Italia
Per far fronte ai tagli apportati a Cultura e Cinema, la soluzione potrebbe essere quella di destinare al settore parte degli introiti della gara per le frequenze digitali.
L’asta per i cinque multiplex (che contano circa 25 canali), potrebbe infatti portare nelle casse dello Stato dai 3,5 e 4 miliardi di euro, così come accade in tanti altri Paesi del mondo.
La proposta arriva dal senatore del Partito Democratico Vincenzo Vita che, nel corso di un convegno dal tema “Esordire in Europa: registi e produttori a confronto”, ha anche annunciato che in tal senso, presto il suo gruppo si farà promotore di un’interrogazione parlamentare. “Il governo non ha intrapreso finora questa strada perché può essere dolorosa per l’assetto dei poteri tv – ha detto Vita – tuttavia è incredibile che l’Italia faccia registrare anomalie anche nel passaggio al digitale”.
Anomalie che, nello specifico, si riferiscono proprio alla riduzione delle frequenze dei principali operatori nazionali quali Rai, Mediaset e Telecom Italia Media, e all’avvio di due ‘beauty contest‘, così come dettato dall’Unione europea, che altro non sono che ‘gare non competitive’ destinate sia agli operatori alternativi che alle grandi società già operanti nel settore.
Il tutto, in virtù della decisione della Commissione europea che già dal 2003 si sta interessando al mercato italiano, evidenziando l’ingresso, attraverso la Pay TV di operatori alternativi che utilizzano sia le proprie frequenze e infrastrutture di rete, che quelle dei loro partner per fornire contenuti in chiaro sulla piattaforma DTT. Inoltre, dal 2008, sempre in Italia è stata creata una nuova piattaforma digitale satellitare, la TIVU Sat, realizzata da rai, RTI di Mediaset e Telecom Italia, oggi disponibile per i consumatori italiani.
Sull’argomento, è intervenuto nei giorni scorsi anche il Commissario Ue per la Concorrenza, Joaquin Almunia, che ha inteso chiarire la sua posizione nel corso dell’ultima conferenza stampa tenuta al workshop Ambrosetti a Cernobbio. “Le regole del beauty contest per l’assegnazione dei multiplex sulle frequenze digitali che l’Unione Europea ha imposto di assegnare in Italia ad operatori televisivi alternativi a Rai e Mediaset – ha detto – dovranno essere in linea con le regole europee”.
Sulla questione dell’ingresso di Sky sul digitale terrestre in chiaro anche prima della fine del 2011, il commissario ha aggiunto: “Questa è una questione che stiamo ancora dibattendo. La decisione è già stata presa e penso sia una decisione equilibrata – ha ribadito riferendosi al ricorso di Altroconsumo – ma c’è un problema su come sia fatta la gara che deve essere istituita per l’assegnazione dei multiplex. La cosa importante però, è che siamo vicini a una soluzione positiva”.