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Vodafone lascia la Cina: il gruppo britannico ha annunciato di aver raggiunto un accordo per la cessione della quota del 3,2% in China Mobile per un montante di 5,1 miliardi di euro (50,92 miliardi di dollari di HK, pari a 79,2 dollari di HK per azione).Circa il 70% dei ricavi della vendita sarà ridistribuito agli azionisti tramite il riacquisto di azioni e il resto verrà utilizzato per ridurre il debito.
Il prezzo di vendita delle azioni (642,9 milioni le azioni cedute) si colloca nella parte più bassa del range stabilito dalla società e fissato tra 79,2 e 80 HKD e rappresenta uno sconto del 3,4% rispetto al prezzo di chiusura del titolo di 82 HKD.
China Mobile, con i suoi 330 milioni di clienti, è il più grande operatore mondiale in termini di utenza, mentre Vodafone, che ne conta 232 milioni, è primo al mondo per profitti. Nel secondo trimestre, il fatturato di China Mobile ha segnato un aumento del 24% mentre i profitti sono cresciuti del 29%.
La vendita, effettuata subito dopo la scadenza del vincolo di lock-up sulla quota azionaria, rientra nella strategia di riposizionamento di Vodafone, che intende cedere le quote di minoranza non strategiche in alcune società estere per concentrarsi sui mercati ritenuti più redditizi (Europa, Africa, India).
Il gruppo potrebbe, tuttavia, considerare anche la cessione di asset un po’ più consistenti, come la quota del 44% nell’operatore francese SFR, le quote nell’operatore polacco Polkomtel e il 45% nell’operatore statunitense Verizon Wireless.
L’operazione, quindi, non è legata alle performance di China Mobile nel cui board sedeva solo un direttore non esecutivo in rappresentanza del gruppo britannico e, dicono gli analisti, non avrà impatto sul business dell’operatore cinese che ha ‘contante in abbondanza’ da spendere sui mercati stranieri. I due operatori, informa una nota della società asiatica, continueranno a collaborare sia sul versante commerciale che su quello tecnologico.
Il gruppo britannico è anche alle prese con la ricerca di un nuovo presidente, dopo le contestazioni, nel corso dell’assemblea di luglio, di alcuni azionisti all’operato “disastroso” di Sir John Bond e del suo vice e, secondo la stampa d’oltremanica, avrebbe già affidato il compito alla famosa ‘cacciatrice di teste’ Anna Mann.