Unione Europea
La Commissione europea dovrebbe adottare entro questa settimana un piano per garantire la ripartizione coordinata dello spettro che verrà liberato dal passaggio alla Tv digitale – il cosiddetto ‘dividendo digitale‘ – e incoraggiare così la concorrenza e gli investimenti nei servizi senza fili di nuova generazione, che consentono lo streaming video, la navigazione internet e la trasmissione veloce di dati sui cellulari.
In base alla proposta elaborata dalla squadra del Commissario Neelie Kroes, dal 1° gennaio 2013, una parte dello spettro – la sottobanda 790-862 MHz (ovvero le onde che coprono lunghe distanze e possono attraversare gli edifici) – dovrà essere destinata all’introduzione di nuovi servizi wireless.
In questo modo si potrà conseguire l’obiettivo di garantire al 100% della popolazione Ue la copertura in banda larga veloce entro il 2013, apportando al contempo vantaggi sia ai fornitori di servizi e ai fabbricanti di apparecchiature – che potranno svolgere le loro attività a livello transfrontaliero – sia per i consumatori in viaggio, per i quali sarà più semplice utilizzare i servizi di roaming. Un approccio analogo ha costituito la base per l’affermazione dei cellulari GSM negli anni Novanta.
Il termine, se approvato dal Parlamento e dal Consiglio dei ministri della Ue, aumenterà la pressione su alcuni Stati membri – come Francia e Italia – più propensi ad accontentare la lobby dei broadcaster, che in un primo momento si è fortemente opposta all’eventualità di destinare il dividendo digitale ai servizi wireless, sostenendo che la decisione avrebbe pregiudicato i piani per l’introduzione di nuovi canali televisivi ad alta definizione.
Timori placati dalla decisione di riallocare ai servizi wireless soltanto la banda 800 Mhz. “Ogni ulteriore limitazione, oltre questa banda, avrebbe conseguenze negative per i telespettatori e i broadcaster, oltre che per tutte le industrie associate”, ha affermato Michelle Roverelli, portavoce dell’associazione European Broadcasting Union.
La banda larga fissa è utilizzata da 124 milioni di europei, mentre quella mobile conta 25 milioni di utenti. Un uso tempestivo del dividendo digitale, secondo i ministri tlc della Ue, è essenziale raggiungere gli obiettivi fissati nel Piano Europa 2020 che mira principalmente a consolidare la ripresa post-crisi, a cercare di scongiurare il rischio di crisi analoghe in futuro e a raggiungere tre obiettivi tematici: far sì che la conoscenza sia un fattore di ricchezza, coinvolgere i cittadini in una società partecipativa e creare un’economia competitiva, interconnessa e più verde. Per raggiungere tali obiettivi, è stato stimato, l’industria tlc dovrà investire 250 miliardi di euro.
Al momento, solo il governo tedesco ha già messo all’asta le frequenze liberate dal passaggio alla Tv digitale, che libererà i quattro quinti delle frequenze che servivano a portare nelle nostre case le trasmissioni televisive: questo “tesoretto”, se adeguatamente sfruttato, potrebbe apportare benefici per l’economia europea quantificabili tra i 20 e i 50 miliardi di euro.
Dall’asta, la Germania ha incassato 4,3 miliardi di euro: Vodafone D2 si è aggiudicata 12 blocchi di frequenze per 1,4 miliardi di euro, davanti a O2, divisione di Telefonica, che ha sborsato 1,38 miliardi di euro per 11 blocchi e a T-Mobile (divisione di Deutsche Telekom), che ha messo sul piatto 1,3 miliardi per 10 blocchi. L’operatore più piccolo, E Plus, filiale dell’olandese KPN, ha recuperato 8 blocchi per 284 milioni di euro.
La Gran Bretagna ha fissato l’asta per il 2011, così come la Francia. In Italia, l’atteso via libera all’asta per mettere a disposizione degli operatori mobili le frequenze del ‘dividendo digitale’ è arrivato solo poco prima della pausa estiva. Il sottosegretario allo sviluppo economico Paolo Romani, dopo una certa incertezza dell’esecutivo sulla questione, ha confermato che l’asta va realizzata al più presto con un percorso che vada di pari passo alla semplificazione necessaria con l’avvento della tv digitale e in modo da essere “…il più vantaggiosa possibile per lo Stato”.
Sull’argomento è intervenuto anche il Segretario del PD, Pierluigi Bersani, secondo cui il governo dovrebbe “…rinunciare all’ossessione del controllo sull’universo televisivo” e mettere “a gara le frequenze liberate dal digitale terrestre“, così da “incassare subito dei soldi, come hanno fatto altri Paesi, e investire di più sulla formazione e sul sapere”.
La proposta Ue sullo spettro, rientra in un pacchetto di riforme più ampio, che comprende anche la regolazione dell’accesso alle reti a banda larga di nuova generazione (NGA) e nell’ambito del quale, la Commissione vorrebbe convincere gli operatori dominanti ad aprire le loro reti in fibra ai concorrenti, che hanno lamentato l’esistenza di canoni di locazione troppo alti. In base a questa proposta, le autorità nazionali di regolazione potrebbero determinare i canoni sulla base dei costi.
L’esecutivo europeo è alla ricerca di un compromesso che soddisfi tutte le parti, garantendo a chi costruisce la rete un giusto rendimento, e a chi la deve affittare un trattamento equo e non discriminatorio.