Hadopi: strada in salita per la legge francese contro il downloading illegale. La parola al Consiglio di Stato dopo ricorso provider FDN

di Alessandra Talarico |

Francia


Hadopi

Il fornitore di acceso a internet francese FDN contesta due decreti finalizzati all’attuazione della cosiddetta ‘risposta graduale‘ contro chi scarica in spregio al diritto d’autore. La misura è prevista dalla contestata legge Hadopi, volta a punire i recidivi di downloading illegale e a incoraggiare l’uso di sistemi leciti, dando all’Alta Autorità per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti su internet (Hadopi, appunto), il potere di vigilare e inviare messaggi di avvertimento agli utenti che scaricano illegalmente materiale dal web prima di decidere per il blocco della connessione, che deve comunque essere autorizzato da un giudice.

 

L’Autorità, dunque, dovrà pazientare un po’ prima di poter iniziare a inviare i suoi primi messaggi di avvertimento: il Consiglio di Stato ha infatti esaminato un ricorso presentato da French Data Network (FDN), che contesta il decreto dello scorso 26 luglio relativo alla procedura dinanzi alla Commissione per la protezione dei diritti dell’Hadopi, che fa a sua volta riferimento a un decreto del 5 marzo, anch’asso contestato dai fornitori di accesso a internet.

 

Il decreto di marzo, che disciplina il trattamento automatizzato dei dati personali, permette infatti di incrociare gli indirizzi IP degli abbonati beccati a scaricare illegalmente contenuti coperti da diritto d’autore, raccolti per conto dei titolari dei diritti, con le coordinate degli utenti fornite dagli internet provider.

Già a fine luglio, i detentori di diritti musicali e cinemtaografici hanno inviato  una serie di indirizzi IP all’Hadopi, che sostiene di averli usati puramente a scopo di test.

 

Secondo FDN, prima della pubblicazione del decreto bisognava consultare l’Autorità per le tlc (Arcep). In base all’articolo 36-5 del codice postale, infatti, l’Arcep deve essere consultata per qualsiasi decreto che riguardi l’attività degli operatori, cosa che in questo caso specifico però non è stata fatta.

 

Il Consiglio di Stato potrebbe quindi decidere di sospendere l’applicazione dell’ultimo decreto per permettere un esame approfondito degli altri due a esso collegati, ritardando quindi ancora una volta l’invio delle prime mail di avvertimento agli utenti.

La decisione del consiglio di Stato è attesa per il 15 settembre.

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