Italia
La scuola italiana ‘alla vecchia maniera’ perde colpi e risulta essere sempre più odiata dalle nuove generazioni che ai tradizionali compiti in classe e interrogazioni dinnanzi ai professori, preferiscono l’utilizzo delle nuove tecnologie ‘promuovendo’ di fatto, il divertimento della rete piuttosto che il rapporto umano che ai loro occhi diventa sempre più spesso ‘noioso’.
A rilevare tutto ciò, l’associazione ‘Comunicazione Perbene‘ fondata dall’esperto di media e marketing Saro Trovato, allo scopo di mettere in evidenza, soprattutto a scopo provocatorio quella perdita dei valori sempre più violentata da una società in continua evoluzione.
Dall’indagine compiuta, infatti, è risultato che il 73% degli studenti non si sentono a proprio agio tra i banchi di scuola. Tra di loro, il 21%, la considera addirittura ‘un luogo di tortura’ mentre, chi non ha un buon rapporto con il proprio insegnante e sogna professori in stile Robin Williams nel film ‘L’attimo fuggente’, rappresentano il 63% del totale esaminato.
Il vero capro espiatorio di questo generale malessere, ‘sotto accusa’ per essere etichettato quale ‘coetaneo del nonno’ (39%); poco preparato (27%); in classe solo per torturare gli alunni (19%); con dentiera visibile quando spiega la lezione (23%); vestito come uno del medioevo (31%) e con l’alito insopportabile (17%).
Inoltre c’è chi parla di programmi troppo ‘antichi’ (il 56%), e di metodi di insegnamento noiosi e tradizionali (il 49%). Il 51% degli esaminati, considera i libri cartacei “mattoni che spaccano la schiena’‘ e non sopporta più i soliti compiti in classe e interrogazioni (55%). C’è poi ancora chi si sente ‘ridicolo’ ad imparare le cose a memoria (33%) e chi non comprende il perché si devono sentire costretti a ‘studiare il pensiero di uno che è morto 500 anni fa (65%) o delle formule matematiche incomprensibili che non servono a nulla (52%)’.
Ma tutto questo non basta per ‘modernizzare’ scuola e metodi di insegnamento. Tra le critiche avanzate, infatti, non sono state risparmiate neppure le strutture, sempre meno gradite ai ‘nuovi ospiti’ perché ritenute fatiscenti (il 61%), con pareti sporche e con colori deprimenti (43%). A questo si aggiungano sedie scomode e banchi in stato pietoso (71%); inferriate alle finestre e aule troppo buie e troppo piccole.
La soluzione, dunque, una rivoluzione con professori più giovani e al passo coi tempi, e murales colorati al posto della pareti bianche ‘adornate’ da grafici e cartine. Ma la proposta più interessante venuta fuori dall’interessante inchiesta, è senz’altro quella di potere utilizzare Smartphone, iPad e videogiochi in classe. Suggerimento questo, avanzato da ben il 67% del campione dei 1600 studenti esaminati attraverso un monitoraggio su blog, forum, community specializzate sulla scuola e sui più importanti social network, tra cui Facebook e Twitter. Se le materie devono rimanere uguali per forza (27%), studiarle con i new media le renderebbe almeno digeribili (75%), oltre a migliorare il rapporto tra compagni di classe e con l’insegnante (61%).
Un vero e proprio esperimento che ha trovato terreno fertile a Stanfort dove all’Ateneo di Medicina, si ha deciso di testarlo già a partire dal prossimo anno fornendo alle matricole, ben 90 iPad per studiare.
Non solo, in questa rivoluzione, vuole entrare anche l’Italia che già per il prossimo 23 settembre, ha organizzato il primo incontro nazionale dedicato alla scuola digitale, al fine di evidenziare l’evoluzione della scuola nell’era digitale.
Si tratta del ‘Digital Education for the Digital Native‘ organizzato dalla International School of Brescia con il patrocinio di Comune e provincia di Brescia, oltre che con il supporto dell’Ufficio Scolastico Regionale retto da Giuseppe Colosio, e al quale prenderanno parte esperti internazionali ed esponenti di Apple e Apple Distinguished educators; della Visiting Scholar alla Cambridge University e della Geek Studies. Per l’occasione saranno anche presenti esponenti di diverse scuole statali e paritarie, oltre alle 40 scuole internazionali che insistono sul territorio italiano.
“Il convegno – spiegano gli organizzatori – nasce dalla consapevolezza dell’esistenza di una variante che ha un enorme impatto sociale e culturale sulle nuove generazioni, che ne modella l’approccio alla realtà: la tecnologia. I cosiddetti “digital natives” (digital native = a person for whom digital technology existed when he/she was born), ovvero i bambini delle nuove generazioni, così vicini alle tecnologie da riconoscersi un’identità estesa al mondo digitale, sono i soggetti della scuola contemporanea. L’inserimento di strumenti all’avanguardia e sistemi digitalizzati per la formazione sono i più indicati per stimolare ogni area dell’apprendimento degli studenti di questa generazione. Se computer, dispositivi portatili, contenuti digitali e internet fanno ormai parte della vita quotidiana degli studenti, anche l’apprendimento cambia, è mobile e sta ridefinendo l’esperienza didattica. Se lo studio non è più vincolato a un banco, è anche vero che l’insegnamento non è più sinonimo di libro: gli alunni accedono alla scuola con riferimenti nuovi, capacità di apprendimento e di espressioni nuove”.