetto di azzerare la competizione nelle aree interessate, ricreando anche nella fibra il monopolio del rame”.
Un cambiamento delle regole a partita iniziata, denunciano ancora i concorrenti di Telecom Italia, “metterebbe a rischio gli investimenti e la concorrenza nel mercato che negli ultimi anni ha originato importanti benefici per i consumatori italiani”.
“Ricade dunque sul regolatore nazionale – hanno concluso – una grande responsabilità nelle scelte che si accinge a fare e che avranno effetto sull`assetto concorrenziale del mercato italiano e sulla competitività del Paese rispetto all`Europa”.
Gli operatori alternativi hanno dunque invitato l’Autorità a riconsiderare le proprie proposte in sede di decisione definitiva, anche per evitare di ostacolare “lo sforzo di condivisione che il viceministro Paolo Romani ha portato avanti in questi mesi con gli operatori di telecomunicazioni”.
‘I principi di una rete aperta e concorrenziale sono il cardine dell’azione dell’Autorità, che è pronta a fare la sua parte”, ha affermato quindi il presidente Calabrò, sottolineando come “…qualunque singola iniziativa utile a superare la situazione di stallo in cui versa la realizzazione delle reti di nuova generazione in Italia, non può che essere vista con favore”.
Il valore dell’unbundling, ha quindi replicato, “…rimane inferiore a quello dei principali paesi europei’ e ‘il prezzo proposto per il 2010 è solo di 30 centesimi superiore a quello del 2003, e quindi largamente inferiore al costo della vita”.
Gli adeguamenti previsti per il 2011 e il 2012, ha quindi concluso, “…sono condizionati al miglioramento della qualità e dell’innovazione della rete. La decisione finale verrà comunque presa solo dopo il parere della Commissione europea”.