Stati Uniti
Sarà un po’ più difficile, per Apple, continuare a mantenere lo stretto controllo esercitato finora sulle applicazioni che gli utenti possono o meno scaricare sull’iPhone, dopo la decisione del Copyright Office della Biblioteca del Congresso (LoC) in base alla quale non sarà più illegale ‘modificare’ un iPhone, o altri dispositivi, per scaricare un’applicazione non passata al vaglio della società.
La Library of Congress, che ha il potere di definire delle eccezioni alle più importanti leggi sul copyright, era stata interpellata dalla Electronic Frontier Foundation (EFF), un gruppo senza fini di lucro che si batte per i diritti digitali, che aveva chiesto una deroga al Digital Millennium Copyright Act (DMCA) – la legge del 1998 nvolta a proteggere la proprietà intellettuale – per consentire il cosiddetto ‘jailbreaking‘ dell’Phone e di altri dispositivi.
Una decisione che frantuma l’ecosistema chiuso della Apple, che ha fino a qui deciso quali applicazioni si potessero scaricare sul telefonino più desiderato degli ultimi tempi, che arriverà in Italia venerdì nella sua ultima versione, con un prezzo non proprio dei più abbordabili: senza contratto il modello da 16 gigabyte costerà 659 euro, mentre per quello da 32 gigabyte il prezzo sale a 779 euro.
Chiunque abbia tentato finora di ‘sbloccare’ l’iPhone – che negli Usa è venduto in esclusiva da AT&T – ha agito al di fuori della legge. Ragion per cui la decisione della LoC è stata salutata come un’importante vittoria dalla EFF: “le persone che vogliono sperimentare con i loro smartphone e spostarsi fuori dalla sfera di Apple, ora possono farlo in maniera legale”, ha commentato Corynne McSherry Senior Staff Attorney di EFF, aggiungendo che, tuttavia, la sentenza non obbliga Apple a “realizzare i telefonini in maniera tale da consentirne lo sblocco”. Ogni modifica dell’apparecchio, insomma, continua a violare i termini della garanzia.
Il Digital Millennium Copyright Act viene rivisto ogni tre anni come parte di un processo teso a garantire che la legge non ostacoli l’uso equo dei materiali protetti da copyright.
I cambiamenti apportati da questa sentenza, ovviamente, non riguardano solo l’iPhone di Apple, che pure è l’obiettivo più ovvio delle nuove norme, ma anche studi cinematografici, editori e produttori di videogiochi.
La società di Cupertino, da canto suo, ha lanciato una petizione contro le modifiche, sostenendo – nei commenti resi al Copyright Office – che la pratica del “jailbreaking costituisce una violazione del copyright poiché i telefoni alterati usano versioni modificate del sistema operativo Apple”.
Secondo la Apple, inoltre, alterare i telefonini incoraggerebbe la pirateria delle applicazioni ed esporrebbe l’iPhone a rischi per la sicurezza, degradando ‘la grande esperienza’ di usare il dispositivo così come concepito dalla società, il cui obiettivo è sempre quello di dare il meglio ai propri clienti (iPhone 4 a parte).
“IL DMCA – ribatte invece Jennifer Granick, Civil Liberties Director di EFF – riconosce che l’obiettivo primario del blocco dei telefonini è quello di legare i clienti alle loro reti, piuttosto che di tutelare i diritti d’autore”.
“Il Copyright Office – ha aggiunto – concorda con EFF che il DMCA non dovrebbe essere usato come barriera per impedire alle persone che acquistano un cellulare di poterlo tenere anche volendo cambiare operatore. Il DMCA, inoltre, non deve essere utilizzato per interferire con i consumatori che vogliono riciclare il dispositivo estendendone il ciclo di vita utile”.
EFF è riuscita a ottenere anche un’altra importante tutela per gli artisti del video remix: i creatori di video amatoriali potranno infatti utilizzare legalmente piccoli estratti di DVD per creare nuove opere, non commerciali, a scopo di commento o critica, se ritengono che l’elusione sia necessaria per adempiere a tale scopo. Hollywood, infatti, ha sempre considerato il ‘ripping’ dei DVD una violazione del DMCA, non importa lo scopo.
Questi video non commerciali sono “una potente forma di arte online e molti dei loro creatori usano brevi clip di film popolari. Finalmente i creativi che realizzano questi video non devono preoccuparsi si violare la legge e questo va a vantaggio di tutti, dagli artisti a coloro i quali si divertono a guardare le opere incredibili che realizzano”, ha concluso la McSherry.
Nel frattempo, la banca Citigroup ha scoperto e denunciato una falla nell’applicazione iPhone usata per accedere al sito della banca e ha avvertito i clienti che la utilizzano di scaricare la nuova versione del software. La notizia è stata riferita dal Wall Street Journal, secondo cui l’istituto bancario, durante normali controlli di routine, ha scoperto che l’applicazione avrebbe casualmente salvato in un file ‘nascosto’ dati personali collegati a un conto, compresi i codici segreti di accesso. Questi dati avrebbero anche potuto essere trasferiti su un computer, se collegato all’iPhone.
Citigroup sta lavorando per risolvere il problema ma ha rassicurato sul fatto che nessuna informazione personale dei clienti è stata interessata dalla falla.